Un gesto di solidarietà verso i senza tetto che nelle prossime settimane si troveranno esposti al gelo.
A Milano un’ iniziativa di volontariato proposta dal Movimento cristiano dei lavoratori, attraverso i suoi circoli parrocchiali e in collaborazione con due ditte biellesi, che forniranno un primo quantitativo di lana, chiunque potrà confezionare una sciarpa per i senza tetto.( si auspica che nei giorni di gelo venga offerto un letto all’ asciutto più che una sciarpa).
L’ obbiettivo è educare alla solidarietà: la carità cristiana e la fratellanza laica non si riducono alla semplice elemosina, ma si realizza donando il proprio tempo agli altri.
"E’ il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante" scrive Antoine de Saint Exupery nel "Piccolo Principe".
Donare qualche ora allo scopo di realizzare una sciarpa per qualcuno che neppure si conosce , riscalda chi la riceve ma riscalda anche chi la realizza.
6 commenti:
“Per-dere”, “per-dare”, uno semplice scambio di sillabe,”e” con “a”, come rimettere al primo posto la sillaba “a” che viene, appunto, prima dell’altra. E ciò che si è dato lo si ritrova rivestito dalla luce di una vita rinnovata di chi langue nella sofferenza, di chi sta per spegnersi.
Esempi mirabili dell’amore che muove molte anime caritatevoli provengono dagli stretti legami già in vita che si rafforzano in modo solenne nell’oscurità del tempo e agli occhi degli altri.
Ecco che "per-dere" è innanzitutto il modo di seguire la sorte di persone che muoiono alla vita per mali incurabili. La visione di questo modo estremo di “per-dere” dovremmo averla sempre presente e solo così che nasce in noi, non solo la carità ma quel che conta di più la fratellanza. FAR RISORGERE LA ROSA!
Mi è caro un racconto su questo tema e si intitola “Il segreto del vecchietto”:
Un giovane medico si trovava in un lebbrosario in un’isola del Pacifico.
Un incubo di orrore.
Solo cadaveri ambulanti, disperazione, rabbia, piaghe e mutilazioni orrende.
Eppure, in mezzo a tanta devastazione, un anziano malato conservava occhi sorprendentemente luminosi e sorridenti.
Soffriva nel corpo, come i suoi infelici compagni, ma dimostrava attaccamento alla vita, non disperazione, e dolcezza nel trattare gli altri.
Incuriosito da quel vero miracolo di vita, nell’inferno del lebbrosario, il giovane medico volle cercarne la spiegazione:
che cosa mai poteva dare tanta forza di vivere a quel vecchio così colpito dal male?
Lo pedinò, discretamente.
Scoprì che, immancabilmente, allo spuntar dell’alba, il vecchietto si trascinava al recinto che circondava il lebbrosario, e raggiungeva un posto ben preciso.
Si metteva a sedere e aspettava.
Non era il sorgere del sole che aspettava.
Né lo spettacolo dell’aurora del Pacifico.
Aspettava fino a quando, dall’altra parte del recinto, spuntava una donna, anziana anche lei,
con il volto coperto di rughe finissime, gli occhi pieni di dolcezza.
La donna non parlava.
Lanciava solo un messaggio silenzioso e discreto: un sorriso.
Ma l’uomo si illuminava a quel sorriso e rispondeva con un altro sorriso.
Il muto colloquio durava pochi istanti, poi il vecchietto si rialzava e trotterellava verso le baracche.
Tutte le mattine.
Una specie di comunione quotidiana.
Il lebbroso, alimentato e fortificato da quel sorriso, poteva sopportare una nuova giornata e resistere
fino al nuovo appuntamento con il sorriso di quel volto femminile.
Quando il giovane medico glielo chiese, il lebbroso gli disse:
"E’ mia moglie!".
E dopo un attimo di silenzio:
"Prima che venissi qui, mi ha curato in segreto, con tutto ciò che riusciva a trovare.
Uno stregone le aveva dato una pomata.
Lei tutti i giorni me ne spalmava la faccia, salvo una piccola parte, sufficiente per apporvi le sue labbra per un bacio...
Ma tutto è stato inutile.
Allora mi hanno preso, mi hanno portato qui.
Ma lei mi ha seguito.
E quando ogni giorno la rivedo, solo da lei so che sono ancora vivo, solo per lei mi piace ancora vivere".
Certamente qualcuno ti ha sorriso stamattina, anche se tu non te ne sei accorto.
Certamente qualcuno aspetta il tuo sorriso, oggi.
Se spalanchi la tua anima al silenzio, ti accorgerai che Dio, per primo, ti accoglie con un sorriso....
Gaetano
Caro, dolce Gaetano, non sai quanto mi piace questo racconto( me lo avevi già donato,ma è sempre un nuovo dono)e quanto mi piace il tono del tuo commento.Sto cercando in questi primi giorni di dicembre di postare scritti "positivi", cerco notizie di sorrisi nelle tenebre..... E quando ogni giorno la rivedo, solo da lei so che sono ancora vivo, solo per lei mi piace ancora vivere"........mi piacerebbe che chi non ha neanche una lei o un lui, chi è solo nella sua disperazione possa tovare la forza di vivere tramite sè stesso, perchè nessuno è mai così solo da non avere almeno sè stesso.
Un abbraccio perchè in ognuno di noi c' è un po' dell' altro......... in fondo discendiamo da una coppia iniziale tutti quanti.
Riporto l'intero brano dal capitolo XXI de Il Piccolo Principe perché è straordinario leggerlo per intero. Il significato penso sia universalmente comprendsibile. Grazie per averlo ricordato.
Posto il brano in più commenti perché blogger non permette più di 4096 caratteri.
N: Mentre il piccolo Principe seduto per terra piangeva, proprio in quel momento apparve la volpe.
V: "Buon giorno"
PP: "Buon giorno",
N: rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non vide nessuno.
V: "Sono qui",
N: disse la voce,
V: "sotto al melo..."
PP: "Chi sei? sei molto carino..."
V: "Sono una volpe".
PP: "Vieni a giocare con me, sono cosi' triste..."
V: "Non posso giocare con te, non sono addomesticata".
PP: "Ah! scusa".
N: Ma dopo un momento di riflessione soggiunse:
PP: "Che cosa vuol dire addomesticare?"
V: "Non sei di queste parti, tu che cosa cerchi?"
PP: "Cerco gli uomini…Che cosa vuol dire addomesticare?"
V: "Gli uomini, hanno dei fucili e cacciano. E' molto noioso! Allevano anche delle galline. E' il loro solo interesse. Tu cerchi delle galline?"
PP: "No. Cerco degli amici. Che cosa vuol dire "addomesticare?"
N: ribatté nuovamente il piccolo Principe
V: "E' una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei legami..."
PP: "Creare dei legami?"
V: "Certo. Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io saro' per te unica al mondo".
PP: "Comincio a capire…C'e' un fiore... credo che mi abbia addomesticato..."
V: "E' possibile, capita di tutto sulla Terra..."
PP: "Oh! non e' sulla Terra".
N: La volpe sembro' perplessa:
V: "Su un altro pianeta?"
PP: "Si".
V: "Ci sono dei cacciatori su questo pianeta?"
PP: "No".
V: "Questo mi interessa. E delle galline?"
PP: "No".
V: "Non c'e' niente di perfetto"
N: sospiro' la volpe. Ma la volpe ritorno' alla sua idea:
V: "La mia vita e' monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio percio'. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sara' illuminata. Conoscero' un rumore di passi che sara' diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo, mi fara' uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiu' in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me e' inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo e' triste! Ma tu hai dei capelli color dell'oro. Allora sara' meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che e' dorato, mi fara' pensare a te. E amero' il rumore del vento nel grano..."
N: La volpe tacque e guardo' a lungo il piccolo principe:
V: "Per favore... addomesticami".
PP: "Volentieri, ma non ho molto tempo, pero'. Ho da scoprire degli amici, e da conoscere molte cose".
V: "Non si conoscono che le cose che si addomesticano",
N: disse la volpe.
V: "Gli uomini non hanno piu' tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose gia' fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno piu' amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!"
PP: "Che cosa bisogna fare?".
V: "Bisogna essere molto pazienti". "In principio tu ti sederai un po' lontano da me, cosi', nell'erba. Io ti guardero' con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' piu' vicino..."
N: Il piccolo principe ritorno' l'indomani.
V: "Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora".
"Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincero' ad essere felice. Col passare dell'ora aumentera' la mia felicita'. Quando saranno le quattro, incomincero' ad agitarmi e ad inquietarmi; scopriro' il prezzo della felicita'! Ma se tu vieni non si sa quando, io non sapro' mai a che ora prepararmi il cuore... Ci vogliono i riti".
PP: "Che cos'e' un rito?".
V: "Anche questa e' una cosa da tempo dimenticata". "E' quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora dalle altre ore. C'e' un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedi ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedi e' un giorno meraviglioso! Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza".
N: Cosi' il piccolo principe addomestico' la volpe. E quando l'ora della partenza fu vicina: disse la volpe:
V: "Ah!,.. piangero'".
PP: "La colpa e' tua, io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi..."
V: "E' vero".
PP: "Ma piangerai!".
V: "E' certo".
PP: "Ma allora che ci guadagni?"
V: "Ci guadagno il colore del grano".
N: Poi soggiunse:
V: "Va' a rivedere le rose. Capirai che la tua e' unica al mondo. Quando ritornerai a dirmi addio, ti regalero' un segreto".
N: Il piccolo principe se ne ando' a rivedere le rose.
PP: "Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente", disse. "Nessuno vi ha addomesticato, e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico ed ora e' per me unica al mondo".
N: E le rose erano a disagio.
PP: "Voi siete belle, ma siete vuote", disse ancora. "Non si puo' morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, e' piu' importante di tutte voi, perche' e' lei che ho innaffiata. Perche' e' lei che ho messa sotto la campana di vetro. Perche' e' lei che ho riparata col paravento. Perche' su di lei ho uccisi i bruchi (salvo i due o tre per le farfalle). Perche' e' lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perche' e' la mia rosa".
N: E ritorno' dalla volpe.
PP: "Addio",
N: disse alla volpe.
V: "Addio. Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale e' invisibile agli occhi".
PP: "L'essenziale e' invisibile agli occhi".
N: ripete' il piccolo principe, per ricordarselo.
V: "E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa cosi' importante".
PP: "E' il tempo che ho perduto per la mia rosa..."
N: sussurro' il piccolo principe per ricordarselo.
V: "Gli uomini hanno dimenticato questa verita'. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa..."
PP: "Io sono responsabile della mia rosa..."
N: ripete' il piccolo principe per ricordarselo.
Cara Annarita, GRAZIE, questo brano è poesia.....fa sognare, potrebbe capitare che ......una persona che sferruzzasse una sciarpa si incuriosisca di chi l' ha ricevuta, l' ho invitasse a pranzo il giorno di Natale eeeeeee diventassero amici, perchè si vede chiaro solo col cuore, gli occhi sono offuscati dal finto splendore degli orpelli.
GRAZIE per me e per chi capiterà qui e leggerà il capitolo XXI del Piccolo Principe.
Posta un commento