martedì 28 aprile 2009

PRESTAMI UNA VITA di GIANNI ZANATA

Il protagonista Duilio, è un giovane come tanti oggi. Confuso, apatico, con quel senso di vuoto esistenziale che è diventato il peculio della nostra satura società. Ha anche una forte passione per la musica, fa parte di una band, ha amici sinceri ma si sente fuori luogo. Una telefonata improvvisa gli regala una nuova vita. Una vita da film, soldi a palate, niente più preoccupazioni materiali, una vita libera e garantita dal denaro, una ragazza da "sballo" ed anche un affetto familiare ritrovato, cosa potrebbe richiedere di più Duilio? Ma un incidente gli regala un'altra nuova vita. Una vita semplice a contatto con la natura, dove le mani servono per costruire il suo futuro, dove conta solo in necessario, dove il tempo è occupato da cose utili, dove non occorrono ragazze da "sballo" ma una ragazza da amare. A Duilio sono occorse tre vite per capire cosa è il senso della vita, e a noi che ne abbiamo solo una, riusciremo a capire quale è il nostro senso della vita?

13 commenti:

Pier Luigi Zanata ha detto...

Grazie, segnalero' il post a mio figlio.
Ottima recensione.
Vale

pierperrone ha detto...

Paola, lo sai che durante l'inverno abbiamo dovuto girare per ospedali e finito per visitare un cimitero. Se non lo sai, lo avrai immaginato. Fa parte di quella parentesi scura e triste nella quale ogni tanto mi sono andato a rinchiudere e dove qualche volta vado ancora.
Ma nonostante la tristezza che inevitabilmente c'è lì, ho trovato negli ospedali (uno per la verità, ma diversi reparti, rianimazione compresa) una qualità dei sentimenti umani che fuori non c'è più. O almeno è diventata rarissima.
Lì si soffre, e nessuno vorrebbe. Ma lì si fanno i conti con la nostra vera natura. Si soffre e si gioisce. Si trema e si tocca il cielo con un dito. Il tutto per qualche piccolo cambiamento, in meglio o in peggio.
Scendere di un piano, o salire, cambiare stanza o vedersi accuditi... che sollievo o che sofferenza possono derivare da infimi mutamenti del nostro stato. Fuori non è così. Prendi l'ascensore e fai piani su piani: io abito all'ottavo. Salgo e scendo ogni giorno con infinita indifferenza.
Com'era diverso l'ascensore dell'ospedale!

E Duilio?
Non lo so. Sarà un film, immagino. Io non vado al cinema. Non mi piace, non ci riesco.
Ma a Duilio, al tuo Duilio, devo almeno questo momento di dolce malinconia.

A te Paola, devo questo momento.

Paola Tassinari ha detto...

Ciao Pier Luigi e buona giornata.

Paola Tassinari ha detto...

Caro Piero, prima di tutto ti voglio dire che Duilio è il personaggio del primo romanzo di Gianni Zanata, figlio di Pier Luigi ed è un libro che merita di essere letto.
Avevo intuito.
Ma anche tu avevi intuito le mie condizioni psicologiche causate da due anni travagliati. Io non riuscivo ad accettare il dolore, mi ero creata un mondo parallelo ,il dolore era talmente tanto che facevo finta che non esistesse.Oggi sono ritornata me stessa, a volte mi vergogno delle " uscite" che ho combinato, tu ne hai subite, sei stato come una zattera per me, hai sempre trovato le parole giuste.Ora mi sono riappropriata della mia vita, il dolore è diventato malinconico ma lo accetto, fa parte della vita.
Lo so che le parole sono diventate vuote , ma vorrei che tu sentissi quanto invece è pieno di gratitudine il mio ....GRAZIE PIERO.

Gianna ha detto...

Ho letto il libro ed è molto interessante la tua domanda finale: capiamo il senso della vita?
Ognuno può rispondere a se stesso in base alle proprie esperienze, credo.
Bella recensione, complimenti Teo.

Annarita ha detto...

Ho accompagnato il libro di Gianni sin dagli esordi, lo conosco quindi bene.

Interessante il tuo quadro.

Ciao, Teo.

Gaetano ha detto...

LA STELLA DEL "SENSO" DELLA VITA

Abbiamo imparato da tempo cosa propone Paola con i post che lei perfeziona con i suoi disegni. Il tema ora, può sembrare quello del bel libro di Gianni Zanata e lo è per certi versi. E che dire della recensione di Paola? davvero eccellente. È mirata a tal punto, quasi a indurre l’autore a produrre un successivo libro per rispondere alla frase finale «A Duilio sono occorse tre vite per capire cosa è il senso della vita, e a noi che ne abbiamo solo una, riusciremo a capire quale è il nostro senso della vita?». Ma in realtà è una frase che ci dobbiamo porre noi, stimolati, appunto, dalla lettura del libro in questione.
In questo blog, da tempo vengono proposti temi che hanno sfiorato in tanti modi il tema sul “senso della vita”, e a turno ne abbiamo dette tante non sempre in accordo. Dunque in questa occasione dovremmo essere preparati a rispondere coralmente senza manifestare dubbi che, a quanto pare invece, sorgono ad ogni piè sospinto. Ogni conclusione è come stigmatizzata dalla risposta "assolutamente sì"...
Giova, almeno che Stella si sia spinta a entrare nel tema, proponendo il naturale passo da fare «Ognuno può rispondere a se stesso in base alle proprie esperienze, credo.».
Buona cosa, ma è pur sempre un’interazione che risulta impotente e quindi incapace di suggerire il sorpasso per un possibile barlume che deve pur presentarsi. Altrimenti veramente la vita non ha senso al punto di portarci sull’orlo del baratro, la pazzia: di qui l’inizio di episodi depressivi ed è l’inizio della fine.
Io credo che la risposta ci possa venire confrontando ciò che noi sappiamo attraverso il pensiero, con il sapere degli altri. Ecco che la storia della “tre vite in prestito” di Gianni si dimostra quasi profetica per confermare ciò che ho appena detto. “In prestito” proprio perché non riguarda la nostra esperienza: né una, né due e forse anche più di tre. Chissà, Gianni sobbalzerà perché non ha pensato a questo risvolto del suo libro, niente male.
Ma ci sono casi in cui basta una sorta di “vita” per cambiare tutta la nostra esistenza per disporci a darvi il “senso” ricercato. Sorta di “vita”, per perfezionare a tal punto l’estraneità di essa, sì da dar man forte al concetto di “serenditipy”, per identificare tutti quei casi che si scopre inaspettatamente una cosa, mentre si era alla ricerca di un’altra.
Il termine “serendipity” entra nel vocabolario delle scienze sociali grazie al lavoro di Robert K. Merton, il quale, interessato da sempre alla sociologia della conoscenza, ne fa uso per elaborare una teoria sulla accidentalità delle scoperte scientifiche:
come la famosa mela della teoria gravitazionale di Newton.
Secondo me, si può benissimo paragonare quest’accidentalità ad altri casi che sono di tutt’altro genere. Come la famosa “caduta da cavallo” di Paolo di Tarso (stavo scrivendo Paola: chissà un velato caso di serenditipy?) l’accanito persecutore di Gesù che improvvisamente diventa suo apostolo sino alla morte.
Ecco spiegato il ricorso alla stella dei tre re magi in cammino verso il "Bambino" di Betlemme. Non nasce il "bambino" di un vitale cambiamento in noi senza guardarci intorno, per scorgere un astro - il giusto astro adatto per noi - e disporci fiduciosamente a seguirlo non senza sofferenze e rinunce da dover fare. Ecco, per esempio - ma che magnifico esempio! - l'astro di Melencolia I di Albrecht Duerer!
È FATALE SUPERBIA PENSARE DI FAR CONTO SOLO SULLA NOSTRA SAPIENZA - CHE REPUTIAMO ECCEZIONALE - E TRASCURARE QUELLA CHE CI CAPITA ACCANTO ASSAI MISEREVOLE E PICCOLA! OCCASIONE DA NON PERDERE PERCHÉ CAPITA UNA SOLA VOLTA E NON TRE!

Chissà cosa ne penserà Gianni Zanata di questa mia insolita recensione?
Gaetano

Paola Tassinari ha detto...

Ciao annarita , e buon finesettimana, le scuole fanno il ponte e forse tu avrai un poco di tempo per riposarti.:-)

Paola Tassinari ha detto...

per identificare tutti quei casi che si scopre inaspettatamente una cosa, mentre si era alla ricerca di un’altra.
Caro Gaetano,cercare, cercare e cercare ,cosa poi si trovi è un mistero.La ricerca è dolorosa e può portare .....al punto di portarci sull’orlo del baratro, la pazzia: di qui l’inizio di episodi depressivi ed è l’inizio della fine.
Caro Gaetano, il senso della vita , ognuno deve ascoltare sè stesso per capire quello giusto per lui , io credo che poi il senso cambi anche con l' evoluzione della persona, quindi il senso che si da in un periodo è diverso da un altro senso.Mi trovo in accordo con ciò che hai detto, il libro di Gianni Zanata come hai ben capito è stato oggetto di una riflessione, noi non abbiamo più vite, ma osservando ed ascoltando gli altri possiamo capire noi stessi meglio.È FATALE SUPERBIA PENSARE DI FAR CONTO SOLO SULLA NOSTRA SAPIENZA - CHE REPUTIAMO ECCEZIONALE - E TRASCURARE QUELLA CHE CI CAPITA ACCANTO ASSAI MISEREVOLE E PICCOLA! OCCASIONE DA NON PERDERE PERCHÉ CAPITA UNA SOLA VOLTA E NON TRE!
Cito la tua frase di chiusura perchè mi ci trovo completamente, quando parlavo di cultura naturale intendevo proprio il sapersi immedesimare negli altri esseri viventi (non solo le persone ma anche cosa può passare nella testa di un gatto quando gioca col topo che ha catturato o quale fatica enorme faccia una formica nel portare enormi massi di briciole)Ciao gaetano e buon 1 maggio.

Gaetano ha detto...

Ciao Paola, hai detto buon 1 maggio. Ecco la ricorrenza di una caduta di un astro. Fu nel 1976. Un’auto in corsa e contromano investì la mia piccola Ilaria di anni 4 che morì tre mesi dopo. Ecco anche il genere di astri che piovono improvvisamente come meteore seminando la morte. Può sembrare che la mia vita si sia riproposta con la nascita di quattro figli ma non è stato così anche se do l’impressione del contrario. In quel tragico frangente nacque una bambina ma fu risucchiata dalla stessa mortale meteora e morì a pochi mesi dalla morte dell’altra. Le fu dato il nome che aveva suggerito Ilaria, Francesca.
Nacque l’anno successivo Andrea, ma anche lui non ha avuto buona sorte...
Forse sono proprio io ad aver bisogno di una vita in prestito, ma non per me, è per donarla ad Andrea che è come non l’avesse.
Comunque, buon 1 maggio.
Gaetano

Paola Tassinari ha detto...

Caro Gaetano,mi sono sempre chiesta il perchè su certe persone piovono disgrazie immani ,su di te avevo pensato che dovevi conoscere il dolore molto bene perchè sai comprendere.Non ci sono parole , non c'è nulla da dire . Tempo fa mi ero soffermata sul pensiero che il male fosse generato dalle cattive azioni, questo male poi non cadrebbe su chi l' ha provocato ma a caso , quindi fare del bene significa attenuare il male immesso in circolazione , in ciò credevo , fare del bene per contrastare il male, ma non ci credo più tanto.Non ci credo più tanto.Non ci credo più tanto.Gaetano hai avuto una vita dolorosa e penso a tua moglie e ad Andrea , ti ringrazio che mi hai considerato degna di conoscere ciò, ma non ci sono parole. Un abbraccio.

Annarita ha detto...

Caro Gaetano, non ho mai parlato con nessuno della tua storia che conoscevo già e di cui mi hai parlato in privato, ma adesso che l'hai resa pubblica qui a casa di Teoderica ci sarà una ragione.

Perchè, anche se non riusciamo ad avere la comprensione di tutti i fili che ci legano, io penso che questi fili non siano casuali.

Teoderica, dici bene. Gaetano conosce a fondo il dolore, come lo conosco a fondo anch'io che ci convivo tutti i giorni,...forse per questo ci si incontra tra tante persone.

Un abbraccio a tutti e buon primo maggio.

annarita

utilizerapagain ha detto...

Caro Gaetano non e' facile intervenire. Ho letto il tuo commento, le tue spiegazioni e le risposte. Ritengo che ogni parola sia superflua.
Con grande amicizia, stima ed affetto.
Buon primo maggio
Vale