sabato 1 settembre 2018

MARCEL DUCHAMP 1


L’artista francese Marcel Duchamp (1887-1968) viene considerato uno dei maggiori rappresentanti del dadaismo, anche se Duchamp ne sconfessava l’appartenenza, ma come poteva essere altrimenti? Duchamp stesso amava ironizzare su tutto impegnandosi a sovvertire tutte le regole. Il termine stesso di dada non significa nulla, essendo una parola che ricorda il primo balbettio emesso dai bambini. Si racconta che questa parola sia stata trovata dai dadaisti aprendo a caso il vocabolario francese, quando cercavano un nome adatto a esprimere la loro protesta. Dada in dialetto romagnolo, che si dice sia molto simile all’idioma francese, ha significato di persona cara, nel linguaggio infantile. Il dadaismo nasce a Zurigo,    mentre l’Europa è sconvolta dalla Prima guerra mondiale e la Svizzera è neutrale. In questa nazione pacifista si incontrano rifugiati e dissidenti politici, tra loro ci sono artisti, poeti, attori come Tristan Tzara e Hugo Ball che nel 1916 fondano il Cabaret Voltaire. Si tratta di un caffè letterario dedicato ironicamente al filosofo illuminista Voltaire: si organizzavano spettacoli che mettevano in ridicolo proprio la razionalità in cui Voltaire credeva. I dadaisti rifiutano valori come patria, morale e onore che hanno portato allo scoppio della guerra; esaltando tutto quanto è casuale e privo di senso. Duchamp più di tutti gli artisti dadaisti è fuori da ogni schema, ha elevato l’anormalità ad arte, anzi il rifiuto della norma diviene opera d’arte e lui stesso si trasformava in arte con travestimenti e atteggiamenti spregiudicati. Nato in un paese della Normandia in una famiglia numerosa, si vota alla carriera artistica occupandosi di cose diverse: esegue caricature per i giornali, si interessa di teatro, gioca a biliardo, lavora presso una biblioteca  e ha una spropositata passione per gli scacchi… non poteva essere altrimenti perché a guardare bene tutta la sua vita è stata un gioco, chissà se si è divertito o era solo una maschera di dolore che nascondeva l’orrore di non credere in nulla, in nullissima cosa. Nell’immagine la Gioconda coi baffi e pizzetto, con le lettere L.H.O.O.Q.  che, significano  Lei ha caldo al culo,  cioè è eccitata, oppure, giocando sulla presunta omosessualità di Leonardo e sul fatto che la Gioconda stratifichi più volti, tra cui quello del compagno fedele di Leonardo, Salai, con sottointesi espliciti riferimenti al posteriore.

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