Capitolo 40
Ho chiuso coi pleiadiani,
i marziani, e i rettiliani
“Rico quella
pianta di finocchietto esiste ancora, è nella casa in campagna dove abitava mia
nonna. Ora la casa è disabitata, ci sono andata l’ultima
volta la primavera scorsa in una delle mie gite in bici. Quando ci passo
davanti, a volte mi fermo proprio per rivedere la pianta di finocchietto. Nel
mese di maggio è tutto verde, poi si alza e si infittisce e sbocciano gli
ombrelli di fiori gialli. Raccolgo i fiori, li faccio essiccare poi li uso per
insaporire vari cibi, i piccolissimi noccioli hanno dentro
un solo seme a forma di cuore, credevo che tutte le piante di finocchietto
avessero sentore di menta e che i semi fossero tutti a forma di cuore, mica
sono una botanica… andiamoci subito”.
“Andiamo, ma
cosa vuoi fare? Non puoi essere certa che il tuo finocchietto selvatico sia il silfio”.
“Intanto la
fotografo e poi la estirpo e me la porto via, che è mia perché l’hanno regalata
a me e l’ha piantata la mia bisnonna, poi mi metto in contatto con qualcuno, in
Internet si trova di tutto, troverò qualcuno che è informato”.
Tornarono
indietro, a buon passo mentre Lyuba non la finiva di dire: “… pensa te,
incredibile, pensa un po’, si hanno le cose sotto agli occhi e non si notano,
che ignorante che sono, ma ci pensi Rico, mi sta scoppiando il cuore, ma ci
pensi Rico…”
Arrivarono
alla casa di campagna, con il viottolo che calava dalla strada sopraelevata,
che costeggiava il fiume, sulla cui aia vi era a fianco della casa un pozzo.
Lyuba aprì lo
sportello prima che l’auto si fermasse, corse al pozzo e rimase fissa e tinca
come un baccalà.
“Che c’è
perché fai quella faccia? Dov’è il silfio?”
“Non c’è più,
c’è solo erba”
“Una bella
iella, ora che sai che forse poteva essere il silfio, il finocchietto non c’è
più”.
“Incredibile,
trent’anni e più questa pianta è stata qui. Accanto al gelsomino che è ancora
qui ma il silfio no, non c’è più”.
“Adesso non
esagerare Lyuba, è più probabile che fosse una comune pianta di finocchietto”.
“In primavera
spuntava e poi cresceva, anche quest’anno a maggio c’era e ora è sparita, al
suo posto solo dell’erba, vieni con me nel capannone, forse c’è ancora una
vanga o un badile”.
“Che vuoi
fare?”
“Scavare per
vedere se c’è il vaso di rame”.
“Lyuba,
lascia perdere, va bene, lascia che scavo io”.
“Abbiamo
scavato, un metro per un metro, non c’è nulla, con gli anni si sarà
disintegrato”.
“Va bene
Rico, basta, qualcuno l’ha portato via, qualcuno che lo credeva una pianta di
finocchietto selvatico, qualcuno a cui piace il coniglio arrosto o la pasta
alle sarde col finocchietto, alla mia vicina di casa hanno rubato i gerani dal
davanzale di casa, ormai rubano tutti e di tutto e poi danno del ladro agli
zingari”.
“Ci sei
rimasta male?”
Rico, le
prende il mento, le solleva il viso, la guarda con strani occhi liquidi, poi la
bacia lievemente sulle labbra, tentando di insinuarsi con la lingua, ma Lyuba
serra velocemente i denti.
“Non ti
provare mai più, non hai rispetto per la mia scelta, mai più, mai più darò
fiducia a un uomo, ha ragione la Chiesa sulla castità, ti dai ad uomo e lui non
ti apprezzerà più per quello che sei ma ti riterrà solo un contenitore da
riempire col suo coso, non farti sentire più, vattene”.
“Scusami, non
volevo offenderti… dove stai andando”.
“Vado ad
aspettare la corriera, con te non torno, sei un falso amico, perché ti aspettavi
qualcosa da me, e poi già che ci siamo ho chiuso coi pleiadiani, i marziani, e
i rettiliani come te”.
Duga che
aveva dissotterrato, la pianta già da una settimana, ma non aveva ancora
avvisato il Maestro, aveva provato tramite Rico ad entrare nella psiche di
Lyuba, per rendersi conto se poteva metterla al corrente delle sue capacità
divinatorie, se era possibile un futuro per loro due, ma vista la sua reazione,
soprattutto avendo percepito dentro di lei un terrore autentico, non se la
sentiva di rischiare, non voleva farle altro male, senza di lui che interferiva
con la sua mente Lyuba sarebbe stata finalmente in pace.
Non avrebbe
mai saputo che lei era stata la messaggera divina più importante, meglio così
all’oscuro di tutto non sarebbe stata in pericolo, non avrebbe più avuto
bisogno di un agente segreto innamorato di lei.
Ora doveva
andare, l’ultimo tassello del puzzle, il silfio, andava al suo posto, ora era
tempo di lavorare per realizzare il nuovo Rinascimento.
Intanto Lyuba
aspettava la corriera e la rabbia iniziale per il sentirsi un oggetto sbollì
improvvisamente così come era venuta, ebbe come la consapevolezza che non si
sarebbe mai più sentita invadere l’anima, la testa, il cuore, tutta sé stessa, da
qualcuno che non avrebbe mai saputo chi fosse, sentiva che sarebbe finito tutto
e non voleva, ora alla paura di sentirsi come posseduta era subentrato il terrore
di perdere per sempre quel qualcuno che non sapeva chi era o cos’era ma ormai
non poteva più farne a meno, intuiva che dietro a Rico, dietro ai suoi amori
c’era sempre la stessa persona, ma non capiva come poteva accadere.
Lyuba ora si
struggeva, sapeva dentro di sé che era libera da quel qualcuno, che non lo
avrebbe mai più sentito palpitare dentro di lei e un ardore, una fiamma la
bruciava, voleva con tutte le sue forze una storia d’amore che finisse bene, ma
come fare, dato che lei non sapeva nulla di nulla?
Arrivò
l’autobus e Lyuba salì e fece il biglietto alla macchinetta e si sedette con un
gran sorriso… quel qualcuno avrebbe sentito che lei lo cercava e
qualcosa di nuovo e di bello sarebbe accaduto.
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