venerdì 6 novembre 2009

PEOPLE

GU 

Gu è un homo habils, non ha niente a che fare con Bo che è del gruppo degli australopitechi. 
Il gruppo di Gu, diversamente dal gruppo di Bo costruisce oggetti con la pietra, che conserva per continuare ad usarli. 
Costruisce rudimentali ciotole per conservare il cibo. 
Conserva. 
Gu non sa il perché, ma oggi sente qualcosa di diverso. 
Il gruppo deve lasciare il luogo, non c' è più cibo, gli animali se ne sono andati e sono rimaste anche poche erbe e frutti. 
Devono lasciare la caverna, ma Gu deve lasciare anche Guga. Guga ha la pancia gonfia, non è in grado di camminare a lungo. Deve essere abbandonata, Gu non vuole lasciarla, ma sa che così non va bene, deve seguire il gruppo e Guga non si può conservare. 
"Ma se conservo il cibo perché non posso conservare Guga?" Si chiede Gu. 
È spuntato il sole, le paure svaniscono. Si raccolgono gli arnesi, si parte. 
Gu si alza, i suoi occhi incontrano gli occhi di Guga. 
Gu con fermezza d' animo parte col gruppo. 
Gu si sente diverso, cammina e con gli occhi guarda. 
Cammina e guarda un albero. 
Cammina e guarda un fiume. 
Cammina e guarda una montagna. 
Cammina e guarda e annusa e tocca. 
Il gruppo si ferma ha trovato un posto buono per fermarsi. 
Le femmine raccolgono le erbe ed i frutti, i maschi vanno a caccia. 
Il bottino è ricco. 
Gu pretende tutta la sua parte, la raccoglie e decide di tornare indietro. 
Altri maschi, quelli che hanno lasciato indietro le loro femmine perché gravide, si uniscono a lui. 
Gu e il piccolo gruppo di homo habilis, camminano, guardano ed annusano e toccano. 
Camminano e riconoscono la montagna. 
Camminano e riconoscono il fiume. 
Camminano e riconoscono l' albero. 
Camminano e ritrovano le loro femmine. 
Gu riguarda negli occhi Gugga con un sorriso trionfante. 
Ma perchè il gruppo di Gu conserva, quale è stata la scintilla che gli ha fatto dire è mio?

Il racconto è frutto di fantasia.

8 commenti:

Annarita ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Annarita ha detto...

Io penso che quella scintilla si chiami AMORE, Teo:)
Delizioso e tenero il racconto, e incisiva la tua opera grafica.

Anche questo è un post per Scientificando!

Questa sera, pubblicherò l'articolo precedente.

bacioni
annarita:)

Paola Tassinari ha detto...

Ciao Annarita, io oscillo fra l' amore per la scienza e l' amore per l' amore......fra il razionale e l' irrazionale, nella scienza ammiro la matematica, la verità, nell' amore cerco il senso della vita.
A proposito di matematica......ho letto un commento molto interessante,diceva che alla nostra società ed in particolar modo alle istituzioni, alla politica oggi manca proprio la matematica......direi che è un buon punto di vista, considerando il caos che stanno combinando con il vaccino o non vaccino per l' influenza.La matematica,la scienza danno sicurezza all' uomo, ti dicono......per ora è così, se faremo nuove scoperte sarà qualcosa d' altro.Per ora è così.
Buona domenica Annarita. :-)

Gaetano Barbella ha detto...

Dunque seguimi se puoi, Cara Paola. Ho rimandato il commento a questa mattina. A quest’ora – ho detto (come altre volte) mi sorgerà qualche barlume. Al sorgere dell’aurora l’“angelo”, alias la “bestia” invece (perché imbufalito dal fatto che la sua coda è nelle mie mani e nessuno lo deve sapere: tutti devono credere sempre negli angeli e nel regno dei cieli e basta), mi dovrà dire...
Sono portato a leggere per simboli dedotti dal tuo scritto, Paola, cosa che forse immagini di sapere ma in altro modo.
“Gu” è fuori dal Eden dove ha fatto la sua parte in “Bo” (ma considero sempre ciò che mi viene da dire con un boh!: mai nulla di accertato eccetto che una semplice e stupida coda seguita da un lungo sbadiglio).
“Bo”, si è capito (sempre incertamente, come un’immagine di un sogno che sbiadisce velocemente di buon mattino) chi è.
“Gu” non se ne rende conto ma con quel briciolo di coda di “Bo”, dove c’è tutto (dicono i filosofi che l’“osso di Luz”, l’ultimo osso del coccige, è la porta del cielo... sempre boh!), «Costruisce rudimentali ciotole per conservare il cibo»: nota ci-Bo, come dire, attenzione, c’è Bo.
“Gu”, dunque si ciba continuamente di “Bo” ovunque si trova fra animali e piante.
“Gu” e “Guga” sono come se fossero in tre attraverso le tre “G”: di qui una realtà terrena trinitaria che include la generazione. «La pancia gonfia» (la vergine Maria?), un’altra “g” in embrione a questo prelude.
Il tempo fa la sua parte e “Gu” in tre fanno tante cose, “camminano” soprattutto.
Non è “Gu” che “cammina” ma “Go” dotato di una certa “o” di quel “Bo” antico. Un “Go” per presagire il suo futuro quando sulla Terra si parlerà ufficialmente, per le cose della scienza soprattutto, in americano. “G” si presta a somigliare al numero 6 e questo porta alla memoria il famoso numero della «bestia» dell’Apocalisse. Torna anche la presunta relazione con il “Go” americano quando si dice “yes”, ovvero sì, ma al contrario: quindi “sei, sei, sei”. Ma sempre seguiti da quel boh! Attenzione!
Il resto della storia dei “tre”? Dopo essersi come smarriti si ritrovano, ma inevitabilmente molte cose sono cambiate in loro, finchè...
Finché «Gu riguarda negli occhi Gugga con un sorriso trionfante»!
Cosa è cambiato? Che sono in 4: si è aggiunta come un’inspiegabile “costola” in “Guga” che prima era come un tutt’uno con “Gu” anche se disuniti. Cosa cambia in virtù di questa nuova “g”? Boh! Come prima risposta, ma poi sorge un certo barlume che dà la spiegazione alla domanda conclusiva del racconto in questione: «Ma perché il gruppo di Gu conserva, quale è stata la scintilla che gli ha fatto dire è mio?».
È l’intelletto che finalmente illumina la mente che prima era come vuota. Una “g” che già c’era ma in modo occulto nata in una culla di una “stalla” (sempre caverne, quale sede primitiva di memoria da non scordare mai: coscienza della vita e morte – polvere siamo e polvere ritorneremo) che ricorda un rivoluzionario Gesù. Ma ora c’è di più, si tratta di una “g” quale genio di rango: giusto quella sorta di “sphere packing” fra le dita della mano di “Gu” del disegno.
Fra non molto passerà davanti casa mia la “papamobile”...
Buona domenica,
gaetano

Paola Tassinari ha detto...

Gaetano, prima una risata liberatoria,.... poi il "papamobile" è già parcheggiato nel tuo garage di casa.
A parte, l' ironia tu hai veramente la coda del "666" tra le mani.......quando credo che il tuo acume non mi stupisca più....ecco che colpisce ancora più incisivo.
Sì Gaetano, questo racconto infantile, scritto ascoltando la voce "dentro" quella dei simboli è nato subito dopo aver scritto su Levi-Strauss ed il tuo commento ......gli uomini "nuovi" come te possono darci speranza, possono dare una svolta per toglierci dall' impasse, come? Col rigore della scienza, la prova della matematica ma non negando il senso della vita, Dio è morto cantavano i Nomadi, ma come è morto 2000 anni fa, può ben risorgere ancora.
Ciao Gaetano, se smetti di commentarmi, avvisami, che mi preparo alla delusione.....ma se puoi non smettere.
Un sincero saluto anche alla tua famiglia.

Gaetano Barbella ha detto...

Ti assicuro che veramente è passata davanti casa mia la vera "papamobile". Il Papa oggi è in visita a Brescia.
Avrai capito che con boh! sono io reale (e non virtuale) che intervengo, un povero diavolo alle prese con i guai della vita (come Bu con l'aggiunta di "h" riferito a homo habilis e il cambio di u con o di "lui"), ma appena conscio, a differenza di altri, di tutto ciò che mi è parso di riferirti.
Stammi bene,
Gaetano

Paola Tassinari ha detto...

E io che avevo creduto,che fosse stata una battuta, invece il Papa era veramente a Brescia......
Buonanotte Gaetano.

Gianna ha detto...

L'amore, l'amour!

Dolce notte, Teo.