mercoledì 6 novembre 2013

BRUCIA ALL' INFERNO (seconda parte)


Continuiamo la discesa all' inferno dei romagnoli, all'ottavo cerchio, da cui Dante dirige il suo sguardo verso il fondo della quarta bolgia, dove una moltitudine di anime, quelle degli indovini, avanza in silenzio piangendo. Ciascuna di esse ha il viso completamente rivolto all’indietro, in modo che le lagrime bagnano la parte posteriore del corpo. Nel vedere la figura umana così stravolta Dante non riesce a trattenere un moto di commozione, ma Virgilio lo rimprovera aspramente, facendogli notare che essere pietosi verso siffatti peccatori significa ignorare la vera pietà. Poi gli rivela il nome di alcuni di loro, fra questi c'è Guido Bonatti , astrologo di Forlì autore di un Liber astronomicus, trattato astrologico che ebbe larga fortuna. Visse alle corti di Federico II, Ezzelino da Romano, Guido Novello e Guido da Montefeltro. Il "Liber decem continens tractatus astronomiae", di cui esistono vari esemplari e vennero pubblicate diverse edizioni a stampa, che dimostrano  il credito e l'interesse che il testo suscitò anche nei secoli successivi. Sorvolando sulle implicazioni matematiche, Bonatti vi esponeva gli elementi basilari dell'astronomia tolemaica, aggiungendovi i risultati delle proprie ricerche ed osservazioni, con l'individuazione di ben 700 stelle. 
Nel  XXIII canto, il girone dei seminatori di discordia, Dante incontra un altro romagnolo , è il girone in cui si trova pure Maometto. Si avvicina un altro dannato con la gola squarciata, il naso mozzato e un solo orecchio, che dopo aver osservato Dante emette la voce attraverso la ferita nel collo: si rivolge al poeta dicendo di averlo conosciuto in  Terra e si presenta come Pier da Medicina, originario della Pianura Padana. Invita Dante ad ammonire Guido del Cassero e Angiolello da Carignano circa il fatto che saranno gettati fuori da una nave e uccisi presso Cattolica, per il tradimento di un malvagio tiranno (Malatestino da Rimini). Una simile infamia non si è mai vista in tutto il Mediterraneo: il tiranno, che regge la terra (Rimini) che un suo compagno di pena si pente di aver visto, li attirerà in un tranello con la scusa di parlare e poi li ucciderà prima di giungere a Focara.
Dante è assai severo con gli indovini  e chi con previsioni e proprie idee causa discordia, questi ultimi hanno gli arti tagliati e stanno bagnati nel sangue, forse Dante dimentica che pure lui era un indovino, mago ed alchimista e le sue idee sulla visione della politica, causa all'epoca di scontri feroci gra guelfi e ghibellini, si rivelarono inattuabili.




immagine di Teoderica



 

2 commenti:

ilcuorecomeilmare ha detto...

Dante è un italiano e come tale preferisce pure lui lo sport di guardare la pagliuzza negli occhi degli altri evitando di vedere la trave che ha lui dentro.

Intanto le labbra sono proprio quelle "...sulle quali morire"

Paola Tassinari ha detto...

Allora muori :) ciao Cosimo