venerdì 20 febbraio 2009

20/02/1909 IL FUTURISMO COMPIE CENT' ANNI

" Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa, canteremo le maree multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne..." Il futurismo visse e si sviluppò a colpi di manifesti ed enunciazioni un po' folli. Professò il disprezzo delle donne e dei musei, ma poi reintegrò le artiste e costituì eccentrici"musei" dove storicizzare l'esperienza futurista. Abbracciò l'interventismo ed ebbe simpatie fasciste ma nonostante ciò resta un'avanguardia di grande spessore in tutti i settori delle arti. Basterebbe il titolo di un quadro di Umberto Boccioni (1882/ 1916) per capire la nascita delle metropoli e del futurismo. Forse non tutti sanno che Umberto Boccioni se non nacque in Romagna fu un puro caso. I suoi genitori erano di Morciano di Romagna, il padre per lavoro aveva frequenti spostamenti, ma la famiglia mantenne usi e costumi romagnoli. Umberto Boccioni era considerato un romagnolo da tutti gli amici. Le sue origini erano evidenti nei modi e nel linguaggio. Marinetti lo descrive come un irruente dal sangue romagnolo. Aldo Palazzeschi come un purosangue romagnolo, vulcanico, esplosivo e al tempo stesso incapace di rancore.

10 commenti:

Anonimo ha detto...

«Il Futurismo italiano è il primo movimento di avanguardia [...] Le avanguardie sono un fenomeno tipico dei paesi culturalmente arretrati; il loro sforzo, benché intenzionalmente rivoluzionario, si riduce generalmente a estremismo polemico [...] Sotto il gusto dello scandalo e il disprezzo per la borghesia si cela un inconsapevole opportunismo, e questa contraddizione spiega tutte le altre». Così Giulio Carlo Argan, in un suo fortunato manuale di quasi 40 anni fa, liquidava il movimento futurista, rivoluzionario in teoria ma conservatore nei fatti, anti-romantico per principio ma teso alla ricerca di un’arte carica di emotività, fautore della scienza e della tecnica ma in nome del loro potenziale poetico o lirico. La cultura italiana, gravata dai complessi di colpa per la propria partecipazione al fascismo (con il quale il Futurismo veniva erroneamente identificato), e quella internazionale, orientata a leggere in chiave francocentrica le vicende dell’arte del primo Novecento, convergevano nel vedere nel Futurismo un fenomeno provinciale e derivativo, ben lontano dalla complessità del Cubismo, dell’Astrattismo e degli altri «ismi» europei.
Da allora molta acqua è passata sotto i ponti: un secolo dopo la pubblicazione sulla prima pagina de Le Figaro, il 20 febbraio 1909, del manifesto di Marinetti che lanciava ufficialmente il movimento, la rilevanza e originalità artistica del Futurismo non sono più in discussione. Pittori come Boccioni, Balla, Severini e Carrà sono definitivamente assurti tra le stelle del firmamento artistico novecentesco, e alle stelle sono andate anche le loro quotazioni: basti pensare che nel 2008 un quadro di Severini è stato battuto da Sotheby’s a 19 milioni di euro, contro il poco più di un milione e mezzo spuntati dalle sue opere solo una decina d’anni fa.
Marinetti cento anni fa e' stato anche a Cagliari a esporre le sue idee in conferenze infiammate dalla sua irruenza ideologica e dal torrente di parole d’ordine concitate e suggestive.
Vale

pierperrone ha detto...

Sei stata brava, precisa e puntuale.
Diffido dal futurismo politico. Troppo in odore di zolfo.
Negli anni in cui usciva il Manifesto futurista si respirava nell'aria desiderio di guerra e di morte.
La macchina, le macchine, la velocità, i motori, sostituivano l'uomo nell'orizzonte della storia. E l'uomo, emarginato, messo da parte, meditava la sua vendetta.

Vendetta di sangue.

Alle volte mi pare di sentire ancora, oggi, nell'aria, lo stesso puzzo.

Paola Tassinari ha detto...

Caro Pier Luigi , i futuristi portarono le loro idee in tutti gli ambiti ( tu sei enogastronomo conoscerai le "spaventose" ricette futuriste) pittura, poesia, arredamento, teatro, musica, fotografia,cinema ,aeropittura ecc. Il loro amore per il colore, la velocità , la tecnica li portarono ad abbracciare l' interventismo ( parteciparono alla guerra credendola purificatrice , credendo in un nuovo inizio in cui la tecnica avrebbe reso il mondo migliore) certo che poi si ricredettero quando furono al fronte. Ma non solo loro caddero nella trappola dell' interventismo, fra tutti gli artisti gli unici che non erano interventisti furono quelli del gruppo Dada.Per l' iniziale simpatia al fascismo devono essere perdonati in quanto negli anni 20 il fascismo operò bene, non confondiamo il fascimo iniziale con quello dal 25/26 in poi. Io li amo in quanto essi peccarono solo di ottimismo, io li considero dei neopositivisti , da loro hanno preso a piene mani tutti....io sono convinta che Picasso si sia ispirato a loro, lo so che Le Madmoiselle d' Avignon ( il primo quadro cubista)era già nello studio di Picasso nel 1907, ma nell' ambiente le novità si sanno prima e la rivoluzione del movimento futurista prima di proclamarsi nel manifesto era già impiantata, e non venitemi a dire che il futurismo è movimento e il cubismo diversi modi di prospettiva ...che il risultato non cambia , l' idea ha sviluppato un' altra idea. L' italia ebbe un altro Rinascimento coi futuristi ma loro essendo stati entrambe le volte con la parte sbagliata sono i perdenti e la storia la fanno i vincitori. Ma sono convinta che le loro quotazioni si alzeranno ancora ed anche di molto. Un Abbraccio.

Paola Tassinari ha detto...

Piero io paragono i futuristi ai rinascimentali , certo loro si sbagliarono, ma con quanto entusiasmo, sacrificio credettero in un domani migliore, con l' aiuto della tecnica , ma non si sbagliarono sulla tecnica si sbagliarono sull' uomo perchè la tecnica è neutrale è l' uomo che la governa è lui che da una pastiglia di nitroglicerina che salva un cuore ,con lo stesso materiale può costruire una bomba.Io sto con la tecnica perchè ho la memoria e so quanto questa ha aiutato l' uomo per stare meglio ( penso sempre alla lavatrice ed alle mani di mia nonna deformate, oppure all' acqua fredda con cui mi dovevo lavare il viso da bambina alla mattina presto) LA TECNICA E' NEUTRALE è l' uomo che deve essere ETICO.Se ci pensi la rivoluzione in Italia l' hanno fatta proprio i futuristi( ben lo sanno gli altri paesi ma non lo ammettono)nell' abbigliamento (coi gilè coloratissimi prima di loro solo grisaglie)nella musica ( l' intonarumori e la dodecafonica)nella cucina ( a me non piace ma la Francia con la nouvelle cousine si è fatta una gran fama)nell' arredamento ( sono gli antesignani del designer)nell' architettura ( gli americani la attuano coi grattacieli)nel cinema ( Anton Giulio Bragaglia è ancora studiato nelle scuole di spettacolo)senza dimenticare la scrittura e la poesia ( regalata a tutti coi primi volantinaggi) la pittura e la scultura. Essi erano talmente convinti di un mondo nuovo che si cambiarono nome dandosi nomi futuristi come Ala, GInna, Corra ecc ecc Loro non volevano vendetta di sangue volevano una vita libera e colorata per TUTTI.Dove essere sè stessi era essere vivi . Un abbraccio.

pierperrone ha detto...

Ma i rinascimentali parlavano ancora all'Uomo!

Del futurismo non mi dispiace il gusto estetico, che è molto moderno, piacevole.
Mi preoccupa l'assenza dell'uomo. Ma non è un problema solo del Futurismo. Riguarda tutta l'arte moderna.
Il Futurismo, in sè, non era fascista. Neanche c'era ancora il fascismo, e Mussolini, nel 1909, era ancora socialista.
Ma il manifesto di Marinetti inneggiava a tutto ciò che metteva l'uomo nell'angolo più lontano dal centro dell'arte. E quindi si è fatto dell'uomo un oggetto marginale, poco importante. Da protagonista della storia, dell'arte, è diventato, man mano, col passare del tempo, sempre più "massa informe", "esercito di consumatori".
Così, oggi, il successo degli artisti si misura dal prezzo delle opere messe all'arte, dal numero di copie vendute, dalle committenze pubbliche (sempre più clientelari e tangentiste), ecc.

In quegli anni maturava il tempo della Grande Guerra, della Rivoluzione Bolscevica, del Nazismo, della follia Nucleare. Dal 1909 al 1945 ci sono neanche quaranta anni. Poco più, forse, della vita media di un uomo dell'epoca.
Nei quaranta anni fra il 1490 ed il 1530, troviamo uomini d'arte incommensurabili, un desiderio di vita superbo, una voglia di esplorare il mondo...

Qualche differenza c'era...

Questo volevo dire. Solo qualche riflessione. Ma Boccioni, e tutti gli altri, mi piacciono, li esporrei in casa... se potessi, ovviamente (sai, sogno, spesso. Al massimo posso esporre qualche stampa)

Anonimo ha detto...

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pubblicato nell' Espresso di questa settimana

Il futurismo non è stata una catastrofe
Riflessioni sulla mostra di Milano.

I grandi eventi di cui i fatti sono diventati simbolo stavano maturando per lento gioco di influenze, crescite e disfacimenti. Le catastrofi di domani maturano già oggi

Nel centenario del Manifesto Futurista molte mostre si sono aperte per ricordare e rivalutare il movimento, e sono note le polemiche sul modo in cui la mostra di Parigi avrebbe considerato i futuristi come epigoni del cubismo mentre le varie esposizioni italiane cercano di sottolineare la loro originalità e diversità. Tra tutte le mostre mi sembra spicchi per vari motivi quella organizzata a Palazzo Reale a Milano.

Non ricordo quale giornale, nel recensirla, si è lamentato che vi mancassero i grandi incunaboli del movimento, come a dire il 'Dinamismo di un foot-baller' di Boccioni o i 'Funerali dell'anarchico Galli' di Carrà, ma la cosa non dovrebbe disturbare, e non perché quelle sono opere che si sono viste esposte molte volte, ma perché la mostra fa vedere qualche cosa di meglio e di più. Invece di certe opere maggiori fa vedere che cosa c'era prima del futurismo e accanto a esso, specie nella Milano in cui si è sviluppato prima di approdare in Francia.

La mostra si diffonde anche sul dopo-futurismo, sino ad alcuni nostri importanti contemporanei, ma, se è ovvio che una tradizione artistica crei sempre delle influenze, è meno ovvio quello che accadeva prima del fatidico 1909.

In fondo noi siamo stati abituati a pensare che prima ci fossero i realisti alla Michetti che piacevano a D'Annunzio, i ritrattisti per signore alla Boldini, i simbolisti o i divisionisti decadenti alla Previati, tutti che piacevano ai buoni borghesi che frequentavano musei e gallerie; e poi di colpo ci sarebbe stato uno scossone inatteso, uno di quei rivolgimenti rapidi che mutano la storia, come le rivoluzioni, o la natura, come i cataclismi, e sono apparse le avanguardie storiche, tra cui in Italia il futurismo.

Molti conoscono la teoria matematica delle 'catastrofi' teorizzata da Thom: una catastrofe, in tal senso, è come una brusca 'piega' per cui prima non c'era niente e dopo c'è tutto, o viceversa. In tal senso sono catastrofi il sonno o la morte (monsieur de la Palisse un momento prima di morire era ancora vivo) ma anche, secondo alcune interpretazioni, vari eventi storici come per esempio le sommosse, o moti come una rivolta nelle carceri (e sarebbe catastrofe anche una guarigione miracolosa). Ora la mostra milanese ci fa toccare con mano che il futurismo non è stato una catastrofe.


Basta guardare le opere esposte per accorgersi come (per non dire delle forme in liquefazione di uno scultore di fine Ottocento come Medardo Rosso) nei primi anni del Novecento, e prima che appaiano i grandi capolavori del futurismo, proprio mentre Carrà, Balla o Boccioni dipingono ancora i loro quadri figurativi (in cui la critica ha da tempo riconosciuto i germi del futurismo a venire) l'annuncio del dinamismo futurista si annida là dove di solito non lo si attende o non lo si andava a cercare.

Nel 1904 Pellizza da Volpedo fa un 'Automobile al passo del Penice' dove l'automobile quasi non si vede ma si vede una strada che scorre per veloci striature di pennello, nel 1907 Previati dipinge un 'Carro del sole' che al suo estenuato simbolismo unisce una rappresentazione tangibile del movimento veloce e convulso dell'astro. E sono solo alcuni esempi, ma è come se gli ultimi simbolisti come Alberto Martini annunciassero i futuristi e i futuri futuristi tenessero ancora d'occhio divisionisti e simbolisti.

Per non dire di un Angelo Romani che tra 1904 e 1907 elabora ritratti e forme indefinibili chiamate 'Urlo' e 'Libidine' che non riesco a definire se non simbo-futu-espressio-astrattiste, molto più azzardate dei dipinti futuristi a venire, - e si capisce allora perché il Romani aderirà al manifesto futurista per poi dissociarsene, come se oscuramente cercasse altre cose.

La mostra milanese suggerisce molte riflessioni al di là della vicenda dei movimenti artistici. È che siamo stati abituati, dalla storia detta 'evenemenziale', a vedere tutti i grandi eventi storici appunto come catastrofi: quattro sanculotti danno l'assalto alla Bastiglia e scoppia la rivoluzione francese, qualche migliaio di scalzacani (ma pare che la foto sia stata artefatta) danno l'assalto al Palazzo d'Inverno e scoppia la rivoluzione russa, sparano a un arciduca e gli alleati si accorgono di non potere convivere con gli Imperi Centrali, ammazzano Matteotti e il fascismo decide di trasformarsi in dittatura.

Invece sappiamo che i fatti che sono serviti di pretesto o, per così dire, di segnalibro per poter fissare l'inizio di qualcosa, avevano un'importanza minore, e che i grandi eventi di cui sono diventati simbolo stavano maturando per lento gioco di influenze, crescite e disfacimenti.

La storia è lutulenta e viscosa. Cosa da tenere sempre a mente, perché le catastrofi di domani stanno sempre maturando già oggi, sornionamente.
(20 febbraio 2009)

pierperrone ha detto...

Caro Pier Luigi, sono d'accordo con quello che tu dici. Non sono certo gli episodi che fanno la storia. E così anche i singoli uomini possiamo considerarli episodi, nell'ampio e profondo lago della storia, dove le nazioni (rectius, la politica, che, in certo periodo prende la forma dei nazione), i sistemi economici, le culture, le religioni, ecc. possono navigare, affondare, attraccare, conquistare nuove terre...

Per quanto riguarda il Futurismo, trovo, per dirlo ancora in altre parole, che è stato anticipatore, profetico, come solo l'arte sa fare.
In quel brivido che provocava agli artisti la macchina, la velocità, il dirompere della forza sovrumana dei motori, c'era già l'anticipazione dell'industrializzazione della Morte, provocata con efficienza aziendalistica nei campi di stermini, o, con vento e pioggia d'oro che consumava tutta la vita d'intorno, ad Hiroshima e Nagasaki.

Ancora oggi, dopo quegli eventi, l'Arte non riesce a vedere il volto dell'Uomo, della Vita. Vuol dire che è ancora davanti a noi un orizzonte di Tenebra. Bada, non uso la parola Morte. Perchè c'è anche qualcosa che è peggio. L'Oblio, la Cecità, il Silenzio.
In questo Vuoto non c'è spazio per l'Uomo.
Invece anche nella Morte si potrebbe trovare qualcosa che richiama all'Uomo il senso della Vita. Anche la Morte può essere, per l'Uomo, fonte di Vita.
Il Vuoto, invece, no. Vuoto del cuore, intendo, ovviamente. Di cui l'Arte si fa presaga.

Gaetano ha detto...

LA COMETA LULIN DI UN FUTURISMO DELLA SPERANZA?
Il NEUTRINO

L'apparizione delle comete rappresenta un evento che ha sempre destato nelle genti di tutte le epoche un fascino straordinario. Esso era tale a volte da ritenerle messaggere di eventi, il più delle volte catastrofici, ma anche di benefici cambiamenti epocali come fu quella che presumibilmente "seguirono" i tre Re Magi per giungere alla grotta di Betlemme, per onorare la nascita del Messia, Gesù.
Oggi è di scena nel cielo notturno la cometa Lulin che l’amica Annarita ha presentato sul suo blog Scientificando. La Lulin è nota come la Cometa Verde, come uno magnifico smeraldo nello spazio. Questa colorazione è determinata dalla particolare colorazione della sua coda, dovuta alla tipologia di gas emessi.
Oggi 24 marzo 2009 la Lulin, vista dalla terra, transita sulla linea eclittica relativa alla costellazione del Leone ed è anche in collimazione ddel pianeta Saturno. In questo giorno la si può vedere ad occhio nudo perché è nella posizione più prossima alla terra essendo alla sua massima magnitudine che ne indica la brillantezza.
Chiedo scusa se ho divagato con la Lulin sull’argomento del Centenario del Futurismo in discussione, ma mi ha attratto l’idea di legare i due eventi a ragione della coincidenza delle stesse date. E poi ciò che argomenterò si presta molto ad un simile approccio.
Sentite allora cosa mi ha suggerito di dire, all’amica Paola, questa gemma dello spazio col suo color verde che è quello della speranza, dunque un incoraggiante segno di un nuovo Futurismo in prospettiva.

Carissima Paola,
stai seguendo la tua “corrente” interiore e tu ne sei consapevole, il tanto che basta per imbastire sul tuo blog, post dopo post, un itinerario prestabilito, chissà una certa Lulin metafisica, ora finalmente in chiara prospettiva con quella fisica, ti dice di fare così...
Hai così deciso, seguendo la tua "corrente", di porre in discussione l'argomento sul Centenario del Futurismo e dopo i vari interventi dei nostri amici comuni, si è al dopo di “Bacco”, chi appartato per “Venere”, e chi per “Tabacco”, qui come in un bel salotto a dilettarsi con ampie boccate di un certo “fumo”, il “Futurismo” nell’intenzione di perfezionarne la visione a tutto campo.
Non c’è di meglio, almeno sembra, persino come prospettiva futuribile per far progredire il tutto della vita, della pittura, poesia, arredamento, teatro, musica, fotografia, cinema , aeropittura e così via. Persino dell’arte del mangiare e bere fai notare tu Paola. Ma siccome si tratta della triade che “riduce l’uomo in cenere”, sorge inevitabile il disaccordo sul “Futurismo” in discussione.
E tutto ciò è comunque lodevole e incoraggiante potendo far sperare che la vita abbia nuovi stimoli, nuovi sbocchi, e così rigenerare il suo fuoco vitale, secondo ciò che fu concepito dal divino Teofrasto, per stare a sentire qualcuno del passato. Chissà le cose irrisolvibili, che l’uomo tenta di fronteggiare oggi con un rinnovato Futurismo, con l’Alchimia lo possono. Teofrasto infatti, per bocca del famoso maestro di ermetismo Fulcanelli, puntualizza quest’arcano così dicendo: «Si deve purificare ed esaltare l’elemento del fuoco, che è in noi, e aumentare il tono di questa corda allentata. Non si deve far altro che concentrare il fuoco del mondo, per mezzo di specchi concavi, dentro un globo di vetro; e qui c’è l’artificio che tutti gli Antichi hanno religiosamente tenuto segreto, e che il divino Teofrasto scopri. Si forma in questo globo una polvere solare, che poiché si è purificata da sé medesima, con la mescolanza con altri elementi; ed essendo preparata secondo l’arte, diventa, in poco tempo, superlativamente adatta ad esaltare il fuoco che e in noi; ed a farci diventare, per modo di dire, di natura ignea» [Le Dimore Filosofali di Fulcanelli, p. 22. Edizioni Mediterranee].
Difficile a capirsi, ma faccio l’esempio di Sanremo del canto di questi giorni e la cosa sarà abbastanza chiara..
Sanremo è lo “specchio concavo”, simile ad una parabola e tutti vi hanno confluiti con i loro entusiasmi: è questo un modo di essere del “fuoco del mondo”, se pur volgare per quel divino Teofrasto di Fulcanelli.
Ma Sanremo è anche il “globo di vetro” ben architettato come una gemma dell’ascolto in cui si moltiplicano i raggi luminosi. Infine i cantanti a turno hanno costituito il punto focale della parabola in cui converge l’argomentato “fuoco del mondo”. Il resto dietro le quinte fa immaginare tutta la meccanica della “manipolazione” di questo “fuoco” e non c’è bisogno di parlarne.
E così il mondo va avanti: quelli dell’“ascolto” pieni di speranza, quasi certezze inculcate dai media, che si assiepano - mettiamo fino a ierii a Sanremo ed alla TV- per essere felici almeno per un’ora e quelli dietro le quinte del “globo di vetro”, con fuoco a iosa hanno avuto modo di sentirsi dei divini in tanti modi specifici. Eccetto alcuni che restano bruciati per l’abbuffata del diabolico “fuoco”.
Arrivati a questo punto, guardandoci intorno, nella speranza di trovare una nuova fonte da cui trarre energia, e di qui la dinamica su cui imbastire un Futurismo rinnovato, ci rendiamo conto di non intravedere nulla di energizzabile con costi ragionevoli. Tutto è in disastroso calo: ce lo dicono continuamente le Borse, il polso della Finanza mondiale. Industrie, che fino a ieri erano dei giganti, dei mostri, ore sono allo sfascio. Similmente ai dinosauri che poi si estinsero,
Ma è veramente così tragica la situazione vitale di questo millennio appena iniziato? Può essere, ma prima di farsi prendere dal pessimismo faccio notare che si è tralasciato qualcosa di importante per far quadrare i conti, poiché l'equazione matematica a riguardo è incompleta. Porto l'esempio della scienza che ci fa da maestra sulla tematica del Futurismo in corso.
La scienza ha avuto continuamente problemi analoghi da fronteggiare, come quello di far tornare i conti del principio di conservazione della fisica che dice così: «In natura, qualunque sia il processo considerato, in ogni sistema isolato, cioè che non ha salti energetici con l'esterno, l'energia totale del sistema si conserva».
Si tratta del meccanismo che deve tener conto della conservazione dell’energia in ogni sua forma, quella meccanica, termica, chimica, elettromagnetica, nucleare, e l'energia di massa. Infatti tutte le volte che durante i capricciosi mutamenti dei fenomeni naturali si è presentato qualche deficit energetico, i fisici, per così dire, hanno alterato il bilancio introducendo nuove ipotesi energetiche. L’esempio più classico è forse quello del "neutrino" particella senza massa e senza carica, postulata nel 1930 da Wolfgang Bauli e battezzata da Enrico fermi, introdotta per interpretare il decadimento radioattivo a cui sono interessate le particelle β.
Storicamente il neutrino venne introdotto per salvare dal naufragio almeno tre leggi di conservazione (energia, quantità di moto e momento angolare). Questa particella rimase per circa trent’anni un utile ed elusivo fantasma al quale i fisici credevano per l'assoluta fiducia riposta nel principio di conservazione dell'energia. Solo nel 1955, Cowan e Reines, mediante una serie di brillanti esperimenti, riuscirono a mettere in evidenza la reale esistenza del neutrino.
Quale la morale che il fisico ci porta a conoscenza in seguito a quanto argomentato? Che nonostante la nostra fede nel suddetto principio, dobbiamo sempre ricordare ai giovani studenti che l’unica realtà di fatto nello studio della fisica, e in genere della scienza, è quella di non credere mai di essere in possesso di una verità assoluta, ma di procedere sempre verso stadi più elevati [NUOVA PHISICA di Antonio Caforio e Aldo Ferilli - Ediz; LE MONIER].
E qui ora voglio ricordare che sulla scorta della morale del “neutrino” fantasma dei fisici ci si è dimenticati di un altra sorta si cosa fantasma, l’evangelico “GRANELLO DI SENAPE” [Marco 4,30-32].
Si tratta di uno dei commensali degustatori del buon vino del post relativo, Gesù e i suoi apostoli. Perciò chiedo: ma loro non contano proprio nulla sulla questione del Futurismo? Eppure non fu proprio Gesù a istituire il primo Manifesto Futurista, che mise in croce l’Impero di Roma e con esso il Paganesimo?
Io credo che se non fosse per quell’“Ultima Cena”, quel “bacio” traditore di fine Cena sul Monte degli Ulivi e, in anteprima, il miracolo delle “Nozze di Cana”, noi non avremmo alcuna altra possibilità di sbarrare il torrente della fine del mondo che sembra prepararsi a danno dell’umanità con un nuovo diluvio. Ecco una sorta di “Bacco”, ma alla rovescia, che però poco piace se non per filosofeggiare in comodi salotti, andare a Messa e riversare nei Confessionili i peccati, più per un formalismo che per effettiva convinzioni penitenziale.
gaetano

Gaetano ha detto...

LA COMETA LULIN DI UN FUTURISMO DELLA SPERANZA?
IL GRANELLO DI SENAPE

Parliamo ora nell’argomentato GRANELLO DI SENAPE cominciando da quell’“Ultima Cena” di Gesù con gli apostoli
Devo dire che il post sul vino, che vi riguarda, mi ha fornito una risposta completa che cercavo da tempo. Giusto dire dunque, “in vino veritas”!
Si tratta di ciò che disse fra l’altro Gesù nell’“Ultima Cena” che io ho citato nel commento a riguardo. Ora ripeto il versetto che è relativo al Vangelo di Matteo 26,29: «Ma io vi dico, d’ora innanzi non berrò più di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio.».
Cosa è che mi ha reso perplesso di queste parole? Quel «berrò nuovo» che, per dare un giusto senso logico alla frase, poteva essere scritto «berrò di nuovo», invece no perché anche il Vangelo di Marco riporta queste parole in egual modo.
Fidandomi della corretta traduzione dai testi originali, ho pensato che si tratti di un «vino» rinnovato e perciò di un sangue umano di nuova generazione. Insomma un uomo nuovo, quelli della Gerusalemme Celeste - mettiamo -, che può benissimo essere vista come il «globo di vetro» della frase di Fulcanelli di cui al commento precedente. Già questa considerazione mi ha fatto avvicinare il Cristianesimo all’Alchimia che si preoccupa della “chimica” della costituzione occulta umana, corpo, anima e spirito, ma vediamo il seguito.
Sappiamo che dei quattro Evangeli manca all’appello della Cena Eucaristica quello di Giovanni che non ne parla affatto. Tuttavia Giovanni si sofferma anche lui su un pranzo, quello di Cana (che è come una cena), e che è per giunta il primo rispetto agli altri. Ci sono in entrambi i casi i segni della trasformazione, a Cana l’acqua si trasforma in vino e al Cenacolo, detto come il dipinto di Leonardo, il vino, oltre il pane, si trasforma nel sangue e corpo di Cristo.
Nel Cenacolo si instaura, così, la base su cui dovrà essere edificata la Chiesa di Cristo: sul rituale di questa cena da perpetuarsi attraverso la santa Messa, fino alla fine dei tempi, questo per costituire lo stretto legame col mandato di Gesù con suoi catecumeni. Di qui tutto un soppalco di concezioni per edificare una Chiesa quale “globo di vetro” simile a quello di Teofrasto suddetto, allo scopo di convertire le elemosine-offerte e preghiere dei credenti, da ritenere peculiare “fuoco del mondo” (il famoso “sale” che ha "sapore" di sale) in “fuoco” per far progredire la Chiesa allo scopo della conversione di tutti gli uomini della Terra. E questo è il “fuoco” della provvidenza che però da solo non basta perché ce n’è un altro che è molto potente, ma che comporta molti sacrifici, se non martiri. Questo fuoco possiamo ritenerlo per la gloria di Dio che però sembra restare nel mistero. Di queste cose è solo il Vangelo di Giovanni a occuparsene ed è proprio lui che ci fornisce la spiegazione a riguardo con la guarigione del cieco nato. L’episodio è questo ridotto all’essenziale.
Vedendo un cieco tale fino dalla nascita, i discepoli chiedono a Gesù se è per colpa sua o per colpa dei suoi genitori che egli è in quella situazione. E Gesù risponde: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio.» [Giovanni 9,3].
Credo che ora si sia capito a cosa poteva servire la cecità di quell’uomo che in una certa misura era sollevato dalla sua pena che l’accettava anche se a malincuore. Ma ci sono nella vita fatti di gran lunga gravosi, come, per esempio, quello del recente caso di Eluana morta con il "concorso umano" approvato dalla legge, cosa che ha spaccato in due l’Italia intera.
Al di là della questione sorta sul suo decesso non naturale, ci si domanda allora, dov’era il patos necessario che, per vie interiori, generava il “fuoco” convertibile per la gloria di Dio? In Eluana? Sì, ma anche nei suoi cari che erano in piena coscienza e ne portavano il peso, la croce, giorno e notte, una sofferenza inaudita, che ora pur mitigandosi nel tempo sono costretti ancora a sopportare. In quanto poi alla suddetta questione del decesso deciso dalla legge laica che si discosta da quella della religione decisamente contraria, è Gesù stesso che potrebbe darcene il segno...potrebbe non senza vere certezze però, attenzione!
Gesù si dimostrò un disobbediente sovvertendo le leggi di Mosè che tutti dovevano osservare, infatti pur di guarire quel cieco egli non aspettò l’indomani poiché non gli era concesso di farlo di sabato, proprio il giorno del miracolo. Dunque il caso Eluana potrebbe essere visto sotto questa stessa prospettiva ma in modo capovolto, ritenendo la vita post mortem lo scopo della sua “guarigione”. D’altronde siamo o non siamo i “portatori” del Cristo se ci professiamo cristiani?
Però non sono io a suggerire una cosa simile ma è una decisione che viene solo dal Cristo personale in ognuno di noi. Di qui la possibilità di essere poi crocifissi come fu per Gesù, ma attraverso rimorsi di coscienza.
Ma c’è di più, e vengo al punto straordinario che potrà salvare gli uomini avviati alla “fine dei tempi”.
Esiste un altro “globo di vetro”, in parallelo all’altro della Chiesa suddetto, nel cui punto focale, dello “specchio concavo” di Teofrasto, converge uno speciale “fuoco del mondo” che tutti disprezzano, ma non gli antichi filosofi oltre agli ecclesiasti del passato. Si tratta dei confessionili delle Chiese dove i credenti penitenti riversano i loro peccati.
La comprensione di questo Mistero del Cristianesimo può essere possibile in questo modo. Oggi non potendosi più ottenere risorse energetiche a costi accettabili per la carenza di giacimenti, il sistema si trova nella prospettiva di ricavarle dai rifiuti urbani, per esempio. Ecco semplicemente spiegato la sacra funzione della Chiesa stessa, che trova la sua sede, il suo trono nella Madre di Dio, la Madre Vergine, dove si concepisce la trasformazione dei “Peccati” in risorse straordinarie per la sopravvivenza interiore del genere umano, perché non si disperi. Ed ecco spiegata la statuaria delle Madonne Nere, oppure della Madonna con le spade nel suo cuore, delle Madonne che piangono.

Resta un’ultima cosa che scaturisce dallo sposalizio a Cana di Galilea, cosa della quale han fatto propria i cultori della storia della Maddalena sposa di Cristo che Dan Brown ha diffuso col suo libro, “Il codice da Vinci”.
Dal canto mio pongo in relazione quelle parole di Gesù sul «berrò nuovo» detto fra l’altro all’“ultima Cena”, che certamente si riferisce all’uomo nuovo, meglio l’uomo della resurrezione alla fine dei tempi. Ma quale il sorpasso con le nozze di Cana?
Prima di tutto il nome di Cana ricorda la Cananea che è il paese conquistato da Giosuè che poi prende il nome di Israele, ma che al tempo di Gesù fu chiamato Palestina per volere dei romani onde umiliare i giudei. I Cananei erano adoratori di idoli e questo crea un primo labile accostamento all’idea di una parallela concezione esoterica in seno al sorgente cristianesimo.
A questo si aggiunge la trasformazione dell’acqua in vino che porta alla concezione dell’opera alchemica che si occupa della materia mercuriale, che è un’acqua che però non bagna ed è chiamata in tanti modi, come mare in modo frequente. Ed è velatamente la Maria madre di Gesù. Il vino le conferisce il fuoco che però non brucia.
Infine, sempre ber bocca di Giovanni viene detto che Gesù è il Buon Pastore dei credenti in lui, ma aggiunge questa frase: «...altre pecore che non sono di questo ovile; anche quelle bisogna che io guidi; ed ascolteranno la mia voce, e ci sarà un solo gregge, un solo pastore.» [Giovanni 10,16].

La cometa Lulin si scusa per così tante parole ma avrebbe desiderato aggiungerne delle altre. Siccome ha appena transitato sulla direttiva di Saturno, Lulin vi suggerisce di leggere una favola che gli potrebbe riguardare cliccando su “Il dio sconosciuto”. È di una nota astrologa napoletana che conosco, Clara Negri.
Ambasciator non porta pene,
gaetano

Paola Tassinari ha detto...

Caro pier Luigi grazie, sono in perfetta sintonia col pensiero di Eco.
Caro Piero , ci fu anche una seconda ondata di futuristi che coincide con l' inizio del fascismo , poco prima del cosidetto " ritorno all' ordine" (anchè Picasso ritornò all' ordine per poi cambiare ancora ca. negli anni 30). I futuristi credevano fermamente nell' uomo ( i manifesti furono centinaia)credevano che con l' aiuto della tecnica l' uomo potesse cambiare le sue abitudini, consideravano le abitudini l' equivalente del vuoto e del"menefreghismo"in questo senso li considero neorinascimentali cercavano di costruire un uomo nuovo, hanno fallito? Ma hanno fallito anche i rinascimentali .....se pensi a quello che è successo pochi decenni dopo il 1500.Ciao ad entrambi.