La frase in lingua latina (stupor,-is mundus,-i = stupore del mondo) proviene dal vocabolario militare romano. Infatti, nell'antica Roma la parola Stupor Mundi era associata a grandi eventi militari e di campagne di guerra. Era un appellativo per consacrare le doti del generale che si rendeva protagonista di campagne militari di successo oltre i confini dell'Impero Romano. Una volta tornato a Roma da vincitore, veniva proclamata una festa per il momento di gioia e orgoglio territoriale, dove il generale in questione veniva portato in trionfo, con innumerevoli scene di giubilo, attraverso le maggiori vie dell'Urbe. Al termine riceveva onorificenze da parte delle maggiori cariche del tempo (senatori, imperatori, reggenti generici). Tra gli stupores mundi più conosciuti citiamo Giulio Cesare, prima che decida di tornare a Roma da conquistatore, innescando la guerra civile contro Pompeo.
L'espressione è attestata anche in epoca medievale, ad esempio per la figura di Federico II del Sacro Romano Impero.
La denominazione “ barocco” fu comunque usata per qualificare l’arte e la letteratura del ‘600 solo un secolo più tardi, col fine polemico di puntare il dito contro il suo amore per la bizzarria e l’artificio.(vedi qui)
Queste due premesse per spiegare il perchè io legga i giornali di gossip.
Li leggo per stupirmi.
Penso che lo stesso accada alle altre persone che li comprano.
Chi si stupisce in senso di "stupor mundi"ovvero di ammirazione per chi ha successo.
Chi si stupisce in senso "neobarocco"ovvero di polemica per chi ha un successo" imperfetto".
Comunque sia è il trionfo dell' immagine.
9 commenti:
STUPOR MUNDI o NEOBAROCCO. Ma come unire queste due concezioni?
Forse – ma non mi sgridate senza aver prima riflettuto –, si potrebbe trovare lo spunto, esaminando la recente opinione del ministro Tremonti, osteggiata dal suo collega Brunetta e un mare di eminenze della politica, della confindustria e via dicendo. Mi riferisco – e si è capito subito – alla frase di Tremonti: «La mobilità non è un valore, il posto fisso è la base per progetti di vita», e poi «L'incertezza e la mutabilità lavorativa per alcuni sono un valore in sé, ma non per me». Naturalmente il premier, intravedendovi una sorta di "stupor mundi", appunto, non gli è parso vero condividere questa concezione riesumata da un passato e assai difficile da far resuscitare.
Certo oggi chi non vorrebbe un posto fisso, a cominciare dai politici, dal premier per primo che ha in mente di andare oltre per uno "stupor mundi", giusto un appellativo per consacrare le sue doti di "generale" protagonista di campagne politico-sociali di successo oltre i confini dell'Italia. Chissà per un premio Nobel anche lui.
Chiedo venia al Cav. Berlusconi per la mia licenza ironica.
Al di là dell'ironia però, non è tanto balzana lidea del posto fisso dell'illustre accademico Tremonti. Un posto fisso, simile ad un piedistallo di un monumento, tale da definirlo sacrosantemente STUPOR MUNDI o NEOBAROCCO, appunto.
Basta non dico di più perché sono abbastanza chiaro nella seguente poesia in napoletano, immaginata e scritta proprio questa mattina in seguito ad aver letto la poesia "Un uomo da pausa" dell’amico Pier Luigi Zanata nel suo blog Utize rap! Againe. Segue la traduzione.
I PIEDISTALLI D'O SCARPARO
E vvote me fermo
pe' 'nu mumento,
passanno a nnanz'
a nu scarpar' vicino casa.
Sbircio e veg' tante scarpe,
scarpin' scarpette, stival',
ammuntunate a ccà e allà.
E po' vego, cchiù a llà,
'nu viecchie che 'nchiove
'na suletta, e dopp' u tacco
de 'na scarpa 'nu poco vecchia.
'O guardo 'ncantato e vego
che ogni tant' se fissa,
guardanno 'nu pare e scarpe
'llà vicino. Quasi 'o sentesse
'e parlà cu lloro.
Quasi sentess' che stanno
a parlà de' fatti de' piedi
e d'o riesto dell'omme
de chelli scarpe.
'O scarparo pare pure che ride
'e vvote, fra la martellata e n'ate.
Dico je, dint'o pensiero mio,
guarda llà chillu viecchie
comm'è felice, e senza
penzà tanto, passa 'a jurnata!
E dico dint’ a mmè:
Se chelli scarpe songe
come a 'nu piedistallo de marmo,
mettesse o scarparo llà 'ncoppe,
comme a 'nu monumento,
e non chill'omme!
I PIEDISTALLI DEL CALZOLAIO
A volte mi fermo
per un momento,
passando davanti
a un calzolaio vicino casa.
Sbircio e vedo tante scarpe,
scarpine, scarpette, stivali,
ammucchiati qua e là.
E poi vedo, più in là,
un vecchio che inchioda
una soletta, e dopo il tacco
di una scarpa un po' vecchia.
Lo guardo incantato e vedo
che ogni tanto si fissa,
guardando un paio di scarpe
là vicino. Quasi lo sentissi
di parlare con loro.
Quasi sentissi che stanno
a parlare dei fatti dei piedi
e del resto dell'uomo
di quelle scarpe.
Il calzolaio sembra pure che ride
a volte, fra la martellata e un'altra.
Dico io, dentro il pensiero mio,
guarda là quel vecchio
com'è felice, e senza
pensare tanto, passa la giornata!
E dico dentro di me:
Se quelle scarpe sono
come a un piedistallo di marmo,
metterei il calzolaio là sopra,
come a un monumento,
e non quell'uomo!
Convenite tutti che "U SCARPARO" è una perla rara anche se è imperfetta, quindi appartiene al NEOBAROCCO, oltre ad essere STUPOR MUNDI! E li vedete tutti quelli pro e contro il "posto fisso", ventilato dal ministro Tremonti, ad emulare questa rarità di uomo?
Gaetano
Gaetano io a volte arrivo con l' ultima corriera......tu vuoi forse dire che il posto fisso di Tremonti è una chimera a cui Berlusconi si è subito associato per prenderci come farfalle nel retino dei sogni? Dici che dobbiamo stare a bocca aperta per lo stupore, che non c' è mai fine allo stupor Mundi e al Neobarocco? Eppure Pier Luigi si dichiara un uomo da pausa ........ebbene anch' io ho bisogno di pausa,questa frenesia mi sta soffocando. Tu pensi che con l' avvento sempre più futuribile del computer non sia possibile che l' uomo possa diventare un po' meno viaggiatore? Non dico posto fisso, ma neanche un uomo con la valigia sempre in mano.
Tu credi che non sia possibile?
Ciao....aspetto un tuo chiarimento.....se vuoi.
PS Ti ringrazio per la traduzione della poesia,mi piace leggerla anche in dialetto, ma poi non ci capisco.Bella la tua poesia e bella anche quella di PierLuigi.
Cara Paola ti rispondo subito. Occorre stupire come il calzolaio della mia poesia, perché mi è parso che “parlasse” con le scarpe (ma è una mia immaginazione poetica, non che il calzolaio parlasse sul serio con le scarpe, tuttavia ...). Meglio – dialogava con ciò che di umano è stato rifiutato o trascurato dal possessore delle scarpe in questione. Un po’ come al tempo del mito quando l’uomo dialogava con le silfidi, gli elfi, gli gnomi ed altre creature simili. Oppure nel passato con San Francesco che predicava agli uccelli. Uomini semplici, umili e buoni soprattutto, ma carichi di facoltà indispensabili per l’uomo del domani. Sono questi quelli che si usufruiranno quelle “due ali” (di Goldrake per intenderci). Di questi ha bisogno oggi l’umanità più che mai. Buona la pausa perché c’è bisogno anche di chi fa da piedistallo ai novelli San Francesco.
Gaetano
Grazie Teo, grazie Gaetano.
Tendenzialmente sono un uomo da pausa, ma poi sono preso in un vortice di iniziative.
Quando mi capita di rimanere preso nella trappola della velocita', rallento il mio ritmo - tanto dovrei rallentare comunque, mi piaccia o no - e percorro un terreno che gia' conosco per vedere se cio' che giudicavo importante lo era davvero e per ... be'... per guardare la vita e resto con lei per un po'.
Un abbraccio.
Vale
Pubblico la poesia di Gaetano nel mio blog.
Il giovanotto, cattivelloi, nel suo commento al mio pensiero, piu' che poesia, non aveva accluso la traduzione.
Un abbraccio anche a Gaetano.
Vale
Gaetano per un momento "spaventoso" ho pensato che tu uomo cibernetico e matematico fossi per un futuro che dimenticasse il passato, un futuro senza spiritualità........perdonami....credevo volessi dire che non ci fosse più posto per uomini semplici, umili e buoni, che tu li apprezzassi ma fossi consapevole che non c' è più posto per loro.....perdonami.
Un bes ( bacio in dialetto romagnolo).
Ahi,ahi Pier Luigi.....nel commento Gaetano scriveva che tu non avevi bisogno di traduzione.
Ricordati che io ho letto il tuo curriculum...ahi, ahi.
Un bes da Teoderica che scambia il catalano per dialetto sardo.
Stupor mundi e neobarocco.
Concetti che stanno a giustificare, per contrasto immagino, il trionfo del gossip più degradato.
Gossip sta per Corona, Lele Mora, et similia.
Ciarpame morale.
Immondizia umana.
Ecco cosa ne penso.
Questo penso delle veline, delle escort, delle cubiste, delle "grandi sorelle" o"grandi fratelli".
Rivendico, in questa civiltà cine-televisiva, delle immagini autoriproduttive ed omologate, dei personaggi-velina, degli eroi-per-un-quarto-d'ora di fama cinegiornalistica, rivendico, dicevo, il diritto del "tasto rosso".
Quello che spegne la Tv.
Le TV.
Che cancella, annulla, annienta, annichilisce, polverizza quella maledetta povertà degradata che sgocciola fuori dai tele-video.
Oh!!
Nei trionfi degli eroi romani c'era una componente populistica molto somigliante alla odierna fama televisiva, il cui campione del nulla è il premier della repubblica italiana.
Lo sfavillio delle esibite conquiste barbare, esotiche anche quando provenivano dalle nebbie nerdeuropee era identico alla barocca ostensione della potenza papalina che prendeva vita nelle processioni delle incoronazioni pontificali o nelle pitture barocche commissionate all'ombra delle lotte per il potere cardinalizio romano controriformista.
Per fortuna che il Cristo, figlio di povera gente ebrea, più simile alle martoriata e misera popolazione di Gaza che ai figli della nobiltà nera romana, era nato in una mangiatoia, al freddo, al gelo, alla fame, clandestino, inseguito dall'editto che pretendeva di sterminare (più presuntuosamente degli editti leghisto-razzisti)tutti gli eredi delle razze ignobili.
Per fortuna che i simboli di Cristo sono il bue, umile e mansueto, e l'asino, testardo ma utile.
Per fortuna che il Cristo aveva i capelli lunghi e la barba incolta, piuttosto che le vesti di seta con cui era ritratto dai pittori barocchi, roccocò e neobarocchi.
Vesti di seta, ricami e carni floride, come le Madonne pseudo-cristiane che regnano nelle chiese erette ad eminenza delle famiglie nobiliari succedute al patriziato senatoriale romano.
Stessa origine, i patrizi e le famiglie cardinalizie.
Stessa progenie viziata dalla povertà degli scambi cromosomici.
DICE UNA VOCE AMICA: A FURIA DI SPOSARSI FRA DI LORO, FANNO I FIGLI SCEMI.
Eccoli i loro figli, Lele, Fabrizio, Patrizia, Noemi, Renato, Silvio...............
Molti altri ne seguirebbero... ma chiedo venia......................................................
Hai spiegato molto bene il concetto......io ogni giorno sono sempre più stupita, ogni giorno dico:siamo al fondo.....ed invece ce n'è ancora..........ma quando finirà?
Io credo che l' inizio della fine sia iniziato, lo credo veramente.
Sì lo credo......eppur si muove....qualcosa si muove.
Con speranza.
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