Era una bella signorina coi guanti di pizzo, ma era debole di mente e passò tutta la sua giovinezza tra mura grigie.
Riesce ad evadere però, e sposa Adamo.
Si sposa e va a vivere nella bella casa di campagna di famiglia.
Qui vive la vita che le piace.
È buona, generosa, conosce le erbe, sa intrecciare il vimine ed ha una sua filosofia in cui non c' è posto per preti e Stato.
Rifiuta la pensione, dice: - datela a chi ne ha più bisogno-.
La gente la critica, ma solo alle spalle, in fondo, in fondo, ma proprio in fondo, la amano.
Lei vive libera con Adamo, la sua vita.
Inizia, però a gonfiarsi, prima le gambe e poi la pancia.
Poi comincia a vagheggiare, dice che ha la pancia perché è incinta del Cristo Bianco.
Il Cristo Bianco salverà il mondo.
È una corsa fra gli abitanti per conoscere la bizzarria del gioco.
Corrono a casa sua, per informarsi sulla sua salute.
E poi ridono, ridono per le contumelie che lei dice.
Viola ne ha avuto abbastanza dei medici durante la sua giovinezza, e da quando è uscita dalle mura grigie, non ha più voluto a che fare coi dottori di nessuna Facoltà.
Finalmente qualcuno avvisa il medico condotto, il quale si reca a trovarla e la fa ricoverare immediatamente.
Il Cristo Bianco era un tumore.
Il racconto è frutto di fantasia. Eventuali somiglianze a fatti realmente accaduti sono puramente casuali.
6 commenti:
Bellissima storia Tea, come l'altra si legge facilmente e poi....... le parole, le persone, i fatti, i luoghi.... lavorano dentro di te. Alzano un po' quel "tombino" che tutti noi abbiamo in dotazione dalla nascita e che ci fa comondo tenere chiuso ermeticamente. In fondo quante donne come Viola abbiamo incontrato e quante volte siamo state Viola anche noi. Un abbraccio mega, ti voglio bene.
Sì, Floriana mi hai capito, cerco di alzare il tombino per aiutare gli altri a farlo anche loro.Tutti insieme, dal basso, perchè si costruisce sempre dal basso,ed ognuno, veramente ognuno porta qualcosa, chi una pietra, chi la sabbia .....ma anche solo un granello è importante.
Grazie di avermi capito....un beso.
Cara Paola, hai fatto dei passi notevoli col tuo esperimento di People. È lineare, scorrevole, piacevole da leggere. Viola c'entra fino ad un certo punto perché è solo un mezzo nelle tue mani per disporti a come tu aneli, che è di alzare un tuo certo "tombino". Ma è una cosa ancora a mezz'aria. La causa che te lo impedisce? Forse quell'emblematico Cristo Bianco controverso? Ma chi è? Lo sapremo alla prossima puntata forse...
Gaetano, che ti augura buona domenica.
Grazie Gaetano, al mio People ci tengo, è una specie di mondo fantastico, dove la fantasia può regnare accanto alla realtà.Io decido i nomi da dare ai personaggi, nomen omen,e racconto in modo fantasioso come una favola, prendendo spunto da fatti o sguardi che mi hanno colpito.Il Cristo Bianco chi è ....non lo so....... Viola aveva talmente tanto sofferto immeritatamente che aspettava un nuovo Cristo, l' unico che poteva secondo lei, risalvare la cloaca che è diventata la nostra epoca.
Ciao Gaetano ti auguro una serata allegra, perchè l' allegria rigenera.
Paola mia, una storia di dolore, dolore vero, dolore che cancella la vita fisica e lascia l'amaro in bocca alla vita di chi rimane.
La vita, in casi come quello che racconti, sembra non conoscere giustizia.
La vita sembra non guardare in faccia a nessuno, certe volte.
O si dovrebbe dire la morte che miete le sue messi quando decide, senza nessuna pietà.
Ho ancora troppo vivo il sapore della morte, l'ho sentito, purtroppo, questo inverno. E' qualcosa che brucia lentamente.
Si può non pensarci, si può continuare a ridere e sorridere ogni giorno. Si può far finta di convincersi e dimenticare.
Ma quel sapore ti ritorna sulla lingua quando non vorresti.
Mai si vorrebbe provare quel sapere, nè ricordare il suo fiele.
Ma la morte ti perseguita, quando raccoglie vecchie sagge querce gentili, verdi piante rigogliose, teneri fiori profumati.
In quel giardino rimangono sempre meno piante, mentre gli steli spezzati crescono di numero man mano che vengono recisi i fusti o gli steli ai quali vivevamo aggrappati.
Quando resterà con quelli anche il nostro stelo reciso non potremo più contare le ferite inferte dalla morte alla madre natura, non potremo più ricordare i figli che quella madre ha perduto.
Mi capita, a volte, di pensare che da morto vorrei essere seppellito in terra, senza zinco, lino e legno. Nella terra nuda.
Vorrei servire ancora alla vita.
Vorrei continuare a vivere attraverso i fili d'erba, o se sarò stato premiato, attraverso i fiori o gli animali che si saranno nutriti della mia materia. Che così non marcirà. Non perirà. Non andrà perduta.
In questo modo mi assicurerei la vita eterna.
In fondo, che inutile egoismo è quello degli uomini moderni, di illudersi di restare per sempre conservati in un foglio di zinco incartato.
Che illusoria presunzione.
Che spreco della grazia di Dio.
Mi capita, a volte, di pensare che da morto vorrei essere seppellito in terra, senza zinco, lino e legno. Nella terra nuda.
Anche io la penso così, mi piacerebbe essere cibo per le pratoline o per le cavallette( quelle piccole che paiono cavallucci verdi)
Ciao.
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