lunedì 11 maggio 2009
PERCHÈ AVER PAURA DELLA MORTE? 1 PUNTATA
ACHILLE CAMPANILE (Roma, 1899 Lariano 1977) giornalista e scrittore di larga vena comica, dallo stile personalissimo...
I nostri lontani pronipoti potranno ridere finchè vogliono dei molti aspetti buffi di quest'epoca, ma ad una cosa dovranno far tanto di cappello: al nostro sovrano disprezzo per la morte.
A noi la morte non fa paura. Ed è giusto che sia così. Aver paura della morte è ridicolo. Noi siamo provvisoriamente vivi. L'esser vivi è uno stato eccezionale e transitorio del nostro stato normale, che è l'essere morti. Basterebbe mettere in rapporto la durata del tempo che si è vivi con quella del tempo che si è morti, per capire come la vita sia un attimo di distrazione di un morto. Si è vivi per un minuto e si è morti per l' eternità. Grattate il vivo e verrà fuori il morto. Spogliatelo fino all' osso e troverete uno scheletro già pronto. Guardate quelli che passano per le strade. Sono degli strani morti che per un certo numero di anni, la mattina si alzano in piedi fanno da sè stessi la loro toeletta prendono il bastoncino ed escono di casa. Alcuni accendono una sigaretta e fumano con grande naturalezza. Guardateli- mentre vi vengono incontro sul marciapiede, vestiti da preti, da militari, da borghesi, da serve, da gran signori, da pezzenti, da professori, questi morti con la paglietta, le ghette, i guanti, gli occhiali, l'ombrello; col nodo alla cravatta e i bottoni nelle asole. Alcuni persino con la tuba.
Essi sono le mille miglia lontani dall'immaginare d'esser morti. A vederli camminare così seri, così pieni di sussiego, come se fossero sempre stati vivi e dovessero esserlo sempre, fanno crepare dal ridere... continua alla prossima puntata.
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10 commenti:
Cara Paola, è molto bello il pezzo che hai scelto oggi.
Campanile era un signore di ironia ed eleganza, ma graffiava e faceva male.
Certo che la vita è una parentesi nell'eternità della morte. E molti la vivono in maniera ridicola, inconsapevoli dell'importanza di questo attimo fuggente. Che deve essere assaporato, gustato, nobilitato fino in fondo, perchè è l'unica scintilla che spetta ad ognuno di noi.
Con questa scintilla possiamo accendere il fuoco eterno degli dei ed essere fieri ed orgogliosi di aver impiegato al meglio quella scintilla.
Oppure possiamo farla spegnere senza che sprigioni un attimo di calore, distraendoci nell'adorazione di falsi idoli.
Ci sono molti che non sanno distinguere fra dei ed idoli.
Altri che invece non sanno neanche di possedere quel tesoro.
Quanta ragione ha Achille Campanile!!!!
Sono contenta che ti piaccia Achille Campanile, egli è sempre molto sferzante. E' uno stimolo per cercare di dare un senso di didnità alla persona. Ciao Piero.
PS Questo racconto mi è venuto in mente pensando ai nostri grandi ( tipo il principino o Berlusconi o ecc ecc
Sono contenta che ti piaccia Achille Campanile, egli è sempre molto sferzante. Bisogna leggerlo ogni tanto per ridimensionare le nostre pretese. Soprattutto i potenti dovrebbero leggerlo. Ciao Piero e buona giornata.
Quel “cazzimmoso” di Campanile.
La comicità che salva?, si potrebbe dire sul potere della morte, per bocca di Campanile?
“A noi la morte non fa paura . Ed è giusto che sia così. Aver paura della morte è ridicolo”
Certo è che se Campanile avesse approfondito uno dei suoi aforismi celebri, quello sulla fortuna, avremmo sentito dire da lui, “La morte viene dormendo, e chi si alza presto le taglia la strada.».
Ma se il “dormire” per Campanile vale come tentare di sfuggirvi a causa di una paura per lui insensata, per i “seri”, eppur grandi poeti, è il soggiungere di stati depressivi per poi prendere la forma del “vizio assurdo”.
“Il vizio assurdo”, cioè il suicidio, l’ombra minacciosa della morte, che perseguitò in vita sotto forma di depressione Cesare Pavese, ritorna con un tono lirico essenziale, assoluto, nella raccolta “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi”, dieci disperate liriche dedicate all’ultimo amore per l’attrice americana Costance Dowling.
Si erano conosciuti verso le fine del ’49, si erano amati per tutta la primavera seguente, poi la storia era finita. La fine di questo amore è il preludio (la causa ? l’occasione?) per il gesto definitivo da tanto tempo immaginato vagheggiato. “Verrà la morte” rappresenta con esattezza spoglia la concezione di Pavese della vita, come avventura senza speranza. Quell’ultimo verso -«Scenderemo nel gorgo muti»- sembra non lasciare illusioni.
Ad esse si riferisce il poeta nelle ultime lettere a Constance Dowling: «Carissima, non sono più in animo di scrivere poesie. Le poesie sono venute a te e se ne vanno con te. Questa l’ho scritta qualche pomeriggio fa, durante le lunghe ore all’Hotel in cui aspettavo, esitando, di chiamarti. Perdonane la tristezza, ma ero anche triste. Vedi, ho cominciato con una poesia in inglese e finisco con un'altra. C’è in esse tutta l’ampiezza di quel che ho sperimentato in questo mese: l’orrore e la meraviglia».
Cesare Pavese nel ‘49 conobbe la causa della sua morte, in preludio attraverso “gli occhi” di lei, l’americana Costance Dowling e nel 1978 fu da “lei” baciato.
E di Achille Campanile, nel ‘49?
La Gazzetta dello Sport.it lo vedeva al seguito del giro ciclistico d’Italia, l’anno dei trionfi degli eroi Coppi, Bartali e Magni. Achille non smentì la sua fama di “cazzimmoso” perchè arrivò insieme a Dino Buzzati regalando pagine indimenticabili. Campanile, in uno dei suoi articoli strepitosi, fece addirittura rapire Coppi e Bartali dal bandito Giuliano. Clicca qui.
“Cazzimmoso”,
da un articolo La Regione Ticino. 32, boulevard boulevard@laregione. ch n.250. Clicca qui.
Un nuovo vocabolo di origine partenopea, dopo “monnezza” e “inciucio”, sta per fare il suo ingresso nel dizionario della lingua italiana: si tratta di “cazzimma”, un termine molto diffuso in Campania e comunemente adoperato, in contesti colloquiali, anche da persone colte. A questa parola, alle sue origini e alle sue innumerevoli manifestazioni è dedicato per la prima volta un saggio dal titolo “De vulgari cazzimma – I mille volti della bastardaggine”, edito dalla casa editrice napoletana Cento Autori e scritto dall’umorista campano Pino Imperatore. “Cazzimma – spiega Imperatore – non è una parolaccia. Nella sua prevalente accezione negativa equivale alla manifestazione di vari difetti: astuzia, furbizia, cinismo, prepotenza, malizia, scaltrezza. Chi agisce con una cazzimma negativa si comporta con perfidia e sadismo, senza alcun rispetto per gli altri, allo scopo di procurarsi scorrettamente un vantaggio. In positivo, invece, la cazzimma si esplicita mediante l’ingegnosità, la destrezza, l’abilità nel fare e nel dire, l’avvedutezza. In questi casi, non è un eccesso e non provoca danni irreparabili al prossimo”. Il libro dimostra, mediante divertenti aneddoti, come la cazzimma sia largamente diffusa nelle relazioni sociali ed economiche, nei legami sentimentali e nei rapporti d’amicizia, e quanta influenza abbia avuto in vari campi: politica, letteratura, cinema, teatro, musica, filosofia, sport, persi- no nei cartoni animati. Per rendere più comprensibile il concetto di cazzimma, Imperatore fornisce vari esempi: “Il gol più cazzimmoso della storia del calcio? Quello segnato da Maradona con la mano contro l’Inghilterra nei Mondiali del Messico 1986. I governanti più cazzimmosi e politicamente scorretti di tutti i tempi? Caligola, Nerone, Bonifacio VIII e Cesare Borgia.
La teoria filosofica più cazzimmosa di tutti i tempi? Il ‘paradosso di Zenone’, in cui Achille piSenzaé veloce gareggia con una tartaruga e non riesce a raggiungerla. Il personaggio più cazzimmoso delle barzellette?
alcun dubbio, il pestifero Pierino. Il personaggio più cazzimmoso della storia del teatro? Il giovane Tommasino, alias ‘Nennillo’, di ‘Natale in casa Cupiello’, capolavoro di Eduardo De Filippo. La palma d’oro per la cazzimma nei cartoons spetta invece a Vil Coyote e a Bip Bip”.
Il volume sarà presentato prossimamente in varie sedi “De vulgari cazzimma – I mille volti della bastardaggine” è il settimo libro umoristico di Pino Imperatore, che è responsabile della sezione Scrittura Comica del Premio ‘Massimo Troisi’ e del Laboratorio di scrittura comica e umoristica ‘Achille Campanile’. L’anno scorso Imperatore ha pubblicato contemporaneamente tre libri, intitolati catena di Santo Gnomo”, “Manteniamo la salma” e “Questo pazzo pazzo pazzo mondo animale”, raggruppati sotto il titolo di “Trilogia del Buonumore”. Una trilogia cazzimosissima. ANSA/RED
Ma forse Campanile, da quel napoletano che è nel mio cuore, sotte, sotte io penso che è uno che se votte 'nnaze pe' non carè arreto!
Gaetano
Cazzimma (o cazzimme) = sperma.
Questa è la traduzione letterale dal napoletano.
Per sineddoche, figura retorica che indica la parte per il tutto, sta per: "ca..o"
Cazzuto lo era senz'altro, Campanile, nel senso dell'acuto osservatore, elegante ed ironico fustigatore delle debolezze umane.
Lui forse avrebbe saputo incenerire con una battuta al vetriolo i tempi di oggi ed i mostri che li abitano.
Grande Campanile. E' vero noi siamo provvisoriamente vivi.
Cara Teo non penso mai alla morte tanto e' vero che spero proprio di non essere al mio funerale.
Felice e radioso giorno.
Vale
Caro Pier , .....ma tu al tuo funerale non ci sarai . Ciaoooooooooooo :-)
Caro Gaetano , grazie per la spiegazione , Achille lo amo così senza averlo tanto approfondito , tu me lo hai fatto conoscere meglio e tutto quello che hai scritto coincide perfettamente. Ciao .
Caro Pietro , grazie per la tua spiegazione " tecnica" io non lo sapevo e credo sia illuminante. Ciao.
Ciao, Paola. Campanile è un grande dalla sottile e particolarissima vena umoristica, che difinirei surreale.
Fra le prime sue opere, adoro le "Tragedie in due battute"!
Questo il sito curato dal figlio Gaetano:
http://www.campanile.it/
La morte? L'altra faccia della vita, per me! Paura? No, più che altro...curiosità. Quando verrà? Speriamo che tardi perché ho molto da fare ancora...
Buon w.e. a te ai tuoi lettori
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