In Grecia e soprattutto nell’Attica, Nemesi è oggetto di un
culto speciale che più tardi si diffonde anche a Roma, dove le viene innalzata
una statua sul Campidoglio. È la dea della giustizia e della vendetta, e
rappresenta la “giustizia distributiva”. Dosa, infatti, la buona e la cattiva
sorte, la gioia e il dolore, secondo i meriti, tra tutti i mortali. Perseguita
i malvagi e coloro i quali non fanno buon uso dei doni avuti dal destino.
Tormenta chiunque, infrange le regole. Esprime la collera divina contro gli
orgogliosi, gli arroganti e i trasgressori della legge. Sua inseparabile amica
è Aidòs, il Pudore. Le due amiche sono unite dall’“offesa”: Aidòs trattiene gli
uomini dal compierla, Nemesi interviene punendo chi non ha prestato ascolto a
Pudore. In qualche racconto mitologico si narra che Nemesi stuprata da
Giove/cigno, mentre lei per sfuggirgli si era trasformata in oca, depositò un
grosso uovo, che viene trovato da un pastore, il quale lo consegna a Leda
regina di Sparta. Da quell’uovo nasce la bella Elena di Troia, all’origine di
uno dei conflitti più famosi dell’antichità (la guerra di Troia). Oggi la
giustizia non è più vendicativa, forse in qualche paese anglosassone dove
esiste ancora la pena di morte, infatti se da noi nemesi viene visto come un
termine di fato o destino riparatore, nella cultura anglosassone moderna, il
termine ha assunto il significato di nemico. Una cosa è certa il pudore non
esiste più!
Nessun commento:
Posta un commento