mercoledì 9 novembre 2016

Storie di animali 35



Sul percorso verso casa, verso i giorni nostri, riscontriamo come in molte novelle europee, russe in particolare, c’è un parallelismo insistente tra l’oca e la fata: questo ci riporta indietro ai miti celtici, dove la figura di fata-oca rappresenta l’archetipo di Grande Madre in una immagine che ci porta a un concetto di  natura femminile, laddove l’oca era “messaggera dell’aldilà” e accompagnava i pellegrini al santuario. Interessante a questo proposito la storia del cammino di Santiago di Compostela, ex santuario celtico: diverse teorie attesterebbero che la famosa conchiglia di San Giacomo in origine altro non era che una raffigurazione di zampa palmata. Inoltre nelle costruzioni  religiose che si incontrano in questo cammino si ritrovano impresse sulla pietra o sul cemento proprio delle zampe di oca. Forse un gruppo di iniziati o forse l’omaggio mariano tramite il simbolo primordiale della Dea Madre. Pensate che si trovano, casualmente o volontariamente anche nel Santuario di Loreto, che come saprete ingloba l’antica casa in muratura della Madonna portata dalla Terra Santa dai Templari. Certo che queste oche le trattiamo proprio male, le spiumiamo per portare leggeri piumini e riscaldarci d’inverno, le consideriamo belle ma stupide, gli stupidi siamo noi, l’oca non solo è saggia e autonoma ma se le fate un torto è meglio che ve la diate a gambe levate. Poi la cosa terribile del fegato d’oca… ma non potete farne a meno?



  

Nessun commento: