sabato 27 novembre 2010

I VIAGGI DI GILLES ( racconto incasinato)

16 puntata



Torniamo a Gilles.

Gilles è anche il titolo del quadro da me eseguito e qui raffigurato, è il protagonista del mio racconto.

Si può fare un racconto da un quadro?

Per me sì, e qui in questo spazio conto solo io e chi si sente come me.

Giovanni l' operatore del centro per il recupero di persone con problemi e mio amico, mi ha fatto una richiesta.

“ Che hai detto Giovanni, non ho capito, e se ho capito ti rispondo di no.”

“ Tanto so che se insisto, tu mi dici di sì, dici sempre che il tuo maggior problema è che non sai dire di no.”

“Giovanni, non faccio più lavori su prenotazione. Ho smesso. Ero entrata in un circolo vizioso, schiava del consenso e dei soldi, sì perché inutile nasconderlo, il denaro è maledetto e più ne entra , più ne vuoi, la pittura era diventata un lavoro e non più una passione libera. Se vuoi, ma solo perché sei tu e perché sai quanto bene faccia a me fare qualcosa che possa anche solo un poco rasserenare gli altri ti faccio il Pierrot che mi hai richiesto, ma alla mia maniera, così come viene , viene, a mente, lasciando lavorare le mani come vogliono loro, senza guidarle razionalmente; e per piacere non chiamarlo Pierrot che il termine è inflazionato ed ha tolto tutta la poesia al soggetto, chiamalo Gilles.”

E Giovanni, sbuffando:” Ma sta un po’ calma, sempre alla guerra, va bene, come vuoi tu ."

Avevo ancora una bella tela bianca, molto grande, io di solito faccio lavori di piccole dimensioni, il grande mi mette soggezione .

Portai la tela in giardino con tutta la mia attrezzatura da disegno al fianco e mi misi al lavoro.

Solitamente dopo il primo gesto ed il primo tocco di colore diventa tutto facile, tutto procede come in un puzzle, dopo una linea ed un colore , nasce un’ altra linea ed un altro colore.

Lavoro e lavoro, poi mi fermo e do un’ occhiata, una sistemata, poi un’ occhiata, un’ altra sistemata, sino a quando mi dico:” ecco così va bene. E’ finito.”

Dopo tre ore di lavoro il Gilles era lì davanti ai miei occhi.

Soddisfatta lo portai al luogo dove lavoro, dove ho modo di esporlo accanto al mio autoritratto , aspettando di incontrare Giovanni e farglielo vedere ; a me piaceva molto, ma un certo rimescolamento allo stomaco mi rendeva incerta sul reale apprezzamento del mio amico.

Mia madre intanto appena lo aveva visto aveva esclamato:” che brutto, hai fatto un lavoro orribile, non ti vergogni, chi lo vede dirà che non sei capace di niente , toglilo dall’ esposizione che spaventa le persone . “

“Addirittura, ma dai, smettila, questa poi ora ti interessi anche d’ arte”. le risposi secca ed amareggiata.

9 commenti:

kicca ha detto...

Lo so ...io ho messo le virgolette e credevo che si capisse il senso della provocazione ,ma sembra che non sia cosi :(

Io mi reputo una brava persona non faccio del male a nessuno ,ma c'è chi vede il marcio in quello che non capisce e questo non è imputabile a me ...non voglio fare la santa ,non lo sono ...posso capire che a qulcuno non piace come sono e quello che scrivo ,non sempre ,ma io sono fatta cosi e non mi sono mai imposta e mai lo faro' .
Questo solo per farti capire ,ovviamente non è diretto a te il discorso ,ma è per spiegarti .

Buona giornata cara
a presto
baci

Paola Tassinari ha detto...

Kikka...avevo capito... era solo per dire che la bellezza della vità è essere quello che si è...il buono o il cattivo è relativo...io ad esempio non posso vivere coi rimorsi ma ciò mi causa dei rimpianti e a volte mi faccio schifo per la mia viltà , ma sono così...il tuo blog mi piace perchè ti presenti come sei, con la tua ironia che non è mai e poi mai volgare,nel tuo bolg ti vedo dolcemente sexi condita con una spruzzata di pepe...cioè meravigliosa, magari non sei così, sai a me piace immaginare le persone ( non giudicarle) e poi scegli delle immagini veramente accattivanti e belle, poi siccome sono tremenda ti dico che con tutto il rosso che stai mettendo spero che nella tua vita arrivi un bel "fuoco" vero ...puoi mandarmi a quel paese per la mia inguaribile intrusione.
Ciao Kikka eeeeeeeee quando vengo nel tuo blog mi dai una carica di vita.

kicca ha detto...

...se potessi ti abbraccerei !!!! :)
Io sono esattamente cosi ...almeno credo ...ahahahhahahaha :)
Anche a me piace immaginare le persone e non ti manderei mai a quel paese ,volevo solo farti capire ,ma vedo che il mio commento non era necessario e mi fa piacere .
Nessuna intrusione ,assolutamente ,sono anche io una tremenda chicchierona ,chi mi conosce lo sa
qualcuno scappa ,e chi resta si becca il premio !!!
per il resto ...non so ...ma io ci spero sempre .

Un bacione grande
kicca

mi hai fatto sorridere, mi ci voleva che sto impazzendo per montare un video e non mi riesce bene !!!! GRAZIEEE :)

Paola Tassinari ha detto...

Hai fatto sorridere anche a me...sai ho una paura di diventare una matusa bacchettona...se però ti ho fatto sorridere ho qualche speranza.
Ciao.

pierperrone ha detto...

... eccomi, eccomi ... sono Pierrot ... anzi ... Pierin ...
Come stai Paolè?
Buona domenica.

pierperrone ha detto...

in realtà, volevo, aggiungere, il bianco è un colore che mette tanta paura, specialmente quando è spalmato su una tela, su un agrande tela, o su un foglio o ... come il silenzio ...
quando quella compatta consistenza si deve rompere è come commettere un reato, un peccato.
E' comunque una lotta e la paura di perdere è sempre terribile.
Ma poi la lotta finisce.
Ed i colori prendono vita!!!

kicca ha detto...

Non mi sembri assolutamente bacchettona ...anzi ! :)

Paola Tassinari ha detto...

Caro il mio Pierin,
il bianco mette paura perchè è assenza e vuoto, infatti a differenza della teoria additiva della luce ( in cui il bianco è somma dei colori)nella teoria sottrattiva che è quella dei pigmenti il bianco è assenza di colore , al contrario il nero ha in sè tutti i colori, infatti mischiando i tre colori primari si ottiene il nero, ma non esiste nessun colore che dia il bianco.
Dal nulla si crea e a differenza di tanti psicologi io credo che una persona felice e gaia possa dipingere con molto nero, mentre chi è triste è molto meglio per lui usare il giallo, insomma usare il colore come cura dell' animo, ma ognuno alla sua emotività, perchè solo l' individuo sa il colore che gli fa bene in quel momento...alla faccia degli psicologi e feng shui vari...
Ciao Pierino...ma non diventare discolo come lui.
PS qua piove a dirotto, una domenicaccia.

Paola Tassinari ha detto...

...un bacio secco a Kikka,e grazie!!!!!!!!!!