GEOMETRIA DÜRERIANA
Nudo femminile da
dietro. 1495
AMORE E PSICHE DI UN
DIALOGO GEOMETRICO
Di Gaetano Barbella
Alla donna in punta del
piede sinistro consensiente, ma solidamente poggiata sul tallone destro e sul
bastone, la stella dell'Esagramma. Ad Albrecht Dürer della sua firma, la stella
del Pentalfa.
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La punta del piede di lei, in C, si congiunge con la sommità del bastone inlA che rappresenta il capo di Amore-Cupido. Passa per il centro O della stella dell'esagramma, la passione dell'Eros di lei.
Uno dei piedini della
firma di Albrecht Dürer, in D, si congiunge con O il centro della sua stella
Pentalfa il fulgore dell'Eros di lui e nel contempo si ricongiunge col piede
del bastone.
Il bastone rappresenta Amore-Cupido, cui si adagia quasi
Psiche, della favola di Apuleio. Il Pentalfa si intreccia in sintonia con
l'Esagramma col parallelismo delle linee IH ed EG. Come lo sono il suo asse yy con quello del
bastone AB. Si nota il dialogo d'amore della punta del piede sinistro di lei,
con il "piede " della firma di Albrecht Dürer. Il mantello copre sul
davanti l'ignudità di lei e di lui, e sul di dietro tutto è visibile del
mistero.
Amore e Psiche sono i due protagonisti di una nota storia
narrata da Apuleio all'interno della sua opera Le Metamorfosi, anche se è
considerata risalire ad una tradizione orale antecedente all'autore.
Nella vicenda narrata da Apuleio,
Psiche, mortale dalla bellezza eguale a Venere, diventa sposa di Amore-Cupido,
senza, tuttavia, sapere chi sia il marito, che le si presenta solo
nell'oscurità della notte. Scoperta su istigazione delle invidiose sorelle la
sua identità, è costretta, prima di poter ricongiungersi al suo divino
consorte, a effettuare una serie di prove, al termine delle quali otterrà
l'immortalità. Altre versioni, differenti da quella di Apuleio, narrano,
invece, la morte della ragazza prima dell'ultima prova, altre ancora narrano che
la ragazza abbia fallito l'ultima prova e che abbia, quindi, dovuto lasciare
Amore-Cupido.
Il piedino della
seduzione
È poetico il ricorso al piede rialzato sul tallone di Psiche di Albrecht Dürer, cui corrisponde il piede della sua firma. Ed è immediato il pensiero a immaginare lo scenario di un amore che sboccia, provocato da un'audace segno con piede di lui sul piede di lei, che non si ritrae. È Amore Cupido che ha fatto centro con la sua freccia.
Fare piedino è un gesto di approccio e seduzione non
verbale che consiste nello sfiorare
intenzionalmente col proprio piede (o con la scarpa) il piede o la scarpa della
persona da sedurre. La maggior parte delle volte si effettua da seduti e,
poiché il contatto avviene per lo più sotto un tavolo, il seduttore gioca sul
dubbio che il contatto possa non essere intenzionale. In generale, è un gesto
che avviene di nascosto e che implica un'intesa tra due persone, ma in molti
casi esso è utilizzato come prima manifestazione di un'intenzione seduttiva,
soprattutto laddove questa è volta all'immediata conquista erotica piuttosto
che a un più meditato corteggiamento.
Nella seduzione
Il
"fare piedino" è soltanto una tecnica per manifestare un'intenzione
seduttiva. Se la persona a cui il gesto è rivolto non allontana il proprio
piede e finge di non accorgersene o addirittura asseconda i movimenti del
"seduttore", quest'ultimo potrà correttamente interpretare tali
comportamenti come inequivocabili ed eccitanti segnali di disponibilità. Al
contrario, se la persona a cui è rivolto il gesto non gradisce il
corteggiamento, questa allontanerà il proprio piede e il mancato seduttore
potrà tranquillamente fingere che quel contatto sia stato del tutto accidentale
e per nulla intenzionale.
Dovrebbe
quindi risultare abbastanza chiaro come il "fare piedino" non vada
assolutamente confuso con le svariate forme di feticismo del piede, come, per
esempio, il retifismo, che sono invece delle vere e proprie pratiche sessuali[1].
Il Laccio dell'Amore
[1] https://it.wikipedia.org/wiki/Piedino_(sessualit%C3%A0)
L'intreccio del Pentalfa
con l'Esagramma nel disegno di Albrecht Durer dell'illustr. 2 è un fatto
meraviglioso dell'Eros che trova risonanza attraverso La danza del Laccio
D‘Amore dell'illustr. 4 che affonda le sue origini nella preistoria, parte
di una più vasta liturgia di venerazione delle divinità arboree e di
propiziazione della fecondità.
In questo caso si
tratta di una delle tradizioni popolari più sentite che cadenza i ritmi della
vita rurale abruzzese, attraverso le tappe più importanti come il primo amore,
il fidanzamento, il matrimonio. Tra i tanti balli popolari, quello del Laccio
D'Amore è senza dubbio il più ricco, dal punto di vista scenografico e delle
implicazioni simboliche. La danza si apre con l'arrivo delle dieci coppie che
indossano un tipico costume abruzzese e che passano sotto un lungo arco formato
da ragazze che agitano in alto tamburelli e nastri multicolori. Il ballo si
intreccia attorno a un palo conficcato al centro della piazza, alla sommità del
quale vengono fissati i ‘lacci d'amore', venti lunghi e colorati nastri, tenuti
per l'altro capo dai venti ballerini che, al suono del ‘ddu' botte',
caratteristica armonica a due bassi, danno inizio alle danze che partono da
sinistra verso destra, a coppie sciolte. [...]
A Penna Sant'Andrea (prov.
di Teramo in Abruzzo), la danza del Laccio d'Amore è rimasta radicata sino ad
oggi. All'inizio del ‘900 si è costituito l'omonimo Gruppo Folkloristico che ha
fatto conoscere il ballo in tutto il mondo. La tipica danza, infatti, chiude
tradizionalmente l’Incontro del Folklore Internazionale, che si svolge da oltre
quaranta anni a Penna Sant’Andrea agli inizi di agosto, con la partecipazione
di gruppi folkloristici da tutto il mondo.
Come
si evince dagli approfonditi studi dell’etnocoreologo Giuseppe M. Gala, la
danza dei nastri è un modulo coreutico diffuso in tutto il continente europeo, riscontrato anche in alcune zone
dell’Africa settentrionale (Marocco e Algeria), nel Bengala occidentale e in
buona parte dell’America Latina (Messico, Guatemala, Venezuela, Perù e
Bolivia). In Europa la danza dei nastri è attestata in Provenza con il nome di danse des cordelles, mentre in Borgogna,
presso Mâcon, era in uso un ballo analogo chiamato danse de rubans; la stessa danza era diffusa in Belgio, in Svezia,
in Inghilterra, in Russia e in Spagna ma le testimonianze più numerose
riguardano l’area tedesca, dove è ancora praticata in una vasta zona della
Baviera con il nome di Bandltanz.
In
Italia la danza dei nastri è presente nell’area campana nel periodo
carnevalesco (‘ndrezzata, palintrezzo, laccio d’amore), a Petralia Sottana in provincia di Palermo (ballo della cordella), in Piemonte (bal do sabre); infine, unico caso in
Abruzzo oltre a quello di Penna Sant’Andrea, il ballo del palo intrecciato
sopravvive a Castiglione Messer Marino come rito carnevalesco itinerante (ballo della sposa).
La straordinaria
estensione geografica del ballo rafforza l’ipotesi della sua antichità; alcuni
studi collegano l’intreccio coreutico dei nastri alle danze arboree praticate
in relazione al culto degli alberi, di derivazione neolitica e basato
sull’evocazione della forza vitale e della fecondità. Che il ballo abbia delle funzioni propiziatorie è testimoniato dall’uso
che ancora oggi ne viene fatto a Penna Sant’Andrea, dove l’intreccio dei lacci
colorati è spesso eseguito in occasione di matrimoni come augurio per la coppia
di sposi. [...]
Il
ballo è caratterizzato dall’intreccio attorno a un palo di ventiquattro nastri
colorati tenuti da dodici coppie di ballerini, e da una serie differenziata di
intrecci e di esecuzioni di danza,
codificati nel corso del Novecento dal gruppo folkloristico del “Laccio
d’amore”: la zenna cupertë, danza processionale
di trasferimento, usata in passato per gli spostamenti da una contrada
all’altra e divisa in due fasi, la processione
e la galleria; la saldarellë,
eseguita in coppia e inserita in un contesto formale di simulazione del
corteggiamento; lu trallallerë, accentuazione del corteggiamento al ritmo di
quadriglia; la polchë, con uomini e donne che girano in direzioni opposte,
dandosi in alternanza la mano destra e la mano sinistra a ogni incontro con un
differente ballerino; il ballo del laccio vero e proprio, contrassegnato da
cinque tipi di intrecci differenti e di diverso grado di complessità, eseguiti
a ritmo di saltarella (il palo semplice, il palo
a coppie, il palo a quattro, il palo
doppio e le treccette), guidati da comandi in dialetto e accompagnati
dall’organetto a due bassi (ddu bottë),
dalla fisarmonica, dal tamburello (ciuciombrë),
dalla chitarra e dal tamburo a frizione (battafochë)[1].
La catena del DNA
avvolta al palo dell'Eros metafisico
[1]
https://www.gransassolagaich.it/arti-e-spettacolo/laccio-damore/
Potremmo legare il palo
dove si attorcigliano i Lacci d'Amore (fig. 5) con le catene o eliche degli
infiniti casi di DNA degli abitanti della nostra Terra, (fig. 6) per avere
l'idea della funzione dell'Amore emanante dall'Eros metafisico.
La
catena del DNA è un acido nucleico (detto desossiribonucleico) che contiene le informazioni
genetiche necessarie alla biosintesi di RNA e proteine, molecole indispensabili
per lo sviluppo ed il corretto funzionamento della maggior parte degli
organismi viventi.
Il DNA
è la base fondamentale della vita. Possiamo
immaginarlo come una lunga catena, che si trova all’interno di ogni cellula del
corpo umano.
Al suo
interno troviamo i cromosomi, che contengono tutte le informazioni genetiche che si trasmettono da un
individuo all’altro. Ogni parte di questa catena è formata da elementi più
semplici.
Dal
punto di vista chimico, possiamo definire il DNA come un polimero organico
costituito da monomeri chiamati nucleotidi (deossiribonucleotidi).
Questi nucleotidi sono
costituiti da tre elementi:
1. Un gruppo fosfato;
2. Il deossiribosio (zucchero pentoso);
3.
Una
base azotata che si lega al deossiribosio con legame N-glicosidico.
Ma vediamo ora qualcosa in
più sulla struttura del DNA e sulla sua funzione.
Come
struttura il DNA, così come l’RNA, è un acido
nucleico costituito da subunità chiamate nucleotidi. Ogni nucleotide è
costituito da tre componenti (gruppo fosfati, zucchero pentoso e base azotata).
Lo
zucchero di riferimento è il desossiribosio, che può legarsi a quattro basi
azotate differenti: adenina, timina, guanina e citosina.
La molecola del DNA è
formata da due catene polinucleotidiche appaiate e avvolte intorno allo stesso
asse, in modo da formare una doppia elica. Ecco le principali caratteristiche
della stessa:
•
Si
tratta di catene complementari e antiparallele;
•
I
legami tra i nucleotidi all’interno di ciascuna catena sono covalenti, mentre quelli che uniscono i due
filamenti appaiati sono legami a idrogeno;
•
L’elica
ha diametro costante e avvolgimento destrogiro.
Il DNA si trova nel nucleo
di tutte le cellule, di cui porta il codice genetico.
A cosa
serve l’acido desossiribonucleico?
Sicuramente,
la funzione più preziosa ascrivibile al DNA è quella di contenere le informazioni necessarie per far funzionare l’organismo.
Questo
patrimonio di dati è trasmissibile da una cellula all’altra e da un organismo
all’altro. Nella molecola ci sono tutte le istruzioni fondamentali per la
sintesi delle proteine importanti per costruire i tessuti e gli organi e per
attivare i processi biologici e chimici che garantiscono la sopravvivenza dell’organismo.
Dunque, la funzione
più rilevante del DNA è quindi quella di trasmettere le caratteristiche ereditarie da un individuo all’altro[1].
Brescia, 14
agosto 2023
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