domenica 19 maggio 2013

IL MOZART ITALIANO


  
Questa mattina ho letto sul mio solito quotidiano, nella Terza Pagina: "Rossini superò sia Mozart che la scuola napoletana: rivoluzionò il teatro, come più tardi Wagner e Verdi".
Sono letteralmente corsa al computer per scrivere questo post e commentare la frase.
Tutto ciò che scrivo è il mio pensiero, io sono solo una pasionaria della musica, le note mi entrano nella pelle e mi parlano, non sono un'intenditrice anzi sono piuttosto ignorantella,
Partiamo dalla fine, Wagner e Verdi, senza nulla togliere al loro genio, furono precursosi  di tempi drammatici e la loro musica è roboante di tragedie, pesante come i macigni più grossi...dimentichiamoceli un po'.Paragonandoli ai politici di oggi potrebbero essere dei Monti o delle Merkel sempre con quelle facce tetre cone se fossero garanzia di correttezza, a quelli di ieri a dei Mussolini o a degli Hitler, il paragone è forte ma la musica di Verdi e di Wagner, bellissima, è pur sempre tragica.
Wagner era amatissimo dai nazisti e Benito Mussolini amava la musica di Verdi e di Wagner.  Mussolini suonava pure il violino da "discreto" dilettante. Qualche anno fa il suo violino fu venduto all’asta negli Stati Uniti, per circa 20.000 dollari, e oggi è posseduto da un privato che vive nello stato dell’Illinois. Mussolini ebbe come amici personali Pietro Mascagni e Victor de Sabata.
Passiamo ora a Mozart, colui che mi ha "salvato" nel periodo più nero della mia vita, prima ero appassionata di Verdi e di Beethoven, poi nel momento più tragico ho trovato una pagliuzza alla quale mi sono attaccata era la leggerezza, lo scherzo, la fiaba di Mozart, nel periodo della tristezza odiavo Verdi e la sua serietà.
Questo è ciò che è capitato a me, dopo Mozart ho riscoperto Rossini, il cigno di Busseto, ma anche il cinghiale di Lugo, infatti Rossini non è nato in Romagna ma ... "Io ho casa a Lugo, la casa paterna, che non venderò mai, ma voglio sia conservata..."  
 La cosa che ho sempre trovato sconcertante di Rossini è la sua decisione di ritirarsi a 36 anni dalle scene, ossia all'apice della gloria e della maturità stilistica, se Mozart, morì a 36 anni non ancora compiuti, dopo avere bruciato tutte le possibili tappe, Rossini, circa alla stessa età, decise di ritirarsi a vita privata poichè non si sentiva più aderente al gusto del pubblico, il quale era mutato. Il dato più rilevante in tal senso, è il declino del genere buffo a vantaggio del nascente melodramma.
Come se le generazioni si preparassero alle tragedie e ai crimini del Novecento.
Personaggi peculiari, entrambi caratterizzati da una intima malinconia: ascoltando la loro musica si capisce che è davvero labile il confine tra gioia ed afflizione.
Da neofita quale sono e perciò completamente libera nelle associazioni ho riconosciuto in Rossini, Mozart, e in quest'ultimo la  Scuola Napoletana, conosciuta tramite le reinterpretazioni  del Maestro Riccardo Muti.
Se la vita è dura, perchè devo indurirla ancora di più, io chiedo all'arte di rallegrarmi, se mi allevia un po' il dolore io sarò meno indisponente con gli altri, considero l'arte salvifica in questo senso, quindi più Mozart e Rossini.
E ore per farvi sorridere un poco se paragoniamo Mozart e Rossini ai politici di oggi...uno solo regge il confronto: Silvio Berlusconi :)  


immagine di Teoderica
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6 commenti:

pierperrone ha detto...

Bel post, Paolina, mi è piaciuto.
Anche provocatorio, nel finale.
Ardito, troppo ardito, il paragone fra il Genio divino che c'era in Mozart ed il genio triviale che c'è nel cavaliere.
Ma in qualche modo anche io avevo pensato qualcosa di simile.
Io lo avevo accostato a Dongiovanni.
Ma non per la banale propensione a fare lo sciupafemmine. Io penso che un vecchio di 76 anni ha le cartucce scariche. Al massimo spara un colpo a salve. E invece avrà la lungua sciolta a raccontare imprese immaginarie più dei giovinotti di caserma.

Invece li ho accostati, il cavaliere e Dongiovanni, per la "cupio dissolvi", per quella forza incontrollabile che li rende quasi eroici, ma che li conduce ineluttabilmente al male, e di qui, all'autodistruzione.
Si, perchè penso che al di là delle manifestazioni di ricchezza, potere, gloria, conquiste e quadernetti, alla fine Dongiovanni sia un eroe tristissimo e solitario, che vede dinanzi agli occhi, istante per istante, la morte e non sa conviverci. Vive con quel fantasma che lo rende un assetato di vita insaziabile, ma mai sazio.
Così m'immagino il cavaliere. Solo con sè stesso, anche quando è in pompa magna davanti alla sua corte. Solo e triste. Con la fine davanti agli occhi. Inseguito dai fantasmi che gli impediscono di godere della pace del momento, del silenzio che spalanca spazi sconfinati.
Lui tiene, secondo me, sempre acceso il giradischi interiore.
Secondo me ha paura del silenzio.

Un commento su Mozart.
Anche io lo trovo divino.
Come quegli dei che con superiore capriccio giocano con le passioni umane, una specie di eterno bambino capace di mettere un filo di distaccata dolcezza anche nella più intensa delle musiche da requiem. O la carnalità di un gorgheggio femminile nella più casta del musiche da messa.

Un pò come il Caravaggio.
Che seppe mettere nelle vesti della Madonna addirittura chi professava il peccato carnale come mestiere. Portando alla redenzione la bellezza.
Sia Caravaggio, che Mozart.
Dimostrando che il Genio è redenzione.

Un abbraccio (e buona domenica)
Piero

Paola Tassinari ha detto...

Grazie Piero,
a volte penso che i miei e i tuoi pensieri siano distanti ed invece li trovo tanto simili in questo tuo commento...il genio triviale...con queste parole hai centrato, secondo me, l'essenza del Cavaliere,con pochissimo hai detto tutto.
So che ti piace Mozart, quando i nostri bit si sono incontrati,tu mi hai narrato della Regina della notte e spiegato il Flauto Magico.
Buona domenica...un bit bacio.

ilcuorecomeilmare ha detto...

tu ignorantella...io ignorantone per la musica e dintorni.
Riesco solo a canticchiare e mi fa bene...da ragazzino i nonni mi portavano al Petruzelli, avevano ogni anno l'abbonamento alla stagione lirica. Mi piacevano Aida e Tosca ...poi da grande la musica leggera, un pozzo senza fine di copioni pure dalla lirica e dall'operetta. Tutta altra musica e solo geniale quella del Cav. in ogni campo si cimenti, dal dongiovanni al bungabunga. E il solo o quasi che la vita é pure questa e che bisogna sfidarla sempre con idee nuove e vincenti....questi due secoli li ha cavalcati meglio di Hudini

Paola Tassinari ha detto...

Caro Cosimo,
a me piace tutta la musica, un po' meno il jazz.
Quest'anno sto realizzando un sogno, sto studiando musica ed ho iniziato a suonare il flauto dolce.
Il Cavaliere l'ha definito bene Piero: genio triviale... da trivio, e quindi plebeo, volgare, sguaiato, di una grossolanità scurrile, ma il trivio era anche l'insegnamento delle arti liberali nel Medioevo :)
Ciao

Adriano Maini ha detto...

Io sono ancora meno che neofita, ma le tue parole qui mi hanno fatto comprendere l'importanza dell'opera lirica in chiave buffa, non solo perché corrisponde a miei, forse infantili, desiderata, ma anche perché ho sempre guardato, fatte salve arie immortali, forse ammirate più per grande tecnicalità che altro, con un certo distacco al melodramma classico.

Paola Tassinari ha detto...

Io ero amante delle tregedie, quelle con un sacco di morti,la vita mi aveva portato a ciò,amavo Verdi e Wagner.
Finchè ho capito che la tragedia l'avevo dentro di me, Mozart mi ha aiutata, ora per me l'arte mi deve rallegrare,la vita è già dura.
Ti dirò di più, non mi piace il crocefisso,inizialmente non era un simbolo sacro,meglio il tau di San Francesco.
I simboli sono introiettati nella nostra psiche e il crocifisso ci dice che dobbiamo portare la nostra croce con serenità...perchè?
Ciao Adriano e scusami lo sfogo.