Le oche un tempo
antico avevano la funzione di guardiane, prima ancora erano simbolicamente
regine, detronizzate con la fine del matriarcato se ne apprezza ancora la
qualità profetica, mangiando il loro fegato, e la qualità protettiva. La
principale funzione di questo animale era proprio la vigilanza, ed è per questo
che sia presso i Greci che
presso i Romani le oche venivano
allevate e tenute a custodia della casa, venivano ricondotte alla sacralità di Era e di Giunone ma anche a quella di Persefone (chiamata Proserpina a Roma), regina dell’oltretomba.
Queste erano dee che avevano in qualche modo sostituito la Dea Madre. La Dea
Madre è atavicamente dentro di noi, non potrà mai essere rimossa perché
risorgerà in altri ruoli… oggi ad esempio è la Madonna che ce la ricorda. L’archetipo della Grande Madre, quella
divinità femminile primordiale da cui secondo alcune teorie sarebbe nato tutto.
Basti pensare che secondo la mitologia greca la ninfa Nemesi per sfuggire alla corte di Zeus si trasformò proprio in
un’oca: fu allora che Zeus, trasformatosi in cigno, riuscì ugualmente a
conquistarla. Questo Giove aveva il vizio di trasformarsi in cigno, anche con
Leda fece la stessa cosa. Dall’unione apparvero due grandi uova da cui nacquero
dei gemelli, i Dioscuri (figli di Giove/cigno e Leda) Castore e Polluce, Elena di Troia e
Clitennestra, regina di Micene. Chissà poi perché i Dioscuri cioè i gemelli maschi divennero i
protettori di Roma, mentre Elena divenne simbolo di rovina famiglie e
Clitennestra assassina del marito… dimenticando che Elena era solo innamorata,
fu Paride a farle la corte, lei s’innamorò, la donna è sempre e solo amore a
volte puro a volte erotico, ma sempre amore e Clitennestra aveva tutte le
ragioni per uccidere il terribile marito che le avevano imposto.
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