sabato 28 dicembre 2013

LA NOSTRA ANIMA NON E' FORSE IL RAGNO CHE TESSE IL NOSTRO CORPO? (di GAETANO BARBELLA)



Cara Paola, oggi  è un altro giorno!
Ti ho fatto alcune raccomandazioni per la stesura del tuo
libro che si presentava caotico, e per questo io l'avevo
paragonata ad una minestra, ti ricordi?
Ora, per il fatto di aver numerate le pagine, che risultano
189, e come aver disposto le cose attraverso una mia certa
geometria a te oscura, ma ti piace tanto da innamorartene,
perche, come tu dici fieramente, sono il tuo maestro, e sia.
Ma oggi ho visto, con gli occhi di un certo profeta, il tuo
lavoro, che puo essere paragonato alla tela di Penelope che
cuciva e scuciva, quasi a farcela vedere come una trama
confusa e rabberciata.
Ecco, la tua tela, attraverso lo scritto in questione, rivela la
tua personale situazione interiore che e appesa
continuamente ad un esile filo, cosi sottile che rischia di
spezzarsi continuamente. Ma ogni filo di una ragnatela,
perché alchemicamente Penelope è assimilata al ragno, è
molto resistente per lo scopo cui deve attendere, che è
imprigionare saldamente un insetto per poi nutrirsene.
In ermetismo non ci si deve impressionare del lato macabro,
in questo caso il ragno che divora l'incauto insetto, e dunque
va inteso come una certa vernice da ignorare. Infatti, il caso
di Penelope, presa questa cautela, si riflette nella circostanza
in cui incappa al suo cospetto uno strano mendico, che
l'autore dell'Odissea, Omero, vorrebbe far credere che era il
suo sposo Ulisse rientrato ad Itaca, sotto mentite spoglie,
ossia da vecchio. In realta quel mendico non costituiva altro
che un incoraggiante segno per Penelope che non faceva che
stare arrampicata al ricordo del marito partito 10 anni prima.
Cosi  è la tua situazione, magnificamente allegorizzata dalla confusa trama del tuo scritto che inizia
dalla parola sesso.
Sei alla ricerca di te stessa, come senza marito e con un figlio lontano che tanto si accosta al
Telemaco di Penelope. Il resto della storia di Penelope potrebbe costituire l'esito della tua ora, molto
incerta, ma gia il vecchio mendico in me arriva e ti numera le tue pagine, come a fissarle in
modo da lasciare intravedere gli eventi attraverso i nodi dell'intreccio geometrico della trama. Di
qui non manca altro che il tuo bambino interiore che di certo apparira annunciato da una stella cui
aneli intravedere in te, in questa tua culla, e che il tuo libro, in procinto di poter essere pubblicato,
rivela allegoricamente.
Ecco, questo libro, forse avrà bisogno di altre righe per parlare di quel che ti ho detto fin qui. Mi
piace per la sua innocente originalità (simile al raccontare confuso di un'adolescente) perche non
c'era miglior modo per descrivere minuziosamente un personale labirinto che troviamo in ogni
dove delle cattedrali, espresso come quello noto di Salomone. Giusto lo stesso della basilica di S.
Vitale ravennate a te molto cara, della foto allegata.
A questo punto si fa chiarezza anche sul titolo da dare al libro, se visto in questa chiave salomonica.
E quel Fulcanelli del libro Il Mistero delle Cattedrali, Ediz. Mediterranee cosa dice?
Alle pagg. 52 e 53 si dispone a parlare di Arianna, giusto in relazione al ragno e percio a Penelope.
Chissa che il suo filo sia da accostarsi al mio intervento che di fili, ovvero di linee, me ne
intendomolto.
Il labirinto delle cattedrali, o labirinto di Salomone, e, ci dice Marcellin Berthelot1, una figura
1 Vedi: La Grande Encyclopedie. Voce: Labyrinthe. T. XXI, pag 703.
Illustrazione 1: Labirinto di S. Vitale
a Ravenna.
cabalistica che si trova anche sul frontespizio di alcuni manoscritti alchimici e che fa parte delle
tradizioni magiche attribuite a Salomone. E una serie di cerchi concentrici, interrotti in certi punti,
in modo da formare un percorso bizzarro ed inestricabile.
L'immagine del labirinto ci si offre dunque come emblema dell'intero lavoro dell'Opera, con le
sue due maggiori difficolta: quella della strada da seguire per raggiungere il centro, nel quale si
scatena il duro duello delle due nature, e l'altra quella della strada che l'artista deve seguire per
uscirne. A questo punto ha bisogno del filo d'Arianna se non vuole vagare tra i meandri dell'opera
senza riuscire a scoprire l'uscita. Non è nostra intenzione scrivere, come fece Batsdorff, uno
speciale trattato per insegnare che cos'è il filo d'Arianna, che permise a Teseo di compiere la sua
impresa. Ma appoggiandoci alla cabala speriamo di fornire agli investigatori sagaci alcune
precisazioni sul valore simbolico del famoso mito.
Arianna e una forma di airagne (ragno), per metatesi della i. In spagnolo, la ñ si pronuncia gn;
άράχνη (araignee, airagne2) si puo dunque leggere arahné, arahni, arahgne. La nostra anima non  è
forse il ragno che tesse il nostro corpo? Ma questa parola richiede ancora altre derivazioni. Il verbo
αίρην significa prendere, cogliere, trascinare, attirare; da esso deriva αίρην, cio che prende, attira,
coglie. Quindi αίρην e la calamita, la virtu rinchiusa in quel corpo chiamato dai saggi: nostra
magnesia. Proseguiamo. Nel dialetto provenzale, il ferro e chiamato aran e iran secondo le varie
inflessioni. E lHiram massonico, il divino Ariete, l'architetto del Tempio di Salomone. I felibri
chiamano il ragno aragno e iragno e anche airagno; i piccardi aregni. Accostate tutte queste parole
al greco Σίδηρος, ferro e calamita. Questa parola ha ambidue i significati. E non e tutto. Il verbo
άρύω significa l'alzarsi di un astro che esce dal mare: da esso deriva αρυαν (aryan), l'astro che
esce dal mare, che sorge; αρυαν o ariane e quindi l'Oriente, per la permutazione delle vocali.
Inoltre, άρύω ha anche il significato di attirare; quindi αρυαν e anche: calamita. Se ora
esaminiamo Σίδηρος, da cui deriva il latino sidus sideris, stella, riconosceremo il nostro aran, iran,
airan provenzale, il greco αρυαν , il sole sorgente.
Arianna, ragno mistico, fuggita da Amiens, ha lasciato sul pavimento del coro soltanto la traccia
della sua tela...
Ricordiamo rapidamente che il piu celebre dei labirinti antichi, quello di Cnosso a Creta, che fu
scoperto nel 1902 dal dottor Evans, di Oxford, era chiamato Absolum. A questo punto, faremo
notare che questa parola e assai vicina a quella di Absolu3, nome con il quale gli antichi alchimisti
indicavano la pietra filosofale.
Buon Natale, chissa io sono la stella dei tuoi re magi alle ricerca di Gesu bambino! Giusto perche
sono lontano come in cielo...
Gaetano
2 Anche nella parola italiana ragno e evidente la derivazione dal greco. Qui abbiamo mantenuto tali e quali i termini
di passaggio dal greco ai vari dialetti francesi, altrimenti intraducibili (N.d.T.).
3 Assoluto

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