mercoledì 13 gennaio 2010

OMAGGIO A NIKI DE SAINT PHALLE


In un post precedente ho parlato di Giulietta, ciò mi ha fatto ricordare un' artista e le sue donne grasse e coloratissime: le Nanà.
Niki de Saint Phalle (Neuilly sur Seine 29/10/1930 San Diego 21/05/2002) secondogenita di una famiglia della grande aristocrazia francese, cresce a New York, ma la sua straordinaria ricchezza e bellezza non le bastano. Dopo un violento esaurimento nervoso scopre che l' arte può dare la felicità, più del denaro e della bellezza. Negli anni "60 approda a Parigi, sposa Jean Tinguely, protagonista del Nuovo Realismo e da vita ad una serie di straordinarie opere dedicate all' universo femminile.
Un universo in cui le Nanà sono l ' alternativa alla "modella" magra e schiava della sua apparenza. Le Nanà sono donne materne , rilassanti e gioiose, ricordano tanto la Madre Terra, e come essa sono infinitamente libere, è possibile imbrigliarle solo con l' amore.
Niki creò anche fantastiche immagini di Tarocchi, perchè la donna è sempre anche magia ed irrazionalità che si fa realtà; infatti a Capalbio esiste un giardino creato da Niki in cui i Tarocchi sono divenuti un progetto.


NB A Roma al Museo Fondazione Roma, via del Corso 320, è in corso sino al 17 gennaio una mostra con più di 100 opere di questa magica artista.

12 commenti:

pierperrone ha detto...

Si c'è una sua mostra adesso in programmazione a Roma. Devo andarci.
Un saluto veloce.

kicca ha detto...

Ciao Teoderica ,ti lascio un saluto ,ma tornero' voglio leggere i post e non ho tempo .

baci
kicca

giardigno65 ha detto...

Quel minimo di abbondanza
che avvolge i tuoi fianchi
attira le cellule
del mio essere.

Se Tu fossi perfetta
non saresti così invitante !!

Cos'è " la perfezione "
se rende un corpo statuario
e spinge chi l'ammira
in un piano
spirituale ed astratto ?

Cos'è " l'imperfezione "
se mi spinge
verso la realtà ?,

Rimangono i Tuoi fianchi
che con le loro dolci imperfezioni
rappresentano la perfezione
dell'Universo.

Gaetano Barbella ha detto...

Nestore e la sua enorme carpa in bianco e nero, del disegno, con i suoi "fili" mi porta ad altri colorati, quelli di Nanà, Niki de Saint Phalle, del post a commento. "Fili" di un misterioso destino così espresso che prendono forma nei suoi due modi d'essere, della dinamicità con i capelli fluenti di Nanà (la rosea carne) e della staticità con la sfera terrosa in cui poggiano, "impigliandosi" (una volta poggiati è inevitabile che si formino radici indistricabili), i piedi di lei.
Di qui le opere d'arte di Nanà, così grandi (espressione di realtà e non simbologia appiattita su tele o pareti) e difficili da poter essere esposte in sale di musei, finiscono per apparire all'aperto in piazze e vie di tante città. In Toscana fa effetto vederne tanti in forma di tarocchi.
Le opere di Nanà si confanno al disegno che la ritrae nella suddetta duplicità, in questo post. Infatti sono in molti, fra i critici d'arte, a trovarne la rassomiglianza alle opere di un famosissimo artista e architetto della Spagna, Anton Gaudì i Cornet. L'opera sua più famosa è la Sagrada Familia di Barcellona. Opera incompiuta come a dar sostegno che è nelle mani di Dio il compimento del genere umano di cui è padre.
Gaudì è stato definito l'Architetto di Dio. Egli fu tanto umile che non desiderò completare la sua prestigiosa Sagrada Familia, la Chiesa.
«Sarà il patrono San Josè a terminarla» disse Gaudì, quasi a porre un provvidenziale freno all'ardimento creativo di un genere d'uomo nelle vesti di un servo dell'«Architetto divino» della Chiesa di Cristo. È un certo segno di mortificazione e temperanza del cristianesimo che ha anche voluto dominare la Terra trasgredendo, in tanti casi del passato, il mandato di Gesù Cristo di tener da conto la condizione dello stato di povertà.
Il fedele Gaudì stigmatizzò quest'estrema necessità facendo erigere, appunto, una capanna scuola accanto al tempio della Sagrada Familia, eseguita all'insegna della più moderna tecnica costruttiva. La sua struttura era talmente limitata al minimo che sembrava un miracolo a tenerla in piedi. Si potrebbe arguire che la giusta e vera Scienza di Dio, grazie al Cristianesimo, è la stessa che plasmerà l'uomo del domani perché si conformi all'originale intento divino.
La "capanna" di Gaudì di Barcellona non è diversa dalle travagliate "Capanne di Betlemme" nei secoli. Lo stesso Gaudì, tanto amato dai suoi concittadini, pagò con la morte cruenta travolto da un tram, e nel più assoluto anonimato, il prezzo della sua fedeltà al creatore Universale.
La mia visione delle radici dei piedi di Nanà: da un lato costituiscono l'unica via verso la vita eterna, la sopravvivenza umana nelle mani del suo Creatore, ma anche tribolazioni; dall'altro lato la prova esoterica del modo di pervenire alla verità. Il Libro della Verità solo Cristo lo può reggere a mani nude, mentre gli altri che ricorrano nel "pallio", com'è raccomandato attraverso gli splendidi mosaici di Ravenna, che tu stessa, Paola, hai fatto notare.
Ma il misterioso "pallio" (Phalle?) è un velo eterico e non materiale, altrimenti quelle radici, anch'esse materiali, non si formano mai impedendo la procreazione e quindi la posterità umana.
Il velo allude all'incoscienza e dunque giammai credere che sapere la verità attraverso – mettiamo – i tarocchi risolve furbescamente la questione sul potere del pallio.
Non che siano da malgiudicare i tarocchi, solo che per tenerne da conto vale quel che ho detto nel secondo commento sul "lapsus calami" (senza riscontro).
Così facendo è vero ciò che viene riportato nel Vangelo quando Gesù assicura che il suo peso (la croce) è sopportabile. Qualunque "morte" sopraggiunge non comporta sofferenze atroci e quasi sempre è dolce il trapasso.

Gaetano

Gaetano Barbella ha detto...

C'è di più da sapere di Nanà, e già il nome ci porta là dove c'è "Phalle" con la sua etimologia in dirittura d'arrivo di "farfalla".
Vediamo un po', poi mi pagherai la consulenza, mia cara Paola che vuoi imparare.

"Farfalla" conduce a "papilio".

Molto discorre di questa voce il Menagio, traendola poi dal greco "phalle". Non finisce di piacermi l'opinione sua. Perché aggiunto "far" a "falle"? E poi il Greco "phalle" significa non già la "farfalla", ma la "lucciola" (esclamerai ora ho capito bene Gaetano), in latino "cicindella".
Ma onde questo vocabolo? Più tosto dallo stesso "papilio" de' latini, alterato coll'andar del tempo da noi Lombardi, dicendo noi "parpalia", "parapaia".
I Toscani poi maggiormente alterarono la voce Lombarda con dire in vece "parpalia", "farfalla". Il P facilmente si muta in F, come consta da altre parole.

Ma dei Lombardi (ora son io l'etimologo), i Bresciani sono una eccezione, poiché per loro (e per me) una è la "farfalla" giusta e ve lo dico prima in italiano e poi in bresciano:
«Definire una parola è come catturare una farfalla in volo»;
«Definì 'na parola l'è cumpagn de ciapà en barbèl che el vula»;
mentre in Bolognese (forse anche a Ravenna) è «Definîr una parôla, l'é cunpâgn a ciapèr una parpâja in st'mänter ch'la våula».

Nei primi tempi della mia vita qui a Brescia (1969), alcuni miei colleghi di lavoro bresciani sorridevano nel pronunciare il mio Barbella. In principio non ci facevo tanto caso, ma poi mi incuriosì la cosa e chiesi spiegazione...

Gaetano

Paola Tassinari ha detto...

Piero....vai, ma ricordati che chiude domenica 17....e se ci vai paghi lo scotto ......qualche foto e magari un bel post.
:-)

Paola Tassinari ha detto...

Kikka grazie che sei passata.....quando torni mi devi dire chi è il dottore che scrive alla Sturmtruppen....l' ho visto commentare da te....è troppo forte.
Baciotti.

Paola Tassinari ha detto...

Elà..là..lallà...caro Giardino a buon intenditor poche parole ^_^

Paola Tassinari ha detto...

Gaetano, Gaetano ti sei svelato...da en barbel si va alla parpaja ( il bolognese è simile al romagnolo,ma il romagnolo è diverso anche da Ravenna e Forlì...ma ricordati che io sono romagnola e sono secessionista, nel senso che vorrei la Romagna autonoma, la povera Romagna "zucona"tenuta sotto i tacchi dall' industriosa Emilia, perciò non confondermi con una bolognese)e da qui si va al pallio: tu sei il pallio, perciò sei tu il tramite, sei il velo.In quanto alla capanna fatiscente di Gaudì (di Gaudì mi piace molto la Sagrada e il parco Guell, un po' meno la csa dai balconi coi teschi)non lo sapevo, però mi hai dato un' idea per pagarti la parcella per i tuoi commenti...ti invio uno dei miei fatiscenti lavori, così ti faccio fare un salto sulla sedia nel vedere il mio caos.....e poi magari sei capace di "aggiustarlo".
Sai che non avevo notato l' attinenza fra il pallio e il cognome della Niki?
Ciao Gaetano, un besotto.

kicca ha detto...

Molto interessante ,ho imparato una cosa nuova :)

buon week end cara
baci
kicca

Paola Tassinari ha detto...

Buon fine settimana a te Kikka.
Un besotto.

Floriana ha detto...

Ciao Paoletta è un po' che non ci sentiamo..... non so se vale anche per te ma io ho un bisogno irrefrenabile di aprire le finestre e far entrare tanta aria fresca....
Lo senti questo profumo di primavera? Ciao Madame Butterfly....non nel senso pucciniano, ma è solo nel battito delle ali.
Un abbraccio

PS: sono stupita dal messaggio di Antonio (giardigno) è riuscito a scrivere più di una riga. Scherzo, è bellissimo quello che ti ha scritto.
Flo