sabato 16 gennaio 2010
SE GLI INTELLETTUALI DI COMPLEMENTO SBAGLIANO , POSSONO SBAGLIARE ANCHE GLI INTELLETTUALI DI NON COMPLEMENTO?
La Biblioteca Classense di Ravenna è una delle più antiche ed importanti d' Italia. La sua direzione ha presentato in occasione del Settembre Dantesco 2009 "Lo Zodiaco della Vita: Miti e Leggende dell' immaginario", ospitando studiosi, tra i quali, Pier Giorgio Odifreddi, Franco Cardini, Marco Columbro ed altri. L'intento meritorio, è stato in questi giorni criticato da un politico dell'opposizione, che ha contestato i compensi, giudicati troppo alti, degli studiosi invitati. A questa critica ne è sopraggiunta un'altra da parte di un intellettuale, che molto ha operato per la città di Ravenna, organizzando conferenze pregevoli, egli ha scritto: "La manifestazione non ha fatto un buon servizio alla scienza astronomica e neppure alla cultura"
La risposta della direzione della Classense è stata questa:"Dispiace che chi per 23 anni ha diretto il Planetario (la persona che ha criticato) non abbia inteso e interpretato il valore e lo spirito vero di quegli eventi. Non accade spesso, ma qualche volta capita, che anche gli intellettuali di complemento arruolati dal politico di turno possano sbagliare"Ho sempre creduto che chi ha molta cultura avesse anche molta comprensione, creduto che noi non pensassimo mai tutti allo stesso modo e che non vedessimo che una parte della verità e sempre da punti differenti. Evidentemente non ho capito niente perciò rivolgo a voi questa domanda:
"Se gli intellettuali di complemento sbagliano, possono sbagliare anche gli intellettuali di non complemento?"
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22 commenti:
Augurandoti buon fine settimana,
ti chiedo un piccolo gesto d'amore,
un sms al n. 48541 per donare 2 euro
alla stremata popolazione di Haiti
devastata dal terremoto.
Una tua goccia d'acqua per formare
un fiume di solidarietà da tutti noi bloggers.
Un saluto affettuoso da Giuseppe.
Cosa strana anch'io avevo spesso pensato la stessa cosa, ovvero che l'acculturamento predisponesse a una maggior educazione e tolleranza. E così mi capitò di manifestare questi miei pensieri a un signore, in una discussione amichevole. Al che lui storse la bocca e disse: non sempre. Bastò quel lieve accenno per farmi comprendere che era così,farmi pensare ai tanti esempi tralasciati e convincermi che avevo parlato troppo presto. Non ch'io muti opinione al variare del vento ma se qualcosa m'aiuta a osservare da un punto di vista diverso, l'accetto.
Non entro nel merito, ma le dispute tra intellettuali, la loro acrimonia e lo sferzante scarcasmo, a volte, le fanno proprio assomigliare a accapigliamenti tra comari nell'aia, senza offesa per le comari.
Forse, alla base della comprensione, vi è qualcos'altro.
Caro Pulvigiu, scusami se ti chiamo così invece che Giuseppe.....ma mi piace molto pulvigiù.....me lo hai chiesto con tanta grazia che io così ho un motivo in più per dare 2 euro in più......grazie.
La canzone in sottofondo si intitola " Easy" perchè è così facile e basta così poco per sentirsi buoni.....basta così poco ed è così easy..........un besotto, e buona settimana.
Caro Paolo, questo post arriva dopo quello di Haiti ed il commento di Gaetano sul movimento di una farfalla che può determinare il caos in un altro punto.......ed allora persone acculturate e con posti di responsabilità, posti che devono essere ad esempio, scivolano su cattiverie inutili, dannose ed evitabili senza nessun costo materiale...... easy, facile smorzare la "critica cattiva" senza ribattere con un' altra "critica cattiva ed offensiva",non vuol dire cambiare opinione vuol dire avere rispetto, per la maggior parte delle persone possono sembrare sciocchezze queste manchevolezze minime.....ma io in ciò ci vedo il mancato rispetto per la vita, perchè se tu apprezzi l' essere vivente come fai a non essere gentile quando non ti costa niente, sarai mai gentile quando ti costerà in denaro o in rinuncia??????
Tutto parte da un piccolo movimento ( pure l' Universo) come non credere che un piccolo movimento non abbia importanza ?
Ma io ho ritrovato fiducia perchè ho trovato nel web, persone con cultura che divulgano cultura con umiltà........easy,easy.....grazieeeee.
Teo, concordo con le riflessioni di Paolo. Purtroppo essere accademicamente acculturati non è sempre sinonimo di comprensione come non lo è per coloro che non sono accademicamente acculturati.
La differenza sta in altro, come sempre nell'animo umano. Perciò si possono trovare persone meravigliose in entrambe, se così le possiamo chiamare, "categorie" di acculturati.
Per quanto mi riguarda, ho incontrato persone meravigliose nella seconda "categoria".
Un bacio e buona domenica.
annarita
Sì Annarita ma coloro che non sono accademicamente acculturati hanno più scusanti, chi ad esempio è stato seguito nel suo percorso da insegnanti al par tuo.....ne hanno meno. Credi non abbia visto gli orari improponibili in cui tu aggiorni a volte i tuoi blog,tu non solo divulghi, ma ti sacrifichi e chi raccoglie deve continuare a seminare .......ha meno scusanti di chi non ha potuto raccogliere.....mi spiace ma chi riceve deve anche dare,in qualsiasi animo umano c' è la fiammella, niente scusanti.
Un abbraccio Annarita a te ed a tutti quelli che hanno l' animo come te, agli altri un incoraggiamento perchè sia più facile amare ed amarsi.
Cara Paola, fra cultura e ideologia esiste un legame perverso e profondo.
Mi pare, leggendo il tuo post che le critiche, più basate sulla sostanza degli argomenti concreti e reali dei difetti eventualmente scoperti nella manifestazione del Settembre Dantesco, siano delle "baruffe" ideologiche fra intellettuali schierati o di qua o di là.
E oggi, ti piaccia o no, ti schieri. O ti schierano gli altri.
E comunque, si finisce per tradire ogni cultura, schierandosi dalla parte del conto in banca, del dio denaro.
Io concordo con Paopasc.
Non è per amore del compromesso. A ben guardare le cose, le facce di ogni oggetto sono almeno due, una di qua e una di là, e se ti piace l'oggetto devi accettare tutte e due le facce.
Ma in Italia non si fa così.
In Italia ci si divide per bieco interesse, o peggio, per ideologica appartenenza. E questa ideologia, mi spiace dirlo, non è neanche alta come quella degli anni 50: comunista o capitalista. Di qua o di là.
Oggi è: appartenere all'unico padrone d'Italia o no.
A questo si sono piegati gli intellettuali italiani. Qualcuno ci è caduto in buona fede. Molti solo perchè hanno apprezzato il denaro e il potere che ne deriva.
Anche io amo il dialogo, il confronto, la discussione che costruisce.
Ma non ci riesco più a parlare con quelli che si costruiscono una realtà falsa, pur di mangiare. Perchè hanno famiglia hanno trasformato l'Italia in una bugia infinita. E più sono intellettuali più hanno mezzi e modo di usare false parole per costruire questa bolla d'aria avvelenata.
La nostra generazione - perchè appartengono alla nostra generazione, questi intellettuali da stapazzo - ha fallito, amici.
La verità è tramontata. E non per le ragioni che i nobili filosofi hanno già denunciato da tempo. Per loro il tramonto della verità è il sorgere di tante verità quanti sono gli uomini e le stelle. Ma per ciascuno, la verità, resta la verità, se è in buona fede.
Adesso, invece, no. Il tramonto della verità è per il misero interesse di arricchirsi, fare carriera, guadagnare, costruire il potere. E si mente, sapendo di mentire. Tanto, che importa. C'abbiamo famiglia.
Abbiamo fallito, noi generazione di questo inizio millennio. Ci siamo venduti per un piatto di lenticchie.
E non è una malattia soltanto italiana. Pensiamo all'America, all'intero mondo, che prega all'unico altare rimasto, quello della "crescita economica", del dio denaro.
Rimane soltanto qualche povero pellegrino, qualche viandante solitario, qualche superstite spaventato a credere ancora nella verità. Ma spesso sono fuori dal potere, lontani dalla carriera, disinteressati al denaro... spesso, non sempre... non servono gli eroi, per un mondo migliore.
Ciao teoderica ,concordo con paolo e con annarita ,non è lacculturamento che fa la bonta' d'animo.
Mi chiedevi chi è il dott.tedeschen ???
Un amico giocherellone ,ma credo che tu lo conosca gia' ^__^
La musica di sottofondo mi piace molto
buona domenica ....o meglio,quel che ne resta
....
baci
kicca
Mi pare che i due concetti, di intelletuali di complemento e non, oggi siano intesi alquanto travisati. Sembrerebbe che l'intellettuale di complemento non sia quello carico di cultura accademica, ma un altro con una cultura acquisita in altro modo - mettiamo - da autodidatta.
Tant'è che il termine complemento ha una sua significazione ben definita nel campo militare ed è quello che non è uscito dalle Accademie di competenza.
Tuttavia, non riesco a trovare concordanza tra questo modo di distinguere le due categorie di intellettuali con quelle sorte alla sua origine verso la metà dell'800. Mi rifaccio ad uno stralcio di un articolo di T.T.Waring, pertinente alla questione. Vedi .
Si tratta della recensione di due libri della romanziera indiana Arundhati Roy: Power Politics (South End Press, 132 pp.) e The Algebra of Infinite Justice (Penguin Books India, 299 pp.).
Occorre ricordare che questo tipo di problemi ha acquisito un senso solo da quando l'intellettuale si è "specializzato", riducendo drasticamente il suo ambito di competenza o ad un'arte o ad una particolare disciplina umanistica (filosofia, sociologia, psicologia, economia, giurisprudenza, ecc.) o scienza naturale (fisica, medicina, biologia, ecc).
Secondo alcuni storici della cultura questa riduzione inizia verso la metà dell'800, quando le classi medie, portata a termine la loro rivoluzione economica e culturale, non hanno più bisogno degli intellettuali, (fino ad allora senza distinzioni di competenze scientifiche o umanistiche), come portavoci dell'ideologia borghese.
Gli intellettuali a quel punto si rendono conto del proprio isolamento sociale, ed elaborano una loro identità come ceto autonomo: o come artisti dediti solo alla loro arte (la "bohème", l'art pour l'art, il cosmopolitismo delle avanguardie) o come critici idealisticamente indipendenti, ma privi di potere reale.
Gli scienziati, a loro volta, sono già sospinti nello specialismo, cieco alle considerazioni generali, dall'articolarsi sempre più frammentato delle loro ricerche, mentre le competenze tecniche perdono una funzione propriamente intellettuale per scadere ad impiego "proletarizzato" nella cosiddetta industria culturale (vedi già New Grub Street di George Gissing del 1892).
I tentativi degli intellettuali di trovare nuovi compiti come ideologi di complemento della classe operaia (vedi i surrealisti nel partito comunista in Francia) si rivelano presto impraticabili, per il distacco tra la sofisticatezza delle poetiche moderniste e i bisogni reali delle masse.
La loro funzione viene invece riduttivamente recuperata dalla politica nel Novecento, in una posizione paragonabile a ciò che in pubblicità si definisce "testimonial". Lo scrittore, l'artista o lo scienziato, celebre nel suo campo, testimonia il suo appoggio ad una causa o ad un partito, come oggi si fa con un prodotto commerciale, ma non deve, né può impiegare le sue competenze intellettuali specifiche nell'attività politica stessa, dove l'unica competenza richiesta è quella, generalista e professionale ad un tempo, acquisita nella trafila burocratica delle organizzazioni partitiche.
Uscendo dall'articolo di T.T.Waring, si nota l'intoppo che vede l'intellettuale attirato magari nell'attività politica e farne parte. Ma questo vale per altri centri di gravità estranei a questo o quell'intellettuale. Di qui una nuova situazione che è ben fotografata in un'altro articolo di Tony, "L'età dell'oblio" di Tony Judy, che traggo in parte dal "Il Sole - 24 ore" - domenica 5 luglio 2009. Vedi qui.
Continua...
Gaetano
Continuazione
Non il "politichese", ma l’"economichese", è l'esperanto del nostro tempo. Del sogno di una lingua universale coltivato da un fantasioso quanto ingenuo oculista polacco di fine Ottocento, Ludwik Zamenhof detto «Doktoro Esperanto», sembra oggi non essere rimasto in vita che un gergo planetario fatto con le parole dell'economia: crescita, tassi, rendimenti, interessi, efficienza, produttività... È la lingua di un culto, il culto contemporaneo del mercato e delle presunte sue leggi di bronzo. Come se gli obiettivi economici fossero finalità necessarie e sufficienti in se stesse, anziché mezzi per raggiungere un fine politico collettivo.
Gli intellettuali più o meno globali del terzo millennio figurano tra gli aficionados dell'economichese quale esperanto della modernità. Lo parlano, lo straparlano ogni volta che possono. Ci aggiungono qualche formuletta sul tramonto delle ideologie e sulla fine della Storia, e passano all'incasso di marchette pubblicistiche più o meno laute. Senza riflettere intorno alla contraddizione esistente fra il trionfo mondiale dell'economichese e il trionfo altrettanto planetario del suo rovescio, la lingua della paura, o più esattamente delle paure: paura dell'altro, paura del cambiamento, paura del domani, paura della paura. E senza accorgersi che questo secondo trionfo sta producendo esso stesso un esperanto di parole passepartout, un "paurese" fatto di termini altrettanto diffusi che vaghi: la crisi, il terrorismo, l'insicurezza...
Gaetano
Un refuso calami
Manca un link che è questo:
Vedi qui.
Gaetano
Teo, sei troppo buona con me. Dove c'è passione non c'è in fondo vero sacrificio.
Un bacione.
annarita:)
Caro Piero.....ti rispondo come Padre Andrea ha risposto a me e agli altri:"Nessuno vuole il male, almeno per sè stessi vogliono il bene e credono che il loro sia il modo giusto per volere il bene e credono che il male siano gli altri" io a queste parole ci credo e parto da qui..... ti voglio proprio scandalizzare: sono persino stufa che qui da noi in Romagna non si possa nemmeno parlare di Mussolini, come se il male in assoluto fosse stato lui, ebbene io penso che lui inizialmente fosse mosso da uno spirito salvivifico e sai bene a cosa l'ha portato ciò....credo che la verità sia velata....insomma io credo, credo nell' Uomo coi suoi fallimenti ma con la forza di rialzarsi.......con affetto.
Kikka anche io concordo con loro ma io ho ricevuto talmente tanto dai libri, ho creduto e messo in pratica ciò che hanno scritto, mi hanno talmente arricchito, mi viene da pensare che allora questi abbiano studiato tanto non per sapere ma per potere.
Non posso credere che il dott. tedeschen sia Paopasc.......ma è un mito.
Ciao Kikka,come simpatia sei unica anche tu, baci
Vedi ...io credo che dove c'è terreno fertile li germoglia e fiorisce la cultura ,ma se non è cosi allora sara' solo un freddo sapere ....
questo è il mio modesto parere .
E' un po' come la poesie ,puoi leggerle puoi impararle anche a memoria ,ma se non hai la giusta sensibilita' d'animo non ne coglierai la bellezza e non ne vivrai le emozioni fino in fondo .
Io credo che sia lui ....almeno spero ...ahahahah
no scherzo è lui è lui :)
diciamo che è un modo come un altro per divagare ...arte in cui mi piace eccellere :)
si condivido ,il pascucci è un gran bel tipo ;)
a presto
baci
kicca
Grazie Gaetano, hai portato chiarezza spiegando l"evoluzione" dell' intellettuale.
Ora io mi schiero con l' intellettuale di "complemento" così definito per disprezzarlo e schernirlo, non si fa così fra persone civili, non si ferisce gratuitamente,insinuando che facesse da compare al politico, la critica veniva da un fisico che ha diretto il planetario per 23 anni, quindi di astronomia un po' se ne intende ed era stata una critica educata ( ho riportato le sue esatte parole)ho visto scienziati che a domande impertinenti ed anche un po' maleducate hanno risposto con rincrescimento e tentativi di dialogo per capire e comprendere...a loro chapeau, perchè non solo divulgano ma danno esempio di tolleranza ed umità .......per finire a quegli incontri io ci sono andata, ma nonostante la posizione scomoda ( seduta su un cornicione).....mi sono addormentata......
Buonanotte e sogni d' oro .
Hai ragione Annarita, dove c' è passione non senti il sacrificio e forse ....il premio è proprio questo la passione, l' entusiasmo che è molto simile alla felicità.
Buonanotte e buon lavoro per la settimana entrante.
Hai ragione Kikka, le tue parole mi hanno fatto rispondere ad Annarita.......è un dono avere la passione, mi hai fatto ricordare le ultime parole di un linguista sul suo letto di morte......"me ne vado o me ne vo' si può dire in entrambi i modi".....non è poco una passione che ti fa dimenticare la morte.
Il Pascucci è proprio un gran tipo......domani lo stupisco pubblico un post di Gaetano riguardante il suo terreno......il sogno.
Buonanotte Kikka e buona settimana.
ja, molto pene, molto penissimo.
Io sentito sighnora Teoderica ja (nome molto tetesco kvesto, me piace molto ja) ke me palare molto pene: io condende! ja, io amiko sighnrina kikka perchè potato lei grante infuzione ovvero intrughlio tottor Infumiconis, crante tottore ja! crante!
io moldo contende venire kvi, e ora io skoperdo io tonnare, ja, tonnare!
Anke io conoschere paopazk: lui crante amiko, zi, crante amiko.
auf wiedersen
meine reizende Dame
Profezor tedeschen, io molto contente, di sua visita,ja, molto kontente.
Dike ke lei crande professorone può fare televisione, ja con krande, krande successone.
auf Wiedersehen
Dankeschen, molte crazie azzai!
ma io non crete fare televizione! nein
io profezore zerien, nicht puffone!
Anke ze, ze io ripenza, kvasi kvasi, ze io fare televizione come profezore, seriamenden, io podere fare, ja, zi zi, io crete podere fare!
crazie dande duo suggherimenden
du tonna dando centile ja
feramente tanto centile!
Io notare du afere scritto arrivederchi meghlio di come me! ja, piggolo errorinen!
auf wiedersehen
Dottor tedeschen, LEI niet puffone....ma sareb mei in televisionen kes cos di meien e dovere di sapienten aiutaren ......dare da ber a chi vole saper, Lei molto centile e soprattutten mai anoiaren, mai , mai.
Io afere scritten arivedoci meglio perkè copiaten.
auf wiedersehen
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