giovedì 30 luglio 2009

IL CAPPUCCETTO ROSSO E IL LUPO MANNARO 1 PUNTATA

JENO HELTAI (1871/1957) ha un umorismo spregiudicato, paradossale ed un po' cinico, la sua letteratura riflette le debolezze della borghesia magiara. 
Rosina, la semplice bella ragazzetta delle favole, dal cappuccetto rosso, si trovava nel bosco per trovare la sua cara nonnina. 
La Rosina, col suo cappuccetto rosso e con l'incipiente formosità dei suoi sedici anni camminava per il sentiero e canticchiava un' ingenua canzonetta con quella vocina stridula con cui le ragazzine savie sanno ricavare orecchini preziosi e altri gingilli. 
Il cicisbeo galante della foresta, il vecchio lupo, intravide la creatura seducente e. con brama giovanile, cominciò a seguirla. 
Poi facendosi coraggio, rivolse la parola all'innocente Cappuccetto rosso: - Dove vai, dove vai, vago fiorellino dei campi? - 
- Solo qui dalla mia nonna- rispose Cappuccetto rosso con fresca freschezza. 
Il lupo ebbe un' idea. 
Conosceva bene la nonna, ancora ai tempi in cui la vecchia signora non disdegnava le baldorie, e precedendo Cappuccetto rosso per una scorciatoia, picchiò alla porta della nonna. 
- Viene da te la tua nipotina. L' ho incontrata or ora nel bosco. È una ragazza da... mangiare. 
La nonna era una saggia signora. Dopo avere un po' mercanteggiato, cedette Cappuccetto rosso al lupo. 

Concluso il contratto, la nonna si allontanò, pensando che i due si sarebbero intesi con maggior facilità se essa non ci fosse stata. Così accadde che Cappuccetto rosso, invece delle braccia tese della nonna ,fu ricevuta da quelle del lupo. 
E fra loro incominciò la schermaglia degli innamorati... continua alla prossima puntata.

10 commenti:

pierperrone ha detto...

alla prossima puntata...

Gaetano ha detto...

Debolezze della borghesia magiara del secolo scorso! e che dire di quella italiana di oggi, cara Paola?

Non conosco ancora il resto del racconto che poi sapremo, ma da come si mettono le cose in favore dei lupi, noi in Italia, in fatto di “assi pigliatutto”, si fa di meglio e in modo “legale”, naturalmente. Senti questo vecchio articolo tratto dal Giornale di Brescia del 30 nov. 2003. Il titolo è «Cappuccetto Rosso è un pusher, il Lupo è assolto».
Torino - [...] Secondo i giuristi torinesi, Cappuccetto era un pusher (uno spacciatore di droga), la nonna era una spacciatrice e il lupo non era poi così cattivo, visto che un tribunale lo ha assolto dall’accusa di duplice tentato omicidio: ecco quanto emerso a Torino, in un «processo simulato» per iniziativa della Camera Penale subalpina. È stato un processo in piena regola, nella maxi-aula del palazzo di Giustizia, con tanto di indagini preliminari, arringhe di avvocati in toga e persino l’interrogatorio dell’imputato, il Lupo, impersonato da Sandra Casacci (un giudice) per un’iniziativa con finalità didattiche e formative seguita da moltissimi studenti. «Abbiamo riletto la favola di Cappuccetto Rosso – spiega il presidente della camera Penale, Cosimo Palumbo, che ha preparato il fascicolo dell’inchiesta col collega Mauro Anetrini – nell’ambito di un progetto di formazione per i futuri penalisti». L’avv. Oreste Verazzo, presidente del collegio che ha assolto il Lupo dopo una regolare camera che «è un modo di avvicinare il pubblico ai processi». Difensore del Lupo era l’avv. Alessandro Bocchi, che agli atti della manifestazione risulta essere bresciano: ha smontato il castello di indizi costruito dall’accusa, sottolineando la mancanza di perizie e accertamenti su dettagli come i tabulati telefonici. Ottenendo ragione, visto che il collegio ha assolto l’imputato «perché il fatto non sussiste» [...]

Nel post precedente quella povera donna del mito di Oiwa. Inscenata con la pittura dal giapponese Katsushika Hokusai, era stata sfigurata con il veleno al volto dal marito. La donna morì in preda alla follia e la leggenda narra che essendo uno spirito tormentato si ripresentava sotto varie forme (tipicamente quella di una lanterna di carta) per uccidere il marito e avere così vendetta.
Però con questo nuovo post, non tanto col racconto di Heltai, ma con il tuo “dipinto”, Paola, sembra che fai prendere la rivincita alla donna, anche se un finto tribunale le ha dato torto, come ho fatto vedere. Però manca una leggenda o storia per avvalorarla come quella di prima.
Un racconto c’è ed è analogo all’altro di marca giapponese. È questo ed ha per titolo “La maschera di cuoio” e l’ho tratto dal
blog di denis, stai a sentire.

«Correva veloce e fiero sul suo cavallo. Correva sferzato dal vento, selvatico e sempre in fuga come bestia rabbiosa. Ne parlavano gli adulti durante le lunghe serate accanto al focolare, quando i piccoli dormivano stretti al seno materno ed i grandicelli erano ammessi, silenziosi e stupiti, ad ascoltare.

Si diceva che fosse stato un uomo bellissimo, dalla figura imponente, che aveva abbandonato il paese. Ogni tanto compariva la sua immagine che si stagliava , al tramonto, tra le rocce del circondario. Austero come solo chi ha nobiltà nella figura e dignità d’animo.

Aspettava il calare del sole per spingersi ancora più lontano, fuori dalla vista, oltre lo sguardo per nascondersi e riapparire e celarsi ancora, come anima mai placata.

Della sua storia, la gente riportava il sentito dire. Pare avesse molto amato la donna di un altro e non fece in tempo a portarsela via.

Qualcuno lo punì per sempre, sfigurandogli il volto con un’arma caricata a lardo ustionante che gli devastò l’aspetto e lasciò segni che celava dietro una maschera di cuoio.

Maestoso, deturpato per amore, quando l’amore è colpa che neppure la morte è castigo che basta al perdono.»

Gaetano

Annarita ha detto...

Caro Gaetano, il blog è di danis (non denis), ovvero la mia amatissima amica sabina! Vedo che stai scoprendo pian piano i blogger che amo di più!;)

Sabina ha detto...

GRAZIE, GAETANO per aver riportato il mio racconto. E' una leggenda che io sentivo da mia madre. Lei era una affabulatrice ed i "racconti del focolare" in Sardegna, come altrove, avevano, per noi bambini di allora, un grande fascino.
Le rivisitazioni delle favole sono interessanti, basti pensare al gran da fare attorno a "Le AVVENTURE DI PINOCCHIO" dove lo sguardo è rivolto all'esclusione della figura femminile come madre, dacchè l'unico personaggio femminile, la fata dai capelli turchini, è molto cattiva e minaccia in continuazione il protagonista di riportarlo alla condizione di burattino. Collodi, come tutti coloro che scrivono, nascondono un senso che riemerge con il tempo.
Anche il personaggio di CAPPUCCETTO ROSSO si presta a giochi infiniti.
Molto bello ed intrigante questo racconto di cui aspetto il seguito. complimenti a TEODERICA. Ringrazio e saluto la mia amica ANNARITA.Grazie ancora GAETANO. Ti aspetto sul mio blog.
Sabina.

Paola Tassinari ha detto...

Un saluto ad Annarita.:-)

Paola Tassinari ha detto...

Caro Gaetano, di Heltai non so quasi nulla,ho scovato in un mercatino di una chiesa un libro degli anni '50 con racconti umoristici,quelli che più mi hanno colpito li ho trascritti per i miei amici del web.Non ho visto la raffigurazione di cui mi dici nel post precedente, perchè non ho curiosato sull' autore, secondo me capirai bene ( hai già colto comunque il senso)i miei disegni quando leggerai le puntate seguenti......pensa che siamo agli inizi del '900 , ma la satira del Cappuccetto rosso è attualissima anzi direi per quegli anni avveniristica .
Ciao Gaetano e grazie per tutto ciò che imparo da te, un abbraccio.

Paola Tassinari ha detto...

Cara Sabina, grazie della visita, ti verrò presto a trovare.
Le favole sono molto interessanti , già anni fa ho sviluppato una serie di disegni reinterpretando le favole più famose, dando evidenza a ciò che ritenevo "sbagliato ".
Siccome chiamo i miei disegni " i miei bambini" li ho sempre venduti o regalati con leggerezza......in quanto i bambini devono poi involarsi liberi......ma ho rammarico di non avere più questi dipinti di cui non ho neanche le foto.
Un sincero saluto.

Paola Tassinari ha detto...

Caro Piero , alla fine del racconto aspetto il tuo sagace commento.
Ciao.

Annarita ha detto...

Teo, scusami. Non ti ho salutata prima, né ho lasciato un commento pertinente al post.

Come ho già scritto nel post precedente non ho letto molto di questo autore, ma quel poco mi è bastato per apprezzarne lo stile ironico, un po' paradossale e molto incisivo.

La rivisitazione della fiaba di Cappuccetto Rosso è molto interessante e aspetto il seguito.

Significativa, come sempre, la tua credibile elaborazione del rosso cappuccio.

Un abbraccio
annarita:)

Paola Tassinari ha detto...

Allora ti dico, Annarita che le puntate in tutto saranno quattro.
A me questo raccontino mi ha posto una serie di riflessioni.
Ciao ed una .......amena domenica.