mercoledì 20 gennaio 2010

PEOPLE

CARMEN e JACINTO 1 parte


Non molto distante dal bar che gestisco, hanno allestito, fra le critiche degli abitanti, un campo nomadi. Fra i variopinti personaggi sopraggiunti vi era anche Carmen, una zingara sedicenne, dire bellissima è dire poco, già sposata con un coetaneo e madre di un bimbo. In pochi anni Carmen, sfornando figli come conigli, ha perso molto della sua bellezza, ma non il carattere indomito.
Quando è nata l' amicizia tra noi, non saprei dirlo, era sommessa, ma fluida come un fiume.
Quando gli zingari entravano nel bar, era caos, era difficile rimanere impassibili, vedere i bimbi sporchi e mezzi nudi, sgranocchiare cioccolato e patatine e bere coca cola, mentre i genitori andavano a cognac e vino. Occorreva tenerli d' occhio, perchè normale ed istintivo era per loro infilarsi ogni genere di merci sotto i lunghi sottanoni colorati. Di solito sono le donne che rubano, gli uomini osservano ed agevolano la fuga.
Un giorno il marito di Carmen alzò le mani su di lei, io a volte non riesco a rimanere impassibile, mi frapposi fra lei e il marito, viso a viso, occhi negli occhi, intimai all' uomo:- Se alzi ancora le mani su di lei, telefono ai carabinieri e ti denuncio.-
Lo zingaro rispose:- E' mia moglie, faccio quello che voglio - poi scoppiò a ridere e tutto finì lì.
Da allora qualcosa cambiò, Carmen iniziò a raccontarmi qualcosa di lei e del suo modo di vivere, io non ero più una "gaggia"( cioè una paurosa, una non degna), mi fece vedere pomposamente che sapeva leggere ( in realtà sillabava).
Iniziai a sgridarla per come teneva i figli.
Un giorno, era il 13 dicembre, nevicava, era freddissimo. Carmen entrò nel bar coi figli ed il marito. I bimbi erano completamente nudi e scalzi. Mi arrabbiai talmente tanto, furente alle scuse di Carmen che cercava di spiegarmi che era per " temprarli".
Pochi giorni dopo si venne a sapere che al campo nomadi era morto un bambino di 15 mesi per stenti e sevizie, fra le quali anche bruciature di sigaretta.
Sconvolta iniziai a bombardare di telefonate e fax la Circoscrizione perchè facesse qualcosa.
Contattai Carmen, era allarmata perchè aveva paura che le istituzioni togliessero i bambini anche a lei, cercò di spiegarmi che la morte del piccolo era dovuta ai bimbi più grandicelli, una specie di circolo vizioso, in cui il grande rifaceva quello che aveva subito da piccolo. Carmen giurava e spergiurava che ai suoi bimbi stava attenta.
Qualche mese dopo, Carmen tornò a trovarmi, era col marito, le avevano portato via i figli, erano in un istituto, stava andando a trovarli.
Le dissi:- Capisci che è per il loro bene, basta con questa vita di stenti, non è più tempo, ti devi adeguare, tuo marito può lavorare, puoi lavorare anche tu, dimostrate che potete cambiare, vi ridaranno i figli, le istituzioni vi aiuteranno.-
Era addolorata, il marito cercava di scherzare, ma Carmen era triste, triste.
Dopo sparatorie, corse folli in auto, incendi e la morte del piccolo, il campo nomadi è stato chiuso. Gli zingari non erano riusciti ad integrarsi, il loro più grande handicap non è neanche perchè vivacchiano rubacchiando, ma l' alcol. Quando sono in preda all' alcol non sono più gestibili, pagano il loro non adeguarsi con un' inquietudine latente che li porta a sbronzarsi. Chi di loro tenta di affrancarsi è dagli altri del gruppo considerato un traditore e perciò per loro, disintossiccarsi è ancora più difficile.
Pochi giorni fa è entrato nel bar il marito di Carmen , con fare straffottente si è rivolto a me:- Carmen è una scema, si è fatta mettere la catena come un"gaggio", vive in un appartamento, lavora e sta coi figli, schiava dell' assistente sociale, puah, figli ne poteva avere quanti ne voleva e prima o poi sarebbero tornati anche gli altri, puah- e intanto buttava giù wisky con occhi dolenti.
Perchè tu non ce l' hai fatta Jacinto?



Il racconto è frutto di fantasia. Eventuali somiglianze a fatti realmente accaduti sono puramente casuali.

11 commenti:

Annarita ha detto...

Una storia incredibilmente dolorosa! Non è facile l'integrazione per nessuno. Mi chiedo che cosa potremmo fare noi "gaggi" per aiutare questa gente.

Nel Salento, esistono intere comunità che sono riuscite ad integrarsi bene già da molti anni. Nel mio paese di origine, gli zingari hanno avviato diverse attività commerciali, si sono stanziati e vivono pacificamente, frequentano le scuole pubbliche, e si celebrano anche diversi matrimoni misti...

Una riflessione si rende necessaria, Paola, perché interventi sporadici non spostano la situazione più di tanto.

Una storia triste, ma raccontata con sensibilità. L'immagine degli occhi e del sole cattura. Ci penserà Gaetano a farne l'analisi.

Besito.

pierperrone ha detto...

Già, perchè non ce l'ha fatta Jacinto?

Perchè la condanna degli uomini sta dentro alla loro testa, consiste nella cultura chiusa, nei retaggi tribali che Jacinto si porta dentro più forti degli altri.

Lui è più puro di Carmen.

La sua cultura è impermeabile, non si piega ai compromessi di una civiltà miscredente e venduta come la nostra.
Lui sa che lavorare lo renderà schiavo del suo padrone.
Il suo tempo, la sua vita, la sua libertà non valgono il prezzo che il padrone sarebbe disposto a pagare.

Resistere, combattere ogni forma di contaminazione, di meticciato, di inquinamento culturale, di commistione, di tolleranza, di incontro, questa è la forza di Jcinto.

Non c'è troppa distanza fra Jacinto e certi discorsi che oggi comunemente fanno i cittadini della povera Italia-

Però, devo dire, Jacinto resta un modello ancora lontano, nonostante gli sforzi che indubbiamente gli italiani quotidianamente si impegnano a compiere...

Un bacio

Gaetano Barbella ha detto...

Mia cara Annarita, da un lato mi lusinga la tua stima di "analista" di cose come queste, ma è vero pure che tu stessa hai detto cose buone sul conto di talune comunità di zingari e forse il caso di Paola è isolato.
Tuttavia commenta bene Pietro, al punto da farmi pensare alla fondatezza di ciò egli dice sul conto di Jacinto, forse anche perché in lui freme la conquista della libertà in modo dominante.
Ma può essere che in Jacinto si agita, in modo a lui ignoto, una libertà che anela da sempre il suo popolo ramingo nel mondo e che è racchiuso nel mistero. Ma si raccontano storie che svelerebbero questo mistero: storie come questa.

Antichissime credenze parlano di un mondo sotterraneo chiamato Agharti, dove abitano esseri sovrannaturali, conoscitori delle Verità Supreme, incontaminati dal Male. Lì risiederebbe anche il Re del Mondo ed i destini degli uomini e del pianeta sarebbero nelle sue mani.

Agharti, regno segreto e sotterraneo, che ha sede nelle più profonde cavità della Terra e si estende sotto tutto il mondo…

Nessuno è mai potuto andare ad Agharti, tornarne e vantarsene, ma esiste un popolo, fra noi, che un tempo è nato e vissuto ad Agharti: gli Zingari. Un tempo essi nacquero e vissero nel Regno Sotterraneo, ne erano cittadini a pieno diritto. Ma, un giorno, commisero qualche cosa che ad Agharti fu considerato un crimine imperdonabile. Non sappiamo cosa fosse, dato che ad Agharti non esistono Leggi, né Polizia e che è la Coscienza del male fatto l’unica punizione di chi sbaglia. Doveva trattarsi di un crimine davvero enorme. Sta di fatto che questi cittadini rinnegati furono cacciati da Agharti, divenendo Zingari, un popolo che vagabonda, incessantemente. C’è chi dice che, senza più ricordare, essi cerchino gli ingressi di Agharti e che, secondo la maledizione di cui sono vittime, solo quando avranno trovato l’ingresso e ricorderanno, potranno tornare a casa, perdonati. Una prova dell’origine aghartiana degli Zingari sarebbe la loro familiarità con l’occulto, la loro capacità di predire il futuro e di leggere la mano.
In quanto alla terra sotterranea, si intuisce che si allude ad un ultratterreno, il regno dei morti.

Buonanotte a tutti,
Gaetano

Paola Tassinari ha detto...

Annarita, si sta facendo veramente tanto ma per loro è difficile, più difficile perchè si specchiano nei loro usi e costumi, se qualcuno riesce a staccarsi gli altri del gruppo fanno di tutto per riprenderselo. Poi ci sono le liti fra le varie etnie, i vari gruppi. Ci sono gruppi che si sono integrati, ad esempio quelli del luna park, ma c'è un' isofferenza generale, inquietudine che li fanno preda di alcol e droga. Però non mi sento di condannare le istituzioni, il problema è in loro stessi.....ma siccome vengono aiutati economicamente solo se seguono certe regole ( mandare i figli a scuola e ricevere i controlli delle assistenti sociali ad esempio) io credo ci sia più che speranza.
ciao Annarita.

Paola Tassinari ha detto...

Bravo Piero,Jacinto ( non per niente gli ho affibbiato il nome mitologico Giacinto)bello, giovane, forte e veramente libero......ma non sa leggere, nè scrivere,non si lava, mangia robacce grasse e piene di additivi,i figli che ama sono come cagnolini, sporchi, mezzi nudi con la neve e sotto al sole cocente d' estate, la scuola è un optional, si tollerano le sevizie ai bambini,quando è sbronzo picchia la moglie, nooooooooo lui non ce l' ha fatta a cambiare, vedrai nella seconda parte del racconto....ma se è contento di non essere cambiato perchè me lo è venuto a dire........no non è cambiato ma ne soffre terribilmente perchè usi o costumi differenti lui la sua famiglia l' amava, un' ultima cosa le zingare hanno un' onorabilità indiscussa......non ho mai visto tra loro qualcuna che venda il suo corpo, molte sono bellissime, allevano sino a 20/25 figli, iniziano a partorire a 15 anni e terminano solo con la menopausa, sottomesse ai loro uomini, svolgono quasi tutto il lavoro, le "corna"non esistono e per amore dei figli riescono pure a cambiare, sono donne eccezzionali ......Jacinto è un o zingaro dei migliori perchè lascia libera Carmen di cambiare, perchè come ho scritto non si lascia il clan.....possono usare anche la maniera "forte".
Dai Piero,a volte è meglio non resistere......pensa a quando sei stanco, una bella doccia rilassante...uhmm un vero piacere.....è giusto che questi piccoli piaceri li abbiano anche loro e allora più che resistere occorre integrazione....ma qui ci sarebbe tanto da dire.........un besotto

Paola Tassinari ha detto...

Affascinante il tuo racconto Gaetano. Prima voglio solo ribadire che non c' è libertà degna di questo nome finchè si tollerano sevizie sui bambini.....mi viene da fantasticare che il crimine enorme della leggenda sia proprio lo sfruttamento dei bambini.Poi andiamo al fascino del tuo racconto, ora ho capito come fanno certi registi a scovare storie così fantasiose ( ho visto un film delizioso....ma non ricordo il titolo.....in cui sulla terra vi erano degli ingressi per un fantascientifico mondo sotterraneo....vi entrava solo chi vi credeva veramente e conosceva le giuste parole). Comunque ho finito di leggere " La storia segreta di re Artù" di Howard Reid, sembrerebbe che la mitologia del famoso ciclo provenisse dagli Sciti, dai Sarmati, dagli Alani....cioè pai popoli nomadi delle steppe.....la spada forgiata e temprata che proviene e prende energia dal sottosuolo, l' officina sottorranea, l' importanza della donna, il calice prezioso,sono peculio anche degli zingari, infatti essi hanno una passione sviscerata per l' oro e le gemme( non le perle chissà perchè), sono abili fabbri,le donne hanno un potere magico........ questi racconti si sono sparsi sia ad occidente che ad oriente....dai popoli nomadi delle steppe...........ciao Gaetano ti aspetto alla prossima puntata del racconto.

Annarita ha detto...

Paola, lo so che l'integrazione è difficile. Lo vedo tutti i giorni a scuola. L'integrazione è difficile per tutti. Non sto condannando le istituzioni, ma solo asserendo che occorre fare di più. E' necessario instillare una cultura dell'integrazione: questa è la riflessione cui alludevo. E la cultura dell'integrazione è una pianticella della speranza che necessita del concorso di tutte le componenti a diverso titolo coinvolte nell'educazione dei giovani.

Diversamente, l'integrazione rimarrà utopia.

Paola Tassinari ha detto...

E' necessario instillare una cultura dell'integrazione: questa è la riflessione cui alludevo.
Pienamente d' accordo......integrazione non emarginazione..... e a volte il "buonismo" è micidiale....emargina ancora di più.
Un abbraccio.

Paola Tassinari ha detto...

Kikka...se passi qui...ti volevo dire
....l' anello debole è anche il più forte perchè spezza la catena, a volte si è più forti proprio quando ci si sente deboli..... non riesco ad inviare i commenti da te......una rabbia, perchè io sono puntigliosa,e testarda anzi zucona.
^_^

giardigno65 ha detto...

già perché?

Paola Tassinari ha detto...

Giardino...perchè le donne sanno comprendere meglio il ....divenire.....sono più elastiche.
^_^