Il grifone sarà esistito o è un parto della fantasia? E’
facile incontrarlo posto ai lati delle entrate delle chiese medioevali, come
guardiani di marmo o pietra. Non manco di accarezzarli, a me piacciono molto,
chissà forse all’epoca dei dinosauri vivevano dominando i cieli. Anche il
grifone per simbologia, mitologia, araldica ha le stesse caratteristiche dello
squalo. Il grifone, come il suo parente l’Ippogrifo, il favoloso cavallo alato, è
una figura mitologica. E’presente da millenni nell’iconografia artistica dei
paesi che si affacciano sul Mediterraneo e delle civiltà del Medio Oriente. In
questo lungo lasso di tempo il grifone è stato sempre ricorrente nelle
rappresentazioni delle culture che si sono succedute, sostituite, combattute.
La figura riassume in se la bellezza, la forza, la fierezza, l’eleganza, il
potere sui cieli e sulla terra, elementi evocati dai due animali che ne
compongono l’immagine: il leone e l’aquila. Mancherebbe solo l’elemento marino,
che io idealmente gli dono: la pinna del pescecane. Secondo la tradizione il grifone
era il custode dell’oro. Nella sua tana questo animale vegliava, anche a prezzo
di grandi violenze, su inestimabili ricchezze. Nel Medioevo i maghi dicevano
che era una gran fortuna mettere le mani sugli artigli di un grifone:
utilizzati come coppe per bere, avevano la capacità di cambiare colore se nella
bevanda fosse stato presente del veleno. Se fosse stato vero sarebbe stato un
gran bel vantaggio per i regnanti che avevano a che fare con cortigiani che
destreggiavano i veleni con nonchalance. Nella simbologia della religione
cristiana questo animale veniva utilizzato per simboleggiare Cristo: la parte
di leone perché aveva regnato come un re; quella dell’aquila per la sua resurrezione
e la pinna, che ho aggiunto io, per pungere un po’ quelle persone che come
grifoni ammassano montagne d’oro mentre al mondo c’è gente che muore di fame…
un limite mettetelo per carità!
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