venerdì 30 aprile 2010

PEOPLE

BRONCO

Fra tanti cani un gatto.

Era stato trovato piccolo e spaurito, con una zampa rotta, lungo il fiume Ronco.

Per questo il suo nome fu Bronco.

Bronco era un amore di gatto.

Grande era lo stupore del vicinato per questo gatto, che stava in mezzo ai cani e strusciava le gambe a tutti.

Ci fu chi a suon di croccantini lo viziò.

Lasciò così la sua casa sempre più spesso, andando ramingo fra le case vicine che se lo contendevano a suon di agi.

Qualche volta tornava alla vecchia magione, grasso inquartato, ti strusciava le gambe e se ne andava via.

E poi.

E poi le vicine ti dissero: - Bronco non si vede più, perché lo tieni chiuso in casa ? Era la nostra sola compagnia-.

-Ma Bronco, non lo vedo più neanch’ io -.

Dov’ era Bronco?

Lo trovasti in una colonia di gatti selvatici che viveva nell’ oasi incontaminata del paese.

Non volle saperne di tornare a casa.

Ma un giorno tornò, mesto, dolorante e maciullato.

Il veterinario disse:- Meglio fargli un’ iniezione pietosa-.

- No, io lo curerò-.

Così Bronco campò per un altro mese fra dolori indicibili, poi, poi, poi.

Tutto finito.

Qualche tempo dopo ti dissero che Bronco non era morto per le ferite dovute alla lotta fra gatti, come tu credevi.

L’ ortolano lo aveva lapidato con pietre e sassi perché andava a rovinare l’ insalata.

Il racconto è frutto di fantasia. Eventuali somiglianze a fatti realmente accaduti sono puramente casuali.

Gaetano Barbella ha detto...

Andiamo per gradi. Io abito a ridosso dei Ronchi, un declivio montuoso a nord-est verso cui si estende Brescia. E se qualcuno mi "trovasse", come per il gatto sperduto del racconto, potrebbe anche chiamarmi Bronco, considerato che il mio cognome comincia con B. Ma, chissà, nulla di tanto sballato perché a volte siamo veramente in brache di tela nella speranza di soccorsi... Che significa questo? Boh! Diciamo che è un segno per un immaginario approccio con il racconto del gatto Bronco. Se non altro serve per arricchire un commento e/o anche per prendere tempo, come quando si dice "allora"..."allora", finché arrivano le parole giuste (ma è da evitare assolutamente, salvo a inventare qualcosa divagando piacevolmente, un modo assai accattivante). Allora da dove si parte? Perché se per molti, che leggono la storiella di Bronco, questa non dice nulla da poter rilevare, salvo a dire a Paola Tassinari, che si è smazzata a proporla agli avventori del suo blog, "bene", "brava", "bis", non senza baci e baciotti, e così via, per chi è avido di sapere, per chi è curioso a morte, beh! c'è l'imbarazzo della scelta per trovare i giusti "numeri". E da buoni matematici si tratta di estrapolarli e trovare semplicemente il loro M.C.D. e m.c.d. e servirsene. Per capire, consiglio da andare dalla prof. Annarita Ruberto, qui. Naturalmente qui i numeri, intesi in modo traslato, sono le cose che maggiormente risaltano, che colpiscono la nostra immaginazione, e sono queste a farci ragionare per arrivare a delle illuminazioni che a volte servono personalmente e non tanto per chi ha proposto il racconto di Bronco - mettiamo - o altri. Non solo ma può capitare che la percezione straordinaria, che vale magari anche per altri, ci pervenga come accade per il suono. Infatti si verifica che producendo due note musicali se ne produce un'altra di frequenza data dalla differenza tra le due frequenze originarie. Anche qui, per capire consiglio di andare ancora dalla prof. Annarita Ruberto, qui, e leggere attentamente i miei due commenti al suo post. Può essere che qualcuno dica a Paola, scherzando, che il suo scritto è come un animale senza testa e senza coda, come a dire non c'è nulla da capire e basta. Invece la testa c'è ed è quella dell’ortolano che lo aveva lapidato con pietre e sassi perché andava a rovinare l’insalata, la causa malis. E c'è anche la coda, ben in vista e in primo piano, quella disegnata da Paola. Un bel nove che fa da emblema al corpo del gatto tutto avvolto in bende. Ecco il nostro Bronco raffigurato come l'evangelico Lazzaro che attende l'arrivo del suo salvatore da morte, Gesù. Ed è lo stesso che poteva fermare la mano assassina dell'ortolano, così come fece per l'adultera del Vangelo di Giovanni apostolo. Sul numero nove c'è tanto da dire e Paola deve saperne per aver disegnato quella coda così ben in evidenza. Nove è il numero dei numeri. Enumerare si dice anche annoverare. Dante, nella Vita Nova, menziona nove volte il numero Nove, trattando del mistero della Trinità (3x3=9). Egli ha conosciuto Beatrice a 9 anni e le ha dedicato la prima poesia a 18 (9x2). Più tardi suddividerà la Divina Commedia in 99 canti (più 1 proemio) e la concluderà con l'ascesa dei 9 cieli del Paradiso. Il Nove si collega al fondamento, la base su cui poggiano le cose. E' il numero dell'iniziato, la perfezione del tre elevato a potenza, simbolo di protezione divina, dell'ideale, di tutto quanto è lontano: l'estero, la religione, la ricerca spirituale.

Arrivati a questo punto sorge il dilemma sul gatto che è poi tanto caro agli esoteristi, quasi a stimarlo una possibile loro realtà mediatica. E qui può essere che si ferma la visione cosciente di Paola, autrice del disegno qui esposto. Nel senso che non le è chiaro il senso di tutto ciò nella sua profondità. E più specificamente, che non ha modo di sentire il "terzo suono", riferendomi a quanto suddetto sulla percezione di due note musicali. Dico il vero, ammettendo che anch'io, almeno fino a pochi momenti fa, non percepivo l'argomentato "terzo suono", ma ora forse sì. Il gatto Bronco, che andava d'accordo con i cani (fatto considerevole), emblemizzerebbe l'uomo da venire, quello di nuova generazione. Una sorta di gatto con gli stivali della famosa favola. Egli non avversa i nemici ma li "ama" (i cani) ed è anche l'esortazione predicata da Gesù. Ma è anche 'evangelica pecora fuoruscita dal gregge tanto ricercata dal buon pastore che lascia le novantanove pecore a tal fine. L'uscita dal gregge della centesima pecora (che viene dopo il numero 99 è in relazione col 9 che si è interpretato prima) è come l'uscita di Adamo ed Eva dall'Eden (il gregge) ma a causa dell'aver mangiato il frutto dell'albero della scienza del bene e del male, un fatto saliente raccontato nella Bibbia. Di qui la relazione con il gatto Bronco (o l'ipotetico uomo di nuova generazione) che è stato sorpreso dall'ortolano mentre mangiava l'insalata del suo orto e così meritarsi la lapidazione. Con Adamo ed Eva della Bibbia, il frutto proibito è servito a farli evolvere. Diremo all'azzardo che l'uomo, che si trovava ad un tratto sulla Terra a lui estranea perché appena scacciato dal giardino edenico in cui stava come un pascià, si riduce a vivere da primitivo nelle caverne e senza un briciolo di cognizioni intellettive. Era come una scimmia, secondo le teorie di Darwin che sappiamo, e poi man mano si è evoluto. Dunque una buona cosa il frutto proibito anche se a danno di una coscienza spirituale decaduta, ma doveva essere così per il suo bene. Potremo intuire, a questo punto, che il frutto proibito sia la stessa spiritualità come votata al sacrificio per il bene degli uomini. In seguito vedremo che questo sacrificio è posto in atto visibilmente con il sacrificio corporale di Gesù. Nell'ultima cena, Gesù celebra il rituale, da perpetuarsi dai suoi apostoli, di mangiare il pane e il vino, il corpo e il sangue suo. Dunque due frutti del mondo vegetale, il grano e l'uva, notate bene... E siamo così giunti al legame con la storiella del gatto Bronco che mangia anche lui, inconsapevolmente (nella sua innocenza), l'insalata dell'orto, un vegetale pure questo, ma è una cosa che non doveva fare e finisce quasi ammazzato. Nulla fare, il gatto poi muore fra atroci dolori, ma il Gatto-Lazzaro disegnato del disegno ci fa sperare nella sua resurrezione. In realtà il sacrificio è del mondo vegetale e, dunque delle spiritualità che lo governano, diremo gli Avatara. Ma questa è una nuova e avvincente storia dal titolo L'ALGEBRA RISOLUTRICE NELL'APOCALISSE DEL "NOCINO" DELLA PROVVIDENZA che ho scritto e che è stata pubblicata tempo addietro. Leggete qui. Gaetano

9 commenti:

Gaetano Barbella ha detto...

Andiamo per gradi. Io abito a ridosso dei Ronchi, un declivio montuoso a nord-est verso cui si estende Brescia. E se qualcuno mi "trovasse", come per il gatto sperduto del racconto, potrebbe anche chiamarmi Bronco, considerato che il mio cognome comincia con B. Ma, chissà, nulla di tanto sballato perché a volte siamo veramente in brache di tela nella speranza di soccorsi...

Che significa questo? Boh! Diciamo che è un segno per un immaginario approccio con il racconto del gatto Bronco. Se non altro serve per arricchire un commento e/o anche per prendere tempo, come quando si dice "allora"..."allora", finché arrivano le parole giuste (ma è da evitare assolutamente, salvo a inventare qualcosa divagando piacevolmente, un modo assai accattivante).



Allora da dove si parte? Perché se per molti, che leggono la storiella di Bronco, questa non dice nulla da poter rilevare, salvo a dire a Paola Tassinari, che si è smazzata a proporla agli avventori del suo blog, "bene", "brava", "bis", non senza baci e baciotti, e così via, per chi è avido di sapere, per chi è curioso a morte, beh! c'è l'imbarazzo della scelta per trovare i giusti "numeri". E da buoni matematici si tratta di estrapolarli e trovare semplicemente il loro M.C.D. e m.c.d. e servirsene. Per capire, consiglio da andare dalla prof. Annarita Ruberto, qui.

Naturalmente qui i numeri, intesi in modo traslato, sono le cose che maggiormente risaltano, che colpiscono la nostra immaginazione, e sono queste a farci ragionare per arrivare a delle illuminazioni che a volte servono personalmente e non tanto per chi ha proposto il racconto di Bronco - mettiamo - o altri.



Non solo ma può capitare che la percezione straordinaria, che vale magari anche per altri, ci pervenga come accade per il suono. Infatti si verifica che producendo due note musicali se ne produce un'altra di frequenza data dalla differenza tra le due frequenze originarie. Anche qui, per capire consiglio di andare ancora dalla prof. Annarita Ruberto, qui, e leggere attentamente i miei due commenti al suo post.



Può essere che qualcuno dica a Paola, scherzando, che il suo scritto è come un animale senza testa e senza coda, come a dire non c'è nulla da capire e basta.

Invece la testa c'è ed è quella dell’ortolano che lo aveva lapidato con pietre e sassi perché andava a rovinare l’insalata, la causa malis. E c'è anche la coda, ben in vista e in primo piano, quella disegnata da Paola. Un bel nove che fa da emblema al corpo del gatto tutto avvolto in bende.



Ecco il nostro Bronco raffigurato come l'evangelico Lazzaro che attende l'arrivo del suo salvatore da morte, Gesù. Ed è lo stesso che poteva fermare la mano assassina dell'ortolano, così come fece per l'adultera del Vangelo di Giovanni apostolo.



Sul numero nove c'è tanto da dire e Paola deve saperne per aver disegnato quella coda così ben in evidenza.

Nove è il numero dei numeri. Enumerare si dice anche annoverare.



Dante, nella Vita Nova, menziona nove volte il numero Nove, trattando del mistero della Trinità (3x3=9). Egli ha conosciuto Beatrice a 9 anni e le ha dedicato la prima poesia a 18 (9x2). Più tardi suddividerà la Divina Commedia in 99 canti (più 1 proemio) e la concluderà con l'ascesa dei 9 cieli del Paradiso.



Il Nove si collega al fondamento, la base su cui poggiano le cose. E' il numero dell'iniziato, la perfezione del tre elevato a potenza, simbolo di protezione divina, dell'ideale, di tutto quanto è lontano: l'estero, la religione, la ricerca spirituale.



Seguito al prossimo commento.

Gaetano

Gaetano Barbella ha detto...

Seguito

Arrivati a questo punto sorge il dilemma sul gatto che è poi tanto caro agli esoteristi, quasi a stimarlo una possibile loro realtà mediatica.

E qui può essere che si ferma la visione cosciente di Paola, autrice del disegno qui esposto. Nel senso che non le è chiaro il senso di tutto ciò nella sua profondità. E più specificamente, che non ha modo di sentire il "terzo suono", riferendomi a quanto suddetto sulla percezione di due note musicali.

Dico il vero, ammettendo che anch'io, almeno fino a pochi momenti fa, non percepivo l'argomentato "terzo suono", ma ora forse sì.

Il gatto Bronco, che andava d'accordo con i cani (fatto considerevole), emblemizzerebbe l'uomo da venire, quello di nuova generazione. Una sorta di gatto con gli stivali della famosa favola. Egli non avversa i nemici ma li "ama" (i cani) ed è anche l'esortazione predicata da Gesù. Ma è anche 'evangelica pecora fuoruscita dal gregge tanto ricercata dal buon pastore che lascia le novantanove pecore a tal fine.

L'uscita dal gregge della centesima pecora (che viene dopo il numero 99 è in relazione col 9 che si è interpretato prima) è come l'uscita di Adamo ed Eva dall'Eden (il gregge) ma a causa dell'aver mangiato il frutto dell'albero della scienza del bene e del male, un fatto saliente raccontato nella Bibbia.

Di qui la relazione con il gatto Bronco (o l'ipotetico uomo di nuova generazione) che è stato sorpreso dall'ortolano mentre mangiava l'insalata del suo orto e così meritarsi la lapidazione.

Con Adamo ed Eva della Bibbia, il frutto proibito è servito a farli evolvere. Diremo all'azzardo che l'uomo, che si trovava ad un tratto sulla Terra a lui estranea perché appena scacciato dal giardino edenico in cui stava come un pascià, si riduce a vivere da primitivo nelle caverne e senza un briciolo di cognizioni intellettive. Era come una scimmia, secondo le teorie di Darwin che sappiamo, e poi man mano si è evoluto.

Dunque una buona cosa il frutto proibito anche se a danno di una coscienza spirituale decaduta, ma doveva essere così per il suo bene.
Potremo intuire, a questo punto, che il frutto proibito sia la stessa spiritualità come votata al sacrificio per il bene degli uomini. In seguito vedremo che questo sacrificio è posto in atto visibilmente con il sacrificio corporale di Gesù.
Nell'ultima cena, Gesù celebra il rituale, da perpetuarsi dai suoi apostoli, di mangiare il pane e il vino, il corpo e il sangue suo. Dunque due frutti del mondo vegetale, il grano e l'uva, notate bene...
E siamo così giunti al legame con la storiella del gatto Bronco che mangia anche lui, inconsapevolmente (nella sua innocenza), l'insalata dell'orto, un vegetale pure questo, ma è una cosa che non doveva fare e finisce quasi ammazzato.

Nulla fare, il gatto poi muore fra atroci dolori, ma il Gatto-Lazzaro disegnato del disegno ci fa sperare nella sua resurrezione.

In realtà il sacrificio è del mondo vegetale e, dunque delle spiritualità che lo governano, diremo gli Avatara. Ma questa è una nuova e avvincente storia dal titolo L'ALGEBRA RISOLUTRICE NELL'APOCALISSE DEL "NOCINO" DELLA PROVVIDENZA che ho scritto e che è stata pubblicata tempo addietro. Leggete qui.

Gaetano

sara ha detto...

Ciao bella, vai da me a prenderti i fiori?
un abbraccio

Paola Tassinari ha detto...

Caro Gaetano, mi è piaciuto talmente tanto il tuo commento...che non commento...aver paragonato il mio Bronco a Lazzaro...ha del magico, ho messo il tuo commento assieme al raccontino di Bronco perchè devono stare assieme.
Ora vado a leggermi con calma i link che hai messo.
Ciao e buon fine 1 maggio.
Baciottini.

Paola Tassinari ha detto...

Ciao Sara....nessuno oggi mi ha dato il garofano rosso...per fortuna ci sei tu.

pierperrone ha detto...

Ciao, Paola, hai raccontato una storia molto triste. Con un finale ambiguo, nel quale l'uomo si intromette - forse - nelle terribili linee del destino naturale come un demone innaturale.
Anche la magia del gatto soccombe agli incantesimi di pietra del demonio in veste di giardiniere di morte.
Già! Forse è così, ormai. L'uomo si è assunto un ruolo, a questo mondo, che una volta invece demandava alle creature del Male.
Oggi, invece del coraggio, l'uomo ha scelto la strada della crudele cattiveria.
Al dio del Bene ha sostituito l'idolo d'Oro.
Cattivi auspici portano all'orizzonte queste storie di realtà quotidiana. Nuvole basse e nere.

Ma chi ha ancora coraggio sente dentro la molla per raccontarle, queste storie, affinchè, come avveniva una volta, nella notte, davanti al fuoco dei falò che rischiarava le pianure deserte, il racconto del male scacci i fantasmi della paura. Come il bagliore fioco dei fuochi notturni scacciavano le belve feroci e gli spiriti cattivi.

Per questo, la tristezza, la malinconia, la struggente immagine di Bronco che arranca, non è solo sofferenza o morte, ma è soprattutto una fiammella accesa. Che illumina questa nera notte di oggi.

Unknown ha detto...

I gatti sono liberi, quelli grassi inquartati ancor di più. Il sublime gesto del'oasi verde, il parco su alla collina o nel giardino della casa di Ettore. Bronco sta male ma vivrebbe 20 anni e più se non ci fosse la mano pirata dell'ortolano, che lo privà per sempre della sua libertà. Io amo i gatti, quelli malati, sfigati ma liberi. Il mio gatto si chianma Ottavio e di nobile ha solo il pedigree. Vive fuori, in realtà non è mio, ma è come se lo fosse. Vedo in lui la morte. Forse la libertà, tanto grande, è come la fine della vita, un'immensa oasi verde. Bronco e Ottavio l'hanno capito, e con loro i suoi punti di riferimento (i mici non hanno padroni). Ci sarebbe un buon motivo per vivere: educare gli ortolani a rispettare le libertà altrui...

Paola Tassinari ha detto...

Se Bronco fosse perito nello scontro fra gatti ( ma solo una testolina romantica come la mia poteva immaginare ciò)avrei accettato il fatto, saputa la verità,l' ho compresa subito, già il veterinario mi aveva guardato in uno strano modo, ma pure io ho le mie colpe, perchè ho protratto i dolori di Bronco per un mese, non dando retta all' esperienza del veterinario che consigliava un' iniezione pietosa...
Ciaoooooooooooooooo.

Paola Tassinari ha detto...

I mici non hanno padroni, sono liberi,vedo Ettore che te ne intendi, io dico anche che i mici sono asociali, li ammiro soprattutto per questo, sono esseri ben strani tu addirittura ci vedi la morte, io ti posso dire questo ....un esperimento di etologi ha evidenziato che se un gatto è sottoposto ad una specie di gioco per avere cibo, escogiterà un piano e riuscirà a prendere il cibo, il cane sottoposto allo stesso gioco/cibo, prima di escogitare il piano tenterà con moine ed uggiolii di intenerire la persona che sta effettuando il gioco/cibo....ciò dimostra, secondo me, che il gatto è un po' come l' uomo che non deve chiedere mai...chissà poi perchè una persona infierisce su un gatto, io non riesco proprio a capirlo, ho avuto tanti cani ed un gatto, ho il posto per tenerli, ne vorrei tanto uno, dovrebbe arrivarne a breve uno che chiamerò Pavolone, ma forse cambio idea perchè non vorrei che ricapitasse ciò che è accaduto a Bronco.
Io poi non capisco perchè ci sono tante persone che trattano i loro animali come bambini e trattano male quelli degli altri, io questi non li capisco proprio.
Ciaooooooooooo.