lunedì 1 febbraio 2010

L' ANATRA FEMMINA RISOLVE UN PROBLEMA GEOMETRICO

I maschi delle anatre sono dotati di " pene" allungabile e retrattile. Lo tengono nascosto all' interno del loro corpo, per poi all' occorrenza allungarlo sino a quaranta, dico 40 centimetri. Con maschi del genere le femmine devono stare attente anche solo ad avvicinarsi . Ma la natura ha provveduto, alcuni biologi dell' Università di Yale, hanno scoperto che le anatre femmine hanno un sistema antimaschio. Se i "peni" delle anatre maschio sono costruiti come dei cavatappi che ruotano in senso antiorario, la "vagina" delle anatre è a spirale e ruota in senso orario, quindi geometricamente incompatibili.
Allora perchè le anatre non si sono estinte?
Perchè quando l' anatra femmina è conseziente, la "vagina" assume una posizione ricettiva, divenendo geometricamente compatibile al maschio.

16 commenti:

Paola Tassinari ha detto...

Qualcuno mi ha accusato di essere "pallosa"....piagnona, relativista, musicalmente zuccherosa......io ho risposto che forse sarò anche tutto questo.......ma sono mossa dal buon senso e questo è ciò che si deve tenere come radice per andare avanti.....ve ne siete resi conto che oggi il buon senso è merce rara?

Gianna ha detto...

Verissimo....!
Non sapevo del pene retrattile, la natura pensa proprio a tutto.

Paola Tassinari ha detto...

Ciao Stella.....io di fronte alla natura non smetterò mai di fare ohhhhhhhhhhhh.....come fanno i bambini piccoli.
Ciao.

Gaetano Barbella ha detto...

Per associazione di nomi l'oca mi ha portato a ocarina, lo strumento a fiato molto noto. Di qui ho scovato sul web un simpatico racconto "La Fata dai capelli biondi" di Cesare Lorefice e Luana Milan. Ma prima di raccontarla pensate a ciò che fece il Creatore nel plasmare il fango creando il primo uomo, Adamo, e poi alitò su di lui e "l'uomo divenne un essere vivente" (Genesi 2,7).

In quanto al "problema geometrico", che va ridimensionato, almeno nella norma comune (vedi qui), si pensi alla penetrazione del pensiero.

Ecco il racconto:

La Fata dai capelli biondi
diede a Cesaricchio dei confetti magici, soffiò
nella sua ocarina e il burattino
diventò di carne e d'ossa, e prese a cantare
e a danzare di gioia.

Proprio l'ocarina, vi chiederete. E sì perché quella fata era una fata che viveva il bosco di querce che tanto e tanto tempo fa sovrastava lussureggiante le dune di questa terra. E proprio dai resti sepolti di questa vegetazione, ormai trasformata in tivaro, era nata l'ocarina che lei usò per trasformare Cesaricchio.

La storia inizia un giorno di primavera quando un giovane scalzo si era fermato a pensare sotto l'unica quercia rimasta di quella foresta, a San Basilio di Ariano nel Polesine.

Aveva consumato le scarpe per il gran camminare, si fermò e guardava il cielo tra le fronde di luce fresca e, pur pieno di gioia, sentiva che nel suo petto c'era ancora quell'eterno vuoto che aveva ormai da una intera vita.

Mise le mani nel terreno sentendo, come un richiamo antico, di dover scavare come un cinghiale. Scava e scava, arrivò ad una vena di un terreno diverso dal resto, umido, grigio, compatto, che rimaneva tra le mani.

E comincio a toccarlo, ad impastarlo e ottenne una sfoglia che avvolse su sé stessa sino a formare una canna di argilla dura e lunga, su cui praticò dei fori con una pagliuzza. Poi provò ad accostare la bocca ad una estremità e a soffiarvi dentro muovendo le dita sui fori, e ne uscì una melodia così dolce che gli alberi smisero di stormire, gli uccelli di cantare: persino i pesci vennero a galla per ascoltare estasiati, e gli aironi cinerini e i fenicotteri rosa presero a danzare come dei ballerini di flamenco (fu da allora che i fenicotteri rosa presero il nome di flamingos !). Da lontano sentì questa musica divina la Strega Selvaggia : mai nome fu più appropriato… viveva costei allo stato brado, animalesco, tra le selve e, non esitava ad accoppiarsi con chiunque le venisse a tiro.

Si avvicinò, vide il giovane, se ne invaghì e pensò di farlo suo ad ogni costo. Spezzò il flauto di argilla in tanti pezzi e si denudò, ma Cesaricchio (questo era il nome del giovane), fuggì impaurito : non aveva mai visto una donna nuda. Dopo un po' arrestò la sua corsa, anche perché senza scarpe non poteva andare molto lontano, e si nascose dietro una duna.

Lasciò passare qualche ora, e quatto quatto ritornò alla quercia, prese in mano i pezzi del flauto d'argilla e vi soffiò dentro ad uno ad uno traendo delle bellissime note musicali da quei fischietti spezzati. Ma erano brutti a vedersi : sembravano delle dita mozze.

Erano dita scure, come di cioccolato, e per un attimo ebbe l'impressione che fossero le sue, lì, cadute a terra per un incantesimo. Senza dita! Che orrore! Forse significava qualcosa quella visione! Ne ebbe quasi ribrezzo, ma poi si disse che era il rimasuglio della paura appena passata. La Strega Selvaggia era ormai lontana, almeno sperava, e forse si era spaventato per niente. Magari la Strega non poteva essere diversa da quel che era, era la sua natura.

E così, con pazienza e ritrovato coraggio, con uno strano fremito d'attesa, riprovò a suonare.

Quand'ecco passò di lì l'Oca Giuliva seguita dai suoi ochetti, e...
Continua qui

Gaetano

Gaetano Barbella ha detto...

Chiedo venia per il link del racconto che non quello giusto per leggere il seguito.
Giacchè mi trovo lo riporto qui, unito al link giusto. Vedi qui.

Quand'ecco passò di lì l'Oca Giuliva seguita dai suoi ochetti, e si fermò estasiata ad ascoltare i trilli di Cesa
ricchio. Finito che fu il concerto, l'oca fece qua qua battendo le ali per applaudire, gli ochetti qui qui, e si tuffarono tutti contenti nel fiume Po.
Fu a questo punto che a Cesaricchio balenò un'idea luminosa, di quelle che accendono la vita : con le mani diede forma di ochette ai fischietti, ma con un balzo gli si parò davanti la Strega Selvaggia e gli domandò cosa fossero quei trilli. "Sono le ocarine" rispose Cesaricchio, e la strega inviperita prese a pestarle con i piedi. Dopo di che rosa dalla rabbia trasformò il bel giovane in una burattino di legno, così potè manovrarlo a suo piacimento, riuscendo persino a fargli l'amore.
Dopo qualche tempo si trovò a passare la Fata dai capelli biondi Luana delle Dolcezze, detta la Dea delle Dune per via del suo corpo sinuoso, che da secoli abitava quei luoghi e si era assunto il compito di proteggere le dune rimaste di questa terra tra il mare e il fiume Po.
Vide quel povero pezzo di legno tutto flaccido e indirizzito dal freddo e dalle intemperie, prese in mano l'unica ocarina sfuggita al pestaggio della strega, diede a Cesaricchio dei confetti magici, e pronunciò la formula segreta : "Fatina Fatuzza ecco la Paroluzza, Fatuzza Fatina ecco la Parolina".
Soffiò nella sua ocarina e d'improvviso il burattino si animò, diventò di carne e d'ossa, e prese a cantare e a
danzare di gioia con gli occhi colmi di felicità. Sentì un caldo tepore occupargli il petto al posto del gelo, e si accorse di non essere più di legno.
La Fata allora lo prese per mano e lo condusse con sé tra le dune, dove non servono le scarpe ed è possibile,
a chi passa di lì e porge l'orecchio, udire ancora la dolce musica dell'ocarina.
Morale della favola : anche senza scarpe si può esser felici lo stesso !
Ma cosa c'entra l'ocarina con l'Europa, vi chiederete. C'entra, c'entra, eccome ! Immaginate voi l'inno all'Europa
suonato da un'orchestra di ocarine : credo sarebbe qualcosa di unico e di sublime, che solo la Fata dai capelli
biondi poteva concepire. Essa infatti quando suona l'ocarina ne trae un soffio di poesia con il cuore e con le mani,
un Inno alla Gioia, che farebbe felici Beethoven e Schiller lassù tra le lor bianche dune di nuvole.

Gaetano

profezore Thutte Saluthen ha detto...

Bvonazera sighnora, io profezore Thutte Saluthen che pallare. Io zendido che kvalcuno tire du palosa! Ja, kvesto molto pruttissimo, ja, e pure sbaghliato, molto sbaghliato.
Du nicht palosa, nein, du tonna interezzande, feramente inderezzante, io dande goze imparare, ja, du zenzibile, eztroza, intellighiende, ja, kvesto ezzere fero, e kvi fetere anghe zdudiozen animalen: kvesto molte pello, io gendende!
E ora, io zaludare
auf wiedersehen

pierperrone ha detto...

Cara Paola, non importa quello che qualcuno può dire. Ognuno può dire quello che vuole.
Conta quello che ti senti dentro.
Questa pagina è tua.

Sul post. La varietà della natura è una ricchezza inestimabile ed inarrivabile.
Chi ha paura della varietà, chi pretende di voler ricondurre tutto ad un'unica razza, ad un unico colore della pelle, ad un'unica cultura, ad un'unica fede, oltre al resto, commette un peccato mortale contro la natura stessa.

Di questi tempi, oggi che si giustifica tutto, si accetta tutto, non si distingue più il bene dal male, dobbiamo ricordarcele le lezioni che la natura ci sa dare.
Non si può confondere una cosa con un'altra. Non si può mischiare tutto con la certezza che basta usare gli schemi della pubblicità per rendere vera qualsiasi cosa.
Le bugie restano bugie. I ladri, ladri. I mostri, mostri.
I buoni, buoni. I giusti, giusti.

Oggi, grazie ad una classe politica sciagurata, gli italiani stanno forgiando l'alibi autoassolutorio che ormai "sono tutti uguali".
trovo sia un peccato mortale contro la natura.
I cattivi restano cattivi. I buoni, buoni.

Neanche le oche, e dico le oche femmine, sbagliano, a rigirarsi dalla parte giusta le cavità "ricettive".
Non possiamo certo sbagliarci noi, che abbiamo un cervello superiore.

(PS. Quanto a pallosità spero di battere ogni record)

pulvigiu ha detto...

Un post che mi ha fatto scoprire
qualcosa di più sulle anatre.

Grazie Teodorica.

Un grande salutone da Giuseppe.

giardigno65 ha detto...

sei fantastica !!

Paola Tassinari ha detto...

ciao Gaetano, se vogliamo essere precisini, l' anatra non è un' oca; in quanto al problema geometrico è stato volutamente ampliato ( così per celia, poi ho capito che era riferito alla mia difficoltà nell' andare avanti col pensiero).
Poi ...ma tu lo fai apposta???????? Tiri fuori una favola ( io amo le favole sia chiaro anche se non ho più l' età, tempo fa ho fatto una serie di pitture sulle favole che sono piaciute)e tutto sembra semplice e invece......molto nota è l' ocarina di Budrio (BO) e qui in questi giorni ha suonato molto male per il sindaco costretto alle dimissioni per colpa di un'....... sì perchè nell' immaginario il suono delle oche è segnale di pericolo, quindi suonare con le ocarine l' inno all' Europa, più che un inno alla gioia mi pare un segnale di pericolo.
Poi la favola è ambientata sul Po, l' antico Eridano, dove si sono svolte le imprese degli Argonauti, dove forse ci fu la prima odissea di Ulisse. La fata è bionda, ma possibile che non ci siano fate more, ancora e sempre il clichè del biondo angelico.E poi quell' oca con qua, qui, quo, come non pensare ad anatra/Paperino/mc Donald/Walt Disney/Dalì?????????????? E il burattino, ma la colpa è nostra se diventiamo burattini , Dio non tratta Adamo come un burattino.Gaetano chiudo qui, tu mi fai andare la testa in salti ed ora non so il perchè ma ti voglio lasciare questa barzelletta.
L' anatra maschio col suo lungo pene di 50 cm, andò dal mago " Ti prego aiutami mi vergogno di avere un coso così"
Il mago " vai al lago della rana, se lei dice -no- ti si accorcerà.
L' anatra andò dalla rana le chiese "mi vuoi sposare?"
"No" rispose la rana.
L' anatra si accorse che il pene si era ridimensionato di 10cm, però non era ancora contento e ritornò dalla rana.
" Mi vuoi sposare'"
"No" rispose la rana.
L'anatra tornò a casa si misurò e vide che il suo pene era di 30cm, ma lo voleva un poco più corto, di 20cm sarebbe andato bene, tornò quindi dalla rana.
"Mi vuoi sposare?"
Rispose la rana " uffaaa! Ho detto no, no , no.
Ciao Gaetano, oh, lo so che non posso competere con la verve napoletana.
Besotto.

Paola Tassinari ha detto...

Profezore tedesken, lei sì che non è palozo, ma tedesken efficienten io non potere insegnare niente,gzazie per Konplimenten, ma io ezzere un po' zucona,e chi me critikare essere il fiklio ke volere ke io esser perfetten, io pagaren ke volere lui perfetten, perchè come mater io essere un po' tedesken et ora lui diventate tedeken tedesken.
Profezorone, sapere lei che tedesken molto konsiderare Ravenna ?
auf wiedersehen

Paola Tassinari ha detto...

Ciao Piero, la pagina è mia ed è già moltissimo,ma ricevere critiche è ancora meglio perchè vuol dire che ti leggono veramente, diventa uno scambio che mi arricchisce, è come se piovessero oro e gemme.E' come quando da piccola mi mettevo con la faccia sull' erba ed osservavo il mondo incredibile di quel fazzoletto di terra, c' era tutto un mondo lì, ora ritrovo la stessa curiosità nel web, se all' inizio mi bastava solo pubblicare ora i commenti sono la parte che aspetto per.....volare, per fare l' Ulisse.
Quante cose scopro,quante angolazioni per vedere le cose, tutto è complesso, quanta colpa hanno i nostri politici e quante colpe abbiamo noi????
Ha più colpe qualcuno che ha perso stimoli ed entusiasmi?
O chi è stato la causa che ha tolto stimoli ed entusiasmi?
Più passa il tempo e più credo che la strada giusta sia il buon senso, ovvero quell' anelito che ti dice FAI COSI'.
Storiella
Sono in ospedale, 20 anni io, 4 anni mio figlio. Pretendo di stare al suo capezzale solo io, egoisticamente io non mi muovo di lì.Le cose vanno per le lunghe, mio figlio diviene sempre più capriccioso, io sempre più tollerante.Tollera, tollera, una sera esasperata gli mollo uno schiaffo, gli dico che l' essere ammalato non gli da il diritto di essere prepotente e maleducato.Siccome stava prendendo molti medicinali, ed aveva la pelle sensibilissima, dopo qualche minuto l' impronta delle mie 5 dita si stagliava nitido sul suo volto, l' infermiera mi guardò di sbieco, e chiamò il dottore di turno per fargli vedere il volto di mio figlio. Arrivò il dottore, l' infermiera chiedeva, guardandomi: "cosa è stato? cosa è stato?Io zitta, mio figlio zitto, il dottore mi guardò .....poi disse non è niente e se ne andò.
Morale......non lo so, credo che sia che ognuno nella vita ha i suoi problemi e guai, scaricarli sull' altro non serve.
Ciao Piero....palloso da quale termine può venire? Da Palla? Allora è bello essere pallosi perchè la palla può essere leggerissima come una bolla di sapone o pesantissima come una spallonata in faccia.
Ciao.

Paola Tassinari ha detto...

Ciao Giuseppe.....avevo voglia di celiare un poco.....di velare...di fantasticare con la realtà
Salutone.

Paola Tassinari ha detto...

Certo che sono fantastica.....vivo nella fantasia.
Paperina ti fa ...duck, duck.

Gaetano Barbella ha detto...

Paola, per chiudere bene il cerchio sull'"argomento" assai persuasivo in discussione delle anatre, al mio pensiero non sfugge che questo anatide è parente stretto delle oche, cigni e fenicotteri - vedi qui. Ecco che si spiega perché Zeus si tramutò in cigno per adescare la bella Leda, regina di Sparta, della quale si era innamorato...

Al prossimo post,
Gaetano

Paola Tassinari ha detto...

Gaetano.....a momenti mi strozzo dalle risate....adesso tu non sai cosa hai combinato....è tipico dei romagnoli definirsi dei...galli, perchè ritenuti dei veri macho, io ho pure un post già pronto in cui paragono il pollo romagnolo all' uomo romagnolo, pensa che ne ho ricavato una canzone in dialetto che dei ragazzi goliardici stanno provando a cantare e a suonare.....ti rendi conto che cosa ho combinato, vengo a scoprire che il gallo ha il.....pisellino...e adesso, adesso che lo so...non ce la faccio a non dirlo e a prenderli un po' in giro.......ah Gaetano hai dato una zappata all' orgoglio romagnolo.
Chapeau.