martedì 7 luglio 2009

L' UOMO CHE AVEVA DELLE IDEE 3 PUNTATA

" Io non faccio mai cose disoneste. Voi non potete rimproverarmi nulla . È forse cattivo il mio dirigibile? È forse cattivo il mio cannone? No essi sono superbi!" 
"Sì , ma voi potevate fin dal principio offrirmi il vostro impenetrabile involucro!" 
"E perché mai?" obbiettò l' inventore, "lo sviluppo della tecnica militare deve compiersi normalmente e gradatamente. Salti non ve ne hanno da essere.!" 
Dopo queste parole, entrambi sedettero in silenzio . 
Il generale rifletteva , l' inventore fumava un sigaro. 
Il generale sospirò gravemente e domandò solo: "Quanto!" 
"Un milione!" 
"Accontentatevi di mezzo milione."
"Altrove mi daranno due milioni! Replicò l' inventore." 
"Oh Dio benedetto! Che razza di uomo è mai questo!...Ecco un altro milione. Rovinateci pure. Lo sconosciuto intascò il denaro,  strinse la mano al generale e si avviò per uscire. 
"Sentite!" Lo richiamò il generale 
 "Siete proprio sicuro che il vostro involucro sia invulnerabile?"

 " Invulnerabile dal mio cannone ? Senza dubbio lo è."
 "Cosicchè posso restar tranquillo ?" 
"Oh sì ... a meno che non venga inventato qualche nuovo proiettile, di speciale potenza distruttiva..." 
"Ma non sarà inventato?!" 
"Lo sarà." 
"O dio degli dei . E quando?" 
"È già inventato!" 
"E da chi mai?" 
"Da me ." 
"Oh maledizione e perché tacete" 
"Ma io non taccio. Anzi ve lo dico apertamente . Tali proiettili ci saranno ben presto. Io li ho già in mente." Il generale rise con sarcasmo...... continua alla prossima puntata

10 commenti:

Gianna ha detto...

Molto carino e avvincente...seguo Teo

Gaetano ha detto...

Dunque siamo ad un momento giusto per capire il racconto di ARCADIO AVERCENKO di Sebastopoli.
Già il nome “Arcadio” [vedi “Et in Arcadia ego”] ci mette sulla strada per intuire che molti scrittori del passato, ma ve ne sono in tutti i tempi, perciò anche del nostro, celano nei loro racconti percorsi occulti di esperienze alchemiche.
Paola, in modo “intuitivo”, ha allestito un certo "terzo atto" (diremo terza fase alchemica) in cui i due Leoni alchemici, appunto, che sono l’inventore e il ministro della guerra del racconto in discussione, il “Leone rosso” e quello “verde” nell’ordine, sono "obbligati" ad uno stretto rapporto. È la stessa cosa che averli definiti “bianco Marte” e “nero Marte” e Paola è stata una grande artista (in senso occulto) a caratterizzarli con grande efficacia. Con questo post i due Leoni o se volete i due Marte, è come se si fossero “mescolati” per presentarsi così come qui viene mostrato. A vederlo è un bel passo in avanti, non vi pare? Come pure i due personaggi del racconto che è come se cominciassero ad “intendersi”, ma dal loro rapporto non è possibile evitare di intravedere in una reciproca marcata diabolicità. A tal proposito mi sovviene questo passato commento di Teoderica, tanto per legarlo al presente:

«Che ardire di valicare le colonne d'Ercole è diabolico.
“et dimìtte nobis dèbita nostra /sìcut et nos dimìttimus debitòribus nostris”
Caro Gaetano, con queste due frasi hai colto lo "spirito" dell'opera riletta da Bourne ai giorni nostri, ma applicabile in tutte le epoche, per la prima frase pensiamo già ad Ulisse, per la seconda al Cristo col suo messaggio di perdono. E' l'inquietudine dell'uomo, che il Cristo calma, ma oggi senza più Dio cosa ci rimane ... né perdono, né espiazione, nè preghiera... solo il vuoto. Bourne in fondo è più ottimista di Oscar Wilde, toglie Dorian dal vuoto... i Dorian odierni sono quindi salvabili?»

Ora due righe sui due Leoni o i due Marte per capirli bene:
Generalmente, il Leone è il segno dell’oro, segno sia alchemico che naturale; radice, cioè, delle proprietà fisico-chimiche di questi corpi. Ma i testi di alchimia danno lo stesso nome alla materia che, nella preparazione del solvente, accoglie in sé lo Spirito universale, il fuoco segreto. In ambedue i casi si tratta sempre dell’interpretazione della potenza, dell’incorruttibilità, della perfezione.

Il primo agente magnetico che serve a preparare il solvente, alcuni lo hanno chiamato Alkaest, – si chiama Leone verde, non tanto perché possiede una colorazione verde, ma perché non ha ancora acquisito i caratteri minerali che distinguono chimicamente lo stato adulto da quello nascente. È un frutto ancora verde ed acerbo, e paragonato al frutto rosso e maturo. È la giovinezza metallica, sulla quale non ha ancora agito l’Evoluzione, ma che contiene in sé il germe latente di una energia reale, che più tardi sarà destinata a svilupparsi. È lo stadio in cui sono l’arsenico ed il piombo in confronto all’argento ed all’oro. Il Leone rosso, dunque, secondo i Filosofi, non è altro che la stessa materia, o Leone verde, portata mediante speciali procedimenti a questa tipica qualità che caratterizza l’oro ermetico o Leone rosso.

C'è il seguito.
Gaetano

Gaetano ha detto...

Seguito.

Ed ora vediamo la “diabolicità” da vicino e ci accorgeremo che non è poi tanto da maledire il diavolo.

Comincerò rifacendomi al commento di una decorazione di un soffitto di un castello della Francia, riportata a pag.76 del II vol. del libro «Le Dimore Filosofali» di Fulcanelli, ediz. Mediterranee.
Questa è la descrizione sommaria della decorazione, munita di una iscrizione:

“...un vampiro, cornuto, villoso, provvisto d’ali membranose, nervate e rostrate, con in piedi e le mani in forma d’artigli, ed accoccolato.
L’iscrizione fa parlare in versi spagnoli questo personaggio da incubo:

.MAS. PENADO. MAS. PERDIDO. .Y. MENOS. AREPANTIDO.

Più tu m’hai nociuto, più mi hai perduto, e meno ne sono pentito.

Questo demonio, rappresentazione della grossolanità materiale opposta alla spiritualità, è il geroglifico della prima sostanza minerale, come lo si trova nei giacimenti metalliferi dove vanno ad estrarla i minatori. Un tempo la si poteva vedere rappresentata, sotto l’aspetto di Satana, a Notre-Dame de Paris; ed i fedeli in testimonianza di disprezzo e d’avversione, andavano ai spegnere i loro ceri immergendoli nella bocca che questa statua teneva spalancata. Il popolo la chiamava mastro Pietro del Cantone, la pietra maestra d’angolo, cioè la nostra pietra angolare e il blocco primitivo sul quale e costruita tutta l’Opera (n.d.r. il Leone verde)
Bisogna convenire che, per essere simbolizzato in tal modo con un aspetto deforme e mostruoso – drago, serpente, vampiro, diavolo, tarasca, ecc., – questo sfortunato soggetto dev’essere di natura assai sgraziata. Infatti il suo aspetto non ha nulla di seducente. Nero, coperto di lamine squamose, spesso ricoperte di puntini rossi o da uno strato giallastro, friabile e smorto, dall’odore penetrante e nauseabondo, definito dai filosofi toxicum et venenum, macchia le dita se lo si tocca e sembra contenere quanto c’è di più sgradito. Eppure è proprio questo quel primo soggetto dei saggi, vile e disprezzato dagli ignoranti, l’unico dispensatore dell’acqua celeste, nostro primo mercurio e grande Alkaest. Esso è il leale servitore ed il sale della terra [...]. Quindi lo si è chiamato solvente universale, non perché sia capace di sciogliere tutti i corpi della natura, – cosa che molti hanno creduto a torto, – ma perché può tutto nell’ambito di quel piccolo universo rappresentato dalla Grande Opera. [...].
La nostra materia prima è solida, il mercurio che da essa si estrae si presenta sempre sotto l’aspetto di sale, e con una consistenza dura. E questo sale metallico, come dice assai giustamente Bernardo Trevisano, si estrae dalla Magnesia «mediante le ripetute distruzioni di essa, e sciogliendo e sublimando». Ad ogni operazione il corpo si suddivide, si disgrega poco per volta, senza una reazione apparente, e abbandonando una gran quantità d’impurità; l’estratto purificato con le sublimazioni, perde anche delle parti eterogenee, in modo tale che la sua virtù si condensa, alla fine, in una piccola massa, dal peso e dal volume molto inferiori a quelli del soggetto minerale primitivo. Cosa questa giustificata pienamente dall’assioma in lingua spagnola; perché quanto più le reiterazioni sono numerose, tanto più il corpo viene torturato e quindi scisso e spezzato, e tanto meno la quintessenza che ne deriva ha occasione di pentirsene; anzi, aumenta in forza, in purezza ed in attività. Con questo metodo, il nostro vampiro acquista il potere di penetrare i corpi metallici, d’attirarne lo zolfo, o il loro vero e proprio sangue, e permette al filosofo di considerarlo simile al vampiro notturno delle leggende orientali.”

Gaetano

Gaetano ha detto...

Utile per capire Arkadij Timofervič Averčenko, ed in particolare il racconto in questione, una sua breve biografia:
Scrittore russo (n. 1881 - m. Praga 1925). Redattore della rivista Satirikon, fu, prima della rivoluzione, uno dei più noti umoristi russi, a tendenza tragico-grottesca. I suoi racconti e feuilleton (romanzi di appendice), pubblicati prima nella rivista, sono raccolti nei due volumi Vesélye ustricy (« Le allegre ostriche », 1910) e Umorističeskie rasskazy (« Racconti umoristici », 1910). Emigrato dopo la rivoluzione in Francia, rivolse la sua satira non solo contro la rivoluzione, ma contro la stessa emigrazione di cui faceva parte: Rasskazy cinika («I racconti di un cinico», 1925).

Gaetano

Paola Tassinari ha detto...

Cara Stella, sono contenta che tu segua il racconto, il prossimo post sarà l' ultima puntata. Ciao.

Paola Tassinari ha detto...

Caro Gaetano,
1) grazie per la biografia di Arcadio, l' aggiungerò al prossimo post , che è anche l' ultima puntata del racconto.
2)il tuo commento sulla raffigurazione che tu definisci unione fra "marte nero e marte bianco ", ovvero fra "leone rosso e leone verde" mi è piaciuta veramente tando e la condivido in pieno( anche se prima non ci avevo pensato), alla luce del tuo commento , vedo nella terza raffigurazione il "feminino" infatti ha un vezzoso orecchino rosso ed uno sguardo indefinibile ( mi era piaciuto proprio per questo)
3)....perché quanto più le reiterazioni sono numerose, tanto più il corpo viene torturato e quindi scisso e spezzato, e tanto meno la quintessenza che ne deriva ha occasione di pentirsene; anzi, aumenta in forza, in purezza ed in attività......mi ha molto colpito questa frase, mi ha fatto pensare al dolore e alla sofferenza che "squassano" il corpo e l' anima ma danno anche molta più "
luce"
4)Ora una confessione e una promessa.Il tuo commento ha riaperto una "vorace" curiosità sui due leoni, devo confessarti che io non ho ancora il tuo libro. Prima ho tentato di acquistarlo col bonifico bancario, non mi è riuscito, quindi ho provato con una carta prepagata, mi è arrivata una e-mail di conferma, ma niente libro. allora ho chiesto a mio figlio di fare la prenotazione per me, ma niente è successo. Sicuramente abbiamo sbagliato qualcosa, non te lo avevo ancora detto perchè mi vergognavo della mia imbranataggine tecnologica.
La promessa è che ci riprovo....mai arrendersi.
C.....iao, aspetto il commento per l' ultima puntata......il finale lascia aperto un sacco di riflessioni.....ciao.

Gaetano ha detto...

Ho scritto all'editore...
Non potevano mancare i numeri, tanti, tanti! Come quelli dello schizofrenico John Nash. Ieri il rivisto il film su di lui "A beautiful Mind". La sua teoria sulle dinamiche dominanti... Numeri speciali fra tanti che lui era in grado di "fissare"? Ecco un ferreo paragone a ciò che alludo nel mettere in evidenza il nome di Avercenko, Arcadio. Un riferimento estraneo alla logica razionale umana, ma non ai "sensitivi".
Infatti era un certo paranormale in Nash a decodificare normali frasi di giornali ed altro.
Ciao,
Gaetano

pierperrone ha detto...

Cara Paola,
è estate. Si lo so, sono stanco, devo rilassarmi.
Quindi ho preso un ritmo che, praticamente significa ferie del blog...
Devo rilassarmi e ricaricare le pile.
Ho ripreso a leggere.
La repubblicaindipendente mi ha richiesto tante enetrgie. Ora la sera non ce la faccio, col caldo, a restarmene seduto/impalato col computer sulle gambe.
Ma il blog mi ha permesso di tire fuori cose che non credevo di avere.
Mi ha permesso di conoscere te, e qualche altro concittadino/concittadina.
Mi ha permesso di aprire uno spazio, un esilissimo spazio, nella comunicazione civile, in questo orribile periodo della vita italiana.

Ma adesso devo fermarmi un pò.

Sul balcone c'è aria, un venticello fresco; sul tavolo c'è un bel libro che mi aspetta.
Se voglio uscire Roma è splendidamente meravigliosa...

Quindi, amica mia, a presto...

Prima o poi ritorno.

Un abbraccio.

Un saluto anche a Pierluigi, a Gaetano, che scrive tanto, e a tutti gli altri.

Paola Tassinari ha detto...

Sul balcone c'è aria, un venticello fresco; sul tavolo c'è un bel libro che mi aspetta.
Se voglio uscire Roma è splendidamente meravigliosa...
Quindi caro Piero, rilassati e quando torni sul blog portaci la tua serenità.
Un caldo abbraccio ed una lieta estate per te,.....ciao.

Paola Tassinari ha detto...

Un riferimento estraneo alla logica razionale umana, ma non ai "sensitivi".
Sai Gaetano , mi sarebbe piaciuto essere una sensitiva , ma ciò credo che crei anche tanta sofferenza e soprattutto credo sia un potere che non debba essere abusato.......in quanto ai numeri il loro fascino è indiscutibile così come indiscutibile il fascino delle parole e di qualsiasi altro segno...........chissà un giorno leggeremo tutti quanti questi "segni" come oggi con le previsioni metereologiche.Ciao.