mercoledì 19 dicembre 2012

FAMA E MORTE


Bitone e Cleobi, erano i figli di Cidippe, sacerdotessa di Era. Cidippe aveva mandato i buoi al pascolo ed essi, poiché erano morti, non erano tornati in tempo per il momento in cui bisognava iniziare la processione che conduceva al tempio di Giunone sull'Acropoli. Se la processione non fosse avvenuta nel momento esatto, la sacerdotessa sarebbe stata messa a morte; in mezzo all'angoscia, Bitone e Cleobi famosi per la loro pietà filiale si sottoposero al giogo in luogo dei buoi e condussero la madre Cidippe e gli arredi sacri sul carro sino al tempio. Cidippe pregò quindi la dea affinché li premiasse col dono più grande. In risposta, Era diede a loro la morte, facendoli passare dal sonno alla morte. Da ciò Cidippe capì che per noi poveri mortali nulla è meglio della morte e perciò si suicidò. Vi ho raccontato questo mito perchè io lo associo al Kouros. Il kouros è una statua del mondo greco ( VI/VII sec. a.C.) rappresenta un giovane nell'età in cui la sua bellezza, sia fisica sia spirituale , è al suo apice. Questo periodo è compreso tra i 17 e i 19 anni, cioè in quell'età che va oltre l’adolescenza e precede la maturità adulta come erano Cleobi e Bitone. La statua, in nudità eroica, presenta la gamba sinistra avanzata, ad accennare un passo, unico segno, anche se tenue, di movimento. Ulteriore fatto caratterizzante i kouroi ( plurale di kouros) sono le braccia addossate al corpo, che terminano con pugni chiusi. In più risalta nella faccia il sorriso appena accennato, leggermente beffardo. Si pensa che il suo utilizzo possa essere dovuto alla forte relazione tra esso e la pace interiore del soggetto della statua. Più probabilmente, però, bisogna ricondurre il suo impiego alla incapacità degli scultori di rendere realmente curve le linee della faccia; la figura è idealizzata e ricorda le statue egizie. Forse da queste statue "del bello ideale" e dal mito di Bitone e Cleobi hanno origine quei tarli esistenziali , della fama vista come ideale e della vita vista come succube della morte, da qui tutto quel pensiero occidentale del vuoto, del nulla , della morte...che dite ce ne liberiamo, di questo pensiero mefistofelico, dopo circa tremila anni, mi sembra sia ora.

immagine Kouroi Cleobi e Bitone ( 585 a. C. circa) Delfi

4 commenti:

ilcuorecomeilmare ha detto...

Sono anni che della morte non m'importa nulla o quasi. E il quasi è rivolto, solamente, al distacco fisico momentaneo che, inevitabilmente, ci sarà dalla persona che starò amando. Ho detto momentaneo, perchè credo in un'altra vita, quella libera da ogni orpello ed ormeggio, tipici di questa vita terrena.
A questo punto non posso non dire: W la vita!

Un abbraccio di vita, Paola:-))

Paola Tassinari ha detto...

Sempre ottimista tu,troppo ottimista.
Bisogna clonarti :)
Ciao Cosimo

Gaetano Barbella ha detto...

Durante il periodo arcaico, superate le fasi geometrica e orientalizzante, la statuaria greca inizia il suo autonomo percorso di ricerca. Soggetti ricorrenti e diffusi del periodo, che va dalla metà del VII alla metà del VI secolo, sono le kuoroi e le korai (singolare: kouros e kore), fanciulli rispettivamente maschi e femmine rappresentati probabilmente quali offerenti di doni alle divinità. Caso nuovo nella statuaria antica, gli artisti greci si impegnano nella rappresentazione del corpo nudo. Ricerca che caratterizza però solo il corpo maschile, in quanto quello femminile viene ancora rappresentato vestito. La motivazione è di ordine squisitamente culturale: per lo spirito estetico greco era il corpo maschile ad apparire più bello, perché era l’esaltazione del vigore e della forza acquisiti nell’esercizio ginnico ed atletico.

La nascita dei nudi è ovviamente indice di un diverso indirizzo artistico, rispetto alle culture precedenti. La statua non è considerata come rappresentazione di un uomo in particolare, ma dell’uomo in generale, e come tale se ne cerca la forma essenziale e pura, depurata da qualsiasi tratto fisionomico o elemento simbolico di vestiario che lo possa far identificare con un personaggio in particolare.

Se si va a questo link: http://www.francescomorante.it/pag_1/106_b.htm, si possono vedere tre immagini di statuarie aventi per soggetto i kuoroi. La prima riguarda Cleobi e Bitone, 600 ca a.C., marmo, alt. 216 cm., Museo Archeologico, Delfi; la seconda, Kouros di Milo, 550 ca a.C., marmo, alt. 214 cm., Museo Archeologico Nazionale, Atene; la terza, Moscoforo, 560 ca a.C., marmo, alt. 162 cm., Museo dell’Acropoli, Atene

Le differenze tra le statue non sono tipologiche ma essenzialmente stilistiche. Tre sono gli stili principali che si definiscono in questo periodo: dorico, ionico e attico. Il primo si distingue per un senso costruttivo delle statue molto massiccio e squadrato, con volumi di chiara lettura geometrica e cadenzati da linee nette di passaggio. Lo stile ionico appare invece più flessuoso e morbido, con volumi meno rigidi ed un senso generale di elegante snellezza. Lo stile attico, che tende a divenire predominante dagli inizi del VI secolo, è invece una sintesi tra dorico e ionico: presenta masse di grande impatto volumetrico, come lo stile dorico, ma trattate con senso di maggior morbidezza, come nello stile ionico.

A questo punto si può intravedere nelle tozze colonne doriche, Cleobi e Bitone e nelle slanciate colonne ioniche, Kouros di Milo, vedi a questo link: http://it.wikipedia.org/wiki/Ordine_architettonico.

Ciao Paola da Gaetano

Paola Tassinari ha detto...

Caro Gaetano, il kouros e la Kore sono , per me, la sintesi dell'armonia, il cui culmine è lo stle di "mezzo", quello ionico, qui si raggiunge, "il fanciullino" colui che può capire cos'è la morte.
Lo so che forse era per incapacità che non si raggiunsero le vette di Mirone ed altri, le cui forme statuarie sono copie idealizzate di quelle vere...ma ai giorni nostri le copie,vedi il modello cinese, non costano nulla, non valgono nulla, vale invece chi riesce a scoprire qualcosa di nuovo, che sia vero o falso non importa, l'importante è avere una visione divera.
E il Kouros e la Kore, così chic col panneggio fine della veste che lascia intravedere le forme sottili,sono così diversi e così beffardi, mi ricordano la Tomba del Tuffatore, quando la morte non faceva paura, mi ricordano il Sarcofago degli Sposi, lo stesso sorriso beffardo di chi sa, di chi conosce il mistero...gli etruschi erano così, ma poi forse il contatto stretto coi "maledetti" greci dell'età di Pericle...hanno fatto giungere ...Tuculca.
Ecco la statuaria greca arcaica non conosceva Tuculca, il diavolo dalle carni blu.
Ciao Gaetano.