martedì 15 dicembre 2009

DAL GESTO NASCE IL PENSIERO

Come è accaduto che proprio nell' uomo si sia strutturato il pensiero? 
Due milioni e mezzo di anni fa, nell' Africa orientale, esistevano esseri viventi a metà tra la scimmia e l' uomo: gli Australopitechi. 
Essi raccoglievano i sassi per rompere il guscio alle noci, scheggiavano le pietre per ottenere frammenti con cui raschiavano la corteccia degli alberi per procurarsi le larve. 
Una volta usati i "raschietti" venivano abbandonati e, al bisogno, ne venivano forgiati altri. Contemporaneamente agli Australopitechi, viveva un altro gruppo di ominidi con la testa un po' più grande e la mandibola meno possente, camminavano in gruppo, uomini, donne e bambini e soprattutto non mangiavano subito quello che trovavano, ma lo conservavano dentro rudimentali ciotole. 
Era il gruppo dell' Homo Habilis. 
 Alla sera si riunivano per la spartizione del cibo e gli utensili ricavati dalla scheggiatura dei sassi non venivano buttati, ma erano riutilizzati.
 Gli Australopitechi sono scomparsi, l' Homo Habilis si è evoluto sino a diventare l' Homo Sapiens da cui noi deriviamo. 
L' homo Habils non si è estinto perché era più abile nell' usare le mani, questo gli ha concesso di avere un certo successo con la caccia e di conseguenza di diventare onnivoro, quindi di usare meno le mandibole che diventando meno robuste hanno reso possibile un aumento della scatola cranica. 
Insieme all'uso delle mani si è parallelamente sviluppato l' uso dell' occhio con i relativi centri visivi. L' uso della mano ha dato il via allo sviluppo del cervello. ( dalla Voce di Romagna articolo di Luisa Mariani)

9 commenti:

paopasc ha detto...

Sta di fatto che è grossomodo così, lo sganciamento degli arti anteriori dal vincolo deambulatorio li 'libera' a altre funzioni, che si staccano anche dalla funzionalità pratica. Questo deve costituire un vantaggio, anche in termini di prosocialità e di accudimento infantile. Io penso che provenga dalla naturale curiosità e creatività dei bambini lo sviluppo di quella forma di linguaggio in nuce, il predecessore del linguaggio simbolico. Un po' come si faceva noi da ragazzini, che si giocava continuamente con il linguaggio, creando giochi di parole, allusioni, ambiguità, nuovi significati. Credo proprio che per lo sviluppo del linguaggio dobbiamo ringraziare i bambini, anche quelli che siamo stati.
Ciao Tea

Paola Tassinari ha detto...

Io penso che provenga dalla naturale curiosità e creatività dei bambini lo sviluppo di quella forma di linguaggio in nuce, il predecessore del linguaggio simbolico.
Sai Paolo perchè ho messo questo post.....me lo hai ispirato tu, con la musica/movimento, sì perchè la forma più alta dell' arte è la musica (cara Annarita e tu sai bene che musica è matematica) ,la musica per esistere presuppone movimento, ma inala anche a chi ascolta il movimento,e solo col movimento col gesto si crea e il primo gesto è suono, che poi diviene musica e se non sbaglio l' unico che riuscì a far cambiare idea ad Ade fu Orfeo col suo canto,Orfeo col canto addolcisce gli inferi.Quindi io volevo dire che l' arte nasce dal gesto.....forse con "più gesti"ci si avvicina a quella matematica che è armonia. ( Per inciso uno dei più bei gesti che ho visto è stata una piroetta di Van Basten, un calciatore ed io non amo il calcio, ma vidi quell' azione per caso, mi colpì l' armonia che ne scaturiva)con questo voglio dire che la vita è piena di "gesti" pieni di grazia che tutti abbiamo in determinati momenti, a tutti è capitato per qualche attimo di essere stato in armonia col tutto, l'arte è la ricerca di questa armonia, la ricerca dell' equilibrio perfetto. Naturalmente la teoria è importantissima ma poi conta la tua passione, il fare, il fare gesti, il fare pratica.Forse ho detto un sacco di cretinate, la colpa è tua Paolo che mi stuzzichi.
Per finire, ti rispondo dal post precedente...... Sulla parte non chiara, cioè sul fatto che la salvezza arriva dopo: quando tu potresti accettare te stesso (parlo dell'artista) perchè vedi che tutti ti super-accettano, ecco che sei già morto, e quindi ciò che ti poteva salvare arriva in ritardo.
Qui ho una tesi diversa, io penso che non ci sia ugualmente scampo, se l' artista non viene accettato, ne soffre perchè vuole essere capito, se viene accettato ed ha successo tradisce la sua libertà di creazione perchè diventerà schiavo dell' accettazione, una volta accettato non riuscirà a stare senza lusinga ed anche non volendo non sarà più libero,l' unica strada è l' equilibrio, ma il vero artista non è mai equlibrato se lo diviene perde la sua creatività e allora come facciamo???????????
Semplice ( mica tanto)ogni tanto ci purifichiamo cercando di ascoltare il nostro bambino........qualcuno di voi ha mai letto le lettere di Mozart adulto?????????
Ciao Paolo e scusa la prolissicità.

paopasc ha detto...

Sto cercando di affrontare il tema, carissima, e per sommi gradi dovrebbe essere così: il suono, a differenza della visione, non rimanda limiti precisi all'esecuzione di un atto qualsiasi, come invece potrebbe rimandare la vista (pensa solo di dover attraversare il ponte tibetano!). La musica, in questo suo essere un vocabolario motorio senza limiti esecutivi, quindi una sorta di alfabeto ritmico, è in grando di soddisfare l'organismo motorio se e soltanto se la mia ipotesi del movimento come aspetto essenziale degli organismi che si muovono è corretta.
Sai, poi non ho riflettuto abbastanza sul tuo fantastico titolo -dal gesto nasce il pensiero-. Beh, proprio azzeccato e perfettamente in linea con il mio, di pensiero. l'investigazione motoria del mondo causa proprio la comprensione centrata su di sè: il mondo che comprendiamo è proprio su misura nostra. Due comprensioni vicine, due gesti mentali, sono in grado di interagire tra di loro, indipendentemente da fatto che siano attivati insieme? M'hai dato proprio un bel suggerimento! Mo' ci penso.
Ciao carissima

pierperrone ha detto...

I temi del pensiero e della coscienza sono pietanza troppo ghiotta per una serata in cui sono in ritardo e pressato dalle operazioni di chiusura ... del negozio (metafora, se vi piace. Metafora, invero, anche se non dovesse essere di vostro gradimento).

Il pensiero e la coscienza. L'uno e l'altro sono caratteristiche che distinguono l'uomo dalle bestie. Questo pare certo.
Ma sono la stessa cosa?
Il pensiero è la razionalizzazione della coscienza, del processo cognitivo, della capacità di astrazione e di previsione.
Ottimo. Nessuna scimmia pare avere le stesse qualità percettive e di elaborazione.
Neanche le macchine sono vicine a queste caratteristiche del tutto umane. Che vanno al di là di ogni chimica, di ogni delirio da dottor Frankenstein degli scienziati moderni (almeno di quelli ancora savi).
Insomma la coscienza ed il pensiero sono quanto di più vicino alla specificazione delle caratteristiche che rendono l'uomo un creatura "unica" sulla terra (unica solo come specie, invero, perchè, invece, la folla ed il traffico in cui siamo imbottigliati quotidianamente ci evidenziano con forza la moltitudine di individui che pretendono di possedere tali caratteristiche.
Si potrebbe semplificare, abolendo il traffico e le file. Ma bisognerebbe smaltire troppe scorie e relitti dall'apparente consistenza umana.

...
Cari ragazzi, stasera sono proprio cotto. Vado a ruota libero. Ci sentiamo domani.
Il sonno mi travolge...
Cado in letargo.
D'altra parte non pretendo di discendere dalle scimmie.
Molte mie caratteristiche caratteriali e psicologiche dimostrano che la mia discendenza proviene dagli orsi.
Con loro mi sento molto a mio agio. Dormono almeno sei mesi l'anno. Mangiano molto. Si grattano. So solitari...
Proprio il mio ritratto... sputato!
Un bacione.

Gaetano Barbella ha detto...

Nel precedente post, il tema è l'arte dell'Action Painting, da stimarsi ai limiti dei normali canoni seguiti da artisti "convenzionali" moderni. Ed io ho scelto di mettere in relazione quest'arte con una supposta fase "culturale" itinerante perseguita da Paola l'autrice del post (Teoderica, Teo o Tea, corrispondenti a diverse sue sfaccettature, tutte da capire e far progredire il pensiero da lei seguito).

Non meraviglia una tal cosa, considerato che tante altre volte così è stato e a Paola è piaciuto, anzi questo si aspetta da me con ogni suo post. Dice addirittura che sono il suo Maestro, bontà sua. Comunque Paola non trascura affatto i commenti dei suoi amici, tutt'altro. La differenza con i miei commenti è che invece si svincolano dal mio modo a volte invasivo della "privacy" su di lei. Ma si è capito che l'amica Paola ha bisogno di entrambe le cose.

Soggetto e oggetto devono poter convivere in lei, come anima e corpo, e per questo occorre soprattutto il concorso degli amici in questione, oltre che me, a confermare il pieno appoggio della "macchina" umana nella sua completezza di motore, organi meccanici ed elettro-idraulici, cabina di guida e quant'altro. Tutte cose che si interconnettono e, di fatto, costituiscono una rete che è definibile "ecologia". Naturalmente a Paola e tutti noi preme l'"ecologia della mente".

Di questo risvolto sull'"ecologia della mente" ne ho parlato al blog "Scientificando" di Annarita http://scientificando.splinder.com/post/21689735#more-21689735, ma non è male che se ne riparli ora.

Cosa si intende per "ecologia della mente"?
Alla radice vi è la nozione che le idee sono interdipendenti, interagiscono, che le idee vivono e muoiono. Le idee che muoiono, muoiono perché non si armonizzano con le altre. E' una sorta di intrico complicato, vivo, che lotta e collabora, simile a quello che si trova nelle boschi di montagna, composto dagli alberi, dalle varie piante e dagli animali che vivono lì - un'ecologia, appunto.

All'interno di questa ecologia, vi sono temi importanti di ogni genere che si possono enucleare e su cui si può riflettere separatamente. Naturalmente, si fa sempre violenza al sistema nel suo complesso se si pensa alle sue parti separatamente; ma se vogliamo pensare dobbiamo fare così, perché pensare a tutto contemporaneamente è troppo difficile.
Infatti così è con l'apporto dei vari interventi specifici in questo blog oltre che me che tende a legare, a far da ragno e costituire una rete avvolgente.

Ecco che questo post di Paola, come tutti quelli precedenti e i post dei blogger in genere, hanno il modo nuovo e progresso di definirsi come "metaloghi", un termine come l'"ecologia della mente", che fa parte di una tematica sviluppata nel libro "Ecologia della Mente" di un grande scienziato, Gregory Bateson che è stato un antropologo, sociologo, linguista e studioso di cibernetica britannico, il cui lavoro ha toccato anche molti altri campi. È morto nel 1980.

Ma che cosa è un metalogo?
Un metalogo è una conversazione su un argomento problematico. Questa conversazione dovrebbe essere tale da rendere rilevanti non solo gli interventi dei partecipanti, ma la struttura stessa dell'intero dibattito. Si tratta dunque una conversazione che possiede questa doppia rilevanza. Proprio il caso ed altri post di Paola in discussione.

C'è il seguito,
Gaetano

Gaetano Barbella ha detto...

Seguito

Ho detto «Soggetto e oggetto devono poter convivere in lei, come anima e corpo», giusta l'opinione di Paolo sull'artista.
Egli dice: «E così, ha ragione Anna: l'artista è colui che usa il linguaggio in forme nuove, e perciò scopre qualcosa di sconosciuto. Ciò può essere anche la sua anima, come detto.». Ed è questo lo scopo del viaggio itinerante di Paola post dopo post: scoprire la sua Anima.

Di qui la tesi di Paola che dice: «... se l'artista non viene accettato, ne soffre perché vuole essere capito, ... » che però soggiace alla convinzione di dover cercare un equilibrio onde salvarsi dalla "morte", come quella della sua frase su Nietzsche. Ma è inevitabile che, una volta disposta al suddetto "viaggio itinerante" tanto somigliante a quelli iniziatici dell'esoterismo, questa esperienza si profili prepotente e si disponga con forza con esplicazioni diverse, non necessariamente così violente e autolesive come i casi di artisti suicidi del post precedente.
Ed è facile l'aggancio a esperienze metafisiche di "artisti" presi dall'amore per "donne" tutte eguali fra loro, come Beatrice per Dante Alighieri e dei suoi "amici" dei "Fedeli D'Amore".

Non c'è che dire, è veramente un interessante e soprattutto raffinato "metalogo" che Paola ha imbastito con i suoi post!
A questo punto, col presente post a commento "Dal gesto nasce il pensiero", Paola ci pone davanti al bivio sul concetto di artista.
Dice Annarita: «l'artista è colui che usa il linguaggio in forme nuove, e perciò scopre qualcosa di sconosciuto». Ma l'uomo è artista in tutta la sua gamma di potenzialità intellettive, tuttavia con questo bivio risulta evidente che l'intelletto dovrà occuparsi dell'arte figurativa pittorica. Perché? É Michelangelo della Creazione di Adamo qui esposta, che ce lo conferma attraverso le due mani, quella sua e del suo creatore quasi a sfiorarsi. Le stesse mani, dunque di un pittore, o comunque di un disegnatore (di un architetto – mettiamo).

Chi può dire allora qualcosa di esatto o approssimarvisi sui perché, come e quando degli artisti? Gli opinionisti, ossia quelli che usano le "mani" della mente che tutto possono, ma devono poi, a rigor di scienza, lasciare spazio alle prove di "laboratorio". Per dire che SOLO I "MAESTRI" D'ARTE, attraverso la loro esperienza, possono aggiornarci sull'origine dell'Arte e del suo peculiare modo in loro di esplicarsi. E così nascono i loro detti e aforismi che poi altri ripetono.
Dunque se DAL GESTO NASCE IL PENSIERO, come titola questo post, È DA ESSI CHE NASCE IL PENSIERO e non da altri, se pure ripieni di cultura.

Gaetano

Paola Tassinari ha detto...

Sono soddisfatta come un gatto, caro Paolo, dal gesto nasce il pensiero....mi piaceva come titolo.......se pensi quanto è stupendo il mondo e quanto c' è ancora da ordinarlo, pensa a come è impossibile anche solo concepire un altro mondo , un altro mondo magari al contrario di questo, dove il gesto non è.
Un beso.

Paola Tassinari ha detto...

E perchè no, guarda che non è mica sicuro che discendiamo dalle scimmie, l' anima poi potrebbe avere avuto come nel tuo caso una fermata in un orso, io credo che la mia anima sia stata erba con pratoline e poi che sia stata anche in un delfino ed anche in un ghiro.......sapessi quanto dormo, quando andavo a scuola dal sonno che avevo, sognavo di lavarmi, di vestirmi, di fare colazione e di salire sull' autobus, poi mi svegliavo all' improvviso e mi scoprivo ancora a letto ed ancora oggi faccio una fatica bestiale ad alzarmi al mattino.
Ciaooooooooo.

Paola Tassinari ha detto...

Certo Gaetano, ti riconosco come mio Maestro perchè tu hai la matematica,ma hai anche il "quid"( puoi andare in un' altra dimensione e tornare)e poi sei umile, sensibile e buono,e mi capisci prima che ci arrivi io, mi fai faticare perchè mi sproni ad andare avanti ed io trovo nuove aperture, nuovi piccoli tasselli,tasselli che piano, piano come in un mosaico devono farmi scoprire ciò che non so, ma io vigile introietto tutto, lo deposito, e quando mi serve voilà arriva, credevo di averlo dimenticato ma tac è lì.
Gaetano la grandezza del Michelangelo della Sistina è in quel gesto/vita ,Michelangelo aveva i cartoni, e l' idea gli è venuta quasi certamente mentre li disegnava, la sua mano ha eseguito quell' armonia, e l' ha eseguita così bene perchè la sua mano era abituata al gesto di disegnare il corpo e le sue articolazioni.Occorre la teoria ma senza pratica questa è sterile ( pensa ad un ingegnere edile alle prime armi e ad un capomastro di lunga data). Questo per la parte reale,poi io credo che esista qualcosa d' altro, un' armonia interna che suona a cui ti devi lasciare trasportare e qui sta il difficile perchè se ti fai trasportare troppo è difficile poi tornare, Qui noi siamo legati al gesto, forse perchè nell' altra dimensione il gesto non esiste, un binomio del tipo movimento/vita stasi/morte ed è per questo che nessuno ci viene a dire come funziona di là perchè non hanno il gesto.
Gaetano perdonami se abuso della tua pazienza .....perchè dico cose "trulle" se tu mi dici sciocca pazzerella lo capisco.
Un besissimo.