martedì 7 aprile 2009

AQUILA SPEZZATA

Abruzzo, Aquila, una tragedia immensa. In questo forum, si filosofeggia, si discute, si ride, ma niente ha più importanza di fronte alla forza e alla potenza della natura.Come si può parlare delle manchevolezze dell'uomo in questo momento? Eppure mi rimbomba ossessiva una domanda... Perchè Uomo, così indifeso di fronte alla morte, continui a cercarla da solo fomentando guerre, non ti bastano le calamità naturali?

11 commenti:

Annarita ha detto...

Una domanda, cara Teo, destinata ad essere retorica, purtroppo. Il nostro è uno strano paese...ma sinceramente non mi sento di scrivere parole. Mi sembrano vuote.

Adesso è il momento di essere vicini, per come ciascuno di noi può fare, alle tante persone sfortunate, colpite dalla perdita degli affetti quotidiani: parenti, amici, abitudini di vita, casa, lavoro...tutto spazzato via in un attimo.

Pier Luigi Zanata ha detto...

Concordo con Annarita.
Purtroppo il vostro premier, ora bagnino, ha consigliato ai terremotati di andare al mare e godere l' ospitalita' gratuita degli albergatori.
Vedi il mio blog
http://pierluigizanata.blog.lastampa.it
Vale

Gianna ha detto...

Per ora silenzio e preghiera.

Gaetano ha detto...

L'ORA DI ARGO

Miei cari amici, adesso non siate reticenti disponendovi a porre dei paletti alle mie solite teorie cui contrapponete le vostre che, però, oggi non spiegano il tragico evento tellurico a danno dell'Abruzzo. Non fate altro che chiedervi perché, perché?
Si erge timidamente un tale, non "addottorato" che per caso, a guisa forse di cane che annusa nell'aria, affidandosi alla prova dell'Argon, si allarma e grida "al ladro, al ladro", ma nessuno crede che possa essere in arrivo un terremoto, che poi è arrivato veramente. Forse fu così per quel sacerdote di Apollo di Troia, Laocoonte, cui non credettero che il cavallo era un tranello dei Greci.
Oggi la scienza, è di grande aiuto, ma le sue regole sono ferree e non permettono intrusioni di incerte avvisaglie quasi parascientifiche, come quelle del "tecnico" dell'Argon. E sta bene, tanto di cappello!
Argon, che strana somiglianza con Argo il cane di Ulisse e con tanti altri nomi del mito che vi si legano, compreso congetture della fra-massoneria. Questo per dire che se da un lato la scienza sembra come quel "Signore dei signori e Re dei re" dell'Apocalisse, da un altro lato è causa di divisione in sé perché non trova modo di legare l'uomo alla terra. L'uomo di scienza è il laico, assolutamente laico, per eccellenza che non ammette ingerenze di "oltre confine".
Materia, e solo materia da laboratorio, è l'uomo se pur soggetto a inesplicabili complicazioni a causa di una mente rompiscatole. E il pianeta Terra? Direbbero gli scienziati, menomale che non ha la mente pure questa! E così pure il cosmo in genere.
Ora non intendo fare anch'io la parte di quel "tecnico" dell'Argon per allertare chi chiede fra voi, perché, perché, tuttavia a mio modo ho fatto delle riflessioni anni fa sulle cose della Terra sulla scorta di concezioni scientifiche assodate da eminenti studiosi che vedrebbero Gaia la Terra come essere vivente. E così ho messo su due righe a commento di diversi post in occasione della "Giornata mondiale dell'ambiente", il 26 giugno 2006.
Colgo l'occasione di quest'altro post di Paola per riportare di seguito uno i questi commenti postato su eco/blog.it. Dopo aggiungerò degli ulteriori perfezionamenti.

UN’IPOTESI ALLO SBARAGLIO: UN EFFETTO SERRA ELETTROFISICO LA CAUSA DEI DESERTI?

Negli anni settanta lo scienziato della Nasa James Lovelock formula la teoria della Terra come essere vivente e la chiama Gaia. Ma più peculiarmente gli studiosi cercano la Gaia strettamente legata all’uomo, nelle aree del cervello, per scovarvi le basi biologiche della consapevolezza, della morale e dell’identità personale. L’idea che la biosfera del nostro pianeta potesse essere vivente, in cui i singoli sistemi biologici collaborano per il bene comune, piacque molto ai movimenti ecologisti degli anni Settanta e Ottanta.

Poi prevalse la teoria contraria all’esistenza di Gaia vivente che, invece, si sosteneva fosse animata da una concezione evoluzionista non «altruista». Tutto ciò sulla base che «gli individui (i singoli organismi) non pensano al bene della specie: il loro scopo è diffondere i loro geni con la riproduzione». Ora, però, il concetto di Gaia è stato rispolverato, aderendovi persino chi l’aveva osteggiato, lo zoologo William Hamilton, sostenitore della teoria, cosiddetta, dei «geni egoisti».

Sorvolando sulle concezioni che hanno portato, poi, gli scienziati alla rivalutazione di Gaia, più recentemente, si è fatta strada l’ipotesi che questa nostra Terra funzioni a sistemi gerarchici paralleli. Secondo Nile Eldredge, paleontologo dell’American Museum, «Su un piano ci sono i geni, le popolazioni e le specie, che formano gli ordini, poi le famiglie e le classi di animali vegetali, Sull’altro piano troviamo gli «avatara», neologismo per indicare gli organismi di una specie considerandoli non in base alla loro forma ed ai loro geni, ma per il ruolo che hanno come “produttori” e “consumatori” di un ecosistema locale inserito in uno regionale, che a sua volta fa parte di quell’ecosistema globale che a molti piace chiamare Gaia». I sistemi garantiscono la stabilità di Gaia ed il suo funzionamento. Insomma, sulla Terra i grandi giochi verrebbero svolti da sistemi superiori, anziché da singole specie e geni.

A questo punto ci si domanda, che ruolo svolgono gli uomini? Essendo la specie dominante, possono essere considerati i neuroni di Gaia? Risponde l’etologo Danilo Mainardi, che molti conoscono attraverso le sue apparizioni alla televisione: «Mi pare che la distruzione della biodiversità che stiamo operando lo escluda. Prima di ambire alla parte dei neuroni, dovremo come minimo renderci conto, con modestia, che i grandi sistemi governano il globo e che noi li conosciamo ancora poco» (1).

A questo punto, spingendomi oltre le «colonne d’Ercole» dell’odierno pensiero scientifico sull’argomentata Gaia, che vivrebbe attraverso i piccoli e grandi ecosistemi, sono spinto arditamente a chiedermi come potrebbe ritenersi in questa prospettiva la corrispondente sfera di Gaia, fatta di rocce, terra acqua ed atmosfera, che sembra assomigliare tanto ad una grande macchina in azione? E non so nemmeno escludere una intima relazione fra queste due concezioni chiaramente legate fra loro. Mi viene da rispondere con questa mia ipotesi allo sbaraglio. Stimando l’attività degli argomentati ecosistemi terrestri come un certo peculiare plasma vitale assimilabile ad un corrispondente sistema di forze – mettiamo – elettromagnetiche indotte, nulla ci vieterebbe di considerare Gaia in questione, fatta di rocce ed altro, simile ad un nucleo ferroso in cui si generano per conseguenza forze magnetiche, con analoghe leggi comportamentali elettrofisiche. È questo il punto di partenza in base al quale mi sono sorte certe idee che spiegherebbero la tematica della genesi della litosfera terrestre: la formazione della «tettonica a placche», delle «faglie» e della «stratificazione delle rocce». Non solo, ma così ragionando si perverrebbe anche alla ragione della predominanza dei materiali silicei della crosta terrestre. Da nessuna parte ho letto quel che mi è sorto nella mente in proposito, che all’apparenza può sembrare un’idea balzana, tuttavia potrebbe anche risultare importante al punto di permettere l’avvio e concezioni interessanti estensibili persino ad altre cose della materia di Gaia in questione.

Parto dal fatto che la sfera terrestre sia stata ipotizzata come un’ideale «geodinamo» in virtù del suo campo magnetico prevalentemente dipolare e del suo generarsi di correnti elettriche facenti capo al nucleo interno emettitore di radioattività residua. Questa è un’ipotesi accreditata insieme ad altre, ma se così fosse, se non altro per la ragione certa del geomagnetismo, devono evidenziarsi in modo chiaro le connotazioni all’insegna di una moderna macchina elettromagnetica. Perciò la Terra geo-magneto-elettrica, così inquadrata, deve assolutamente obbedire alle stessi leggi su cui si basa la macchina elettromagnetica di paragone suddetta, visto anche che la Terra, nel contesto del sistema solare, ha sempre funzionato come un meraviglioso orologio. Allora ecco la mia ipotesi.

Nel campo delle macchine elettromagnetiche (per esempio un trasformatore di corrente elettrica) la struttura del nucleo, intorno al quale è applicato l’avvolgimento di spire di filo di rame attraverso cui passa la corrente elettrica, va incontro a dannosi effetti dovuti ai fenomeni «d’isteresi» e delle «correnti parassite» o «di Foucault», che si traducono in dissipazione di calore. L’inconveniente dell’«isteresi» è affrontato con l’adozione di materiali al silicio e meglio ancora di materiali a cristalli orientati.
L’inconveniente delle «correnti di Foucault» si risolve con la realizzazione del nucleo riunendo lamierini sottili dei suddetti materiali. La disposizione relativa è secondo le linee di forza del campo magnetico e, poi, per evitare le continuità metallica i lamierini sono trattati con vernici appropriate.

Ritornando alla sfera terrestre, la si può immaginare allora come un certo rotore di un motore elettrico, immerso in un plasma elettromagnetico circostante generato dal sistema satellitare solare, che funge da statore. Ma questo meccanismo può anche essere considerato inverso, visto che è il tutto è costretto a ruotare intorno al sole. Di qui sorge la necessità di «lamellare» la crosta terrestre secondo linee di forza del campo magnetico locale, attraverso la stratificazione, la tettonica a placche e la successiva scomposizione locale delle rocce tra faglia e faglia. Si potrebbe arguire che le dorsali e faglie si siano determinate come innesco, dagli effetti delle citate «correnti di Foucault», secondo certe linee preferenziali riferite alle analoghe di declinazione magnetiche (isogone) preistoriche ora scomparse, e a quelle attuali di cui si dispongono le relative carte. L’operazione di sconnessione vera e propria è da attribuirsi ai moti convettivi interni del calore originati dalla radioattività del nucleo centrale. Nulla da eccepire sulla coincidenza della costituzione del materiale al silicio della crosta terrestre per fronteggiare il fenomeno elettrofisico «isteresi», precedentemente accennato.

Di altro c’è da ipotizzare che i deserti sabbiosi costituiscano un ulteriore evolversi incredibile, per fronteggiare la necessità di dissipare il calore delle eccessive «correnti di Foucault» locali, tali da innescare moti eolici e sfaldare così la roccia originale fino alla minima granulazione. Di qui un ipotizzabile ulteriore perfezionismo, perché si tratta di piccoli cristalli di quarzo per un meraviglioso guadagno dissipativo. Se così non fosse in generale, i terremoti ed altre calamità naturali sarebbero all’ordine di tempi molto ristretti, cosa che avveniva con frequenza nei tempi preistorici a causa di un’infelice rigidità e compattezza della crosta terrestre.

Intanto c’è oggi addirittura l’incubo dei deserti che avanzano inesorabilmente, e perciò è sotto il mirino degli scienziati il comportamento dell’ecosistema, come se fosse qui il nocciolo della questione. Nulla da obiettare su questa causa che è più che fondata, ma mi sembra alquanto soft. E se ce fosse anche un’altra, di ordine chiaramente elettrofisica e perciò “imparentata” con la crosta terrestre? Per esempio, se avesse sostegno la mia ipotesi “elettrofisica”, da cui dipenderebbe il supposto ideale magnete terra, per dar corpo al fenomeno delle correnti parassite di Focault, alla base della formazione dei deserti (perché si perfezioni la capacità del nucleo terrestre attraverso la granulazione delle rocce silicee), potrebbe dire che si sta verificando un forte incremento di corrente in circolo intorno alla terra. Dunque non resta che attribuirlo alla massa di spire delle comunicazioni radio e satellitari che aumentano di giorno in giorno, quasi a costituire come un mortale cappio che sta soffocando la terra, non tanto dissimile, per gli effetti, al reclamato «effetto serra».

Gaetano Barbella - Brescia

1 – Tratto dal periodico FOCUS di febbraio 2000: l’articolo, redatto da Ivan Vispiez, si intitola «Ciao Gaia». Ampi approfondimenti, sulla teoria di «Gaia la terra che vive» e sull’etologo Danilo Mainardi, si trovano su Internet

Detto tutto questo, resta poco chiaro l'ipotizzato incremento delle mie ipotetiche correnti parassite terrestri con le ulteriori correnti di circolo delle comunicazioni ed altro intorno alla Terra di quest'epoca. Però se si riuscisse a rinsaldare in noi, e di conseguenza in seno alla scienza, la concezione di un principio unitario assente(tale da convincerci che il nostro pianeta è anche di natura mentale perché sono gli esseri che vi abitano e quelli che morendo entrano nelle sue viscere con qualche peculiare molecola mentale rimasta impigliata fra le cose morte), ecco trovato la parte mancante, un certo "essere vivente", una sorta di "doppio" dell'umanità nella sua interezza, che spiega e mette a posto ogni cosa. E per legarci ad Argo, titolo di questo mio scritto, ecco il rientro del suo padrone Ulisse!

Gaetano

pierperrone ha detto...

Dolore. Dolore e silenzio.
Ma la domanda del perchè rimbomba.
perchè sono cadute case, palazzi, costruiti solo 10 o 20 anni fa?
Chi si è mangiato il cemento?
Chi si è bevuto il ferro?
Perchè nessuno ha controllato: tutti gli uffici pubblici sono caduti. Tutti! Tutti moderni, come l'ospedale e la Casa dello Studente.

PERCHE'

E PERCHE' ANCORA NESSUNO CHIEDE PERCHE'?

Il Procuratore della Repubblica dell'Aquila, che ha avviato le indagini, si sa, sarà lasciato solo.

Si Paola, povera Aquila spezzata. Hai scelto un titolo giusto.

pierperrone ha detto...

P.S. Un commento sul presunto "profeta", sullo "scienziato-profeta". Erano sbagliate le sue previsioni. Il terremoto doveva distruggere Sulmona, non L'Aquila. Alla fine di marzo, non ai primi di aprile. Una settimana è fatale.
Non facciamone un martire alla Di Bella. Per piacere.
La scienza sulla questione del "profeta" c'entra molto poco, anzi nulla.
C'entra il malvezzo di un certo tipo di giornalismo scandalistico, molto italiano e provinciale.
In verità dobbiamo ringraziare moltissimi giornalisti che, in questi giorni, hanno fatto la cronaca da quei luoghi di dolore. E loro non hanno intinto il dito nella piaga aperte, offerta dal profeta.
Sono stati quelli da studio, da Roma.
Chissà perchè?
Chissà se erano stati imbeccati da qualcuno?

La scienza fa paura. Meglio metterla un pochino in ombra, in difficoltà, meglio scuoterne le fondamenta.
Anche questi sono effetti del terremoto.
Danni incalcolabili l patrimonio scientifico, non solo a quello artistico.

Paola Tassinari ha detto...

Cari Annarita , Stella,Pier Luigi,sì questa è l' ora del dolore . Della preghiera, mi scuso, ma non ne ho la forza. Rincuora vedere la corsa per gli aiuti, la solidarietà, l' unione che si percepisce da tutto il mondo del volontariato, dallo stato,( anche Berlusconi con la sua battuta del cavolo è comunque in prima linea)noi tutti non possiamo fare altro che pensarli e dare ognuno di noi , secondo le proprie possibilità, un aiuto economico affinchè queste persone che hanno perso tutto possano ricominciare. Ma ciò non toglie che senta dolore perchè l' uomo non ha questi comportamenti solidali in altri momenti, come dice Piero quando si costruiscono le case, oppure quando si decidono guerre . Con affetto . Paola.

Paola Tassinari ha detto...

Caro Gaetano, in questi momenti la mia piccola parte di razionalità salta, la scienza mi delude,ho letto il tuo lungo commento , la teoria mi pare affascinante ed anche possibile........ma io ho nella testa una delle Operette morali di Giacomo Leopardi, quella in cui la Natura risponde alle rimostranze dell' uomo......noi non siamo nulla ,cosa crediamo che la natura possa solo accorgersi di noi? Siamo gli ultimi arrivati ma quanto siamo presuntuosi. Un abbraccio Paola.

Paola Tassinari ha detto...

Caro Piero , condivido pienamente quello che tu scrivi, dolore, prima di tutto, solidarietà, in questi momenti si vorrebbe aiutare con le proprie mani, ma noi non possiamo fare altro che dare il nostro piccolo obolo economico e pensarli. Ma il perchè è lì , perchè, perchè, non si pensa che viviamo talmente poco in confronto alla morte, e non usiamo questo encomiabile spirito di solidarità anche in altri momenti e non solo nell' ora del dolore? Sì invece di considerare quanto siamo infinitamente piccoli, in confronto alla natura, tiriamo fuori dal cappello il profeta.... lasciamo perdere. Un abbraccio Paola.

Annarita ha detto...

Concordo con Pietro sulle "previsioni del presunto profeta" e sul resto del commento.

Scusate la laconicità, ma sui miei blog, in particolare scientificando, sto scrivendo post a più non posso per fornire riferimenti concreti.

Inoltre, sono in contatto con miei cari amici abruzzesi che nel sisma hanno perso tutto. Per cui sono più ruvida che mai e concentrata sul concreto.

Sono arrabbiata, disgustata e soffro per i fratelli abruzzesi.

Un abbraccio a tutti.
annarita

utilizerapagain ha detto...

Sono arrabiato, disgustato e soffro per i fratelli abruzzesi.
Annarita, Mauro Piadi, nei loro blog hanno evidenziato bene questo stato d' animo.
Vai a leggere nei miei blog l' ultima cavolata del capocomico del cabaret Chigi.
Vale